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lunedì 2 marzo 2009

Recensione libro Paura alla Scala

Dino Buzzati nasce a S. Pellegrino, il 16 ottobre 1906, ma trascorre la sua giovinezza a Milano,

a causa del lavoro dei genitori. Dopo aver frequentato il ginnasio Parini di Milano, s'iscrive alla facoltà di legge, e si laurea il 30 ottobre del 1928. Nello stesso anno viene assunto dal "Corriere della sera" nel settore della cronaca. I suoi più famosi romanzi sono Barnabò delle montagne, Un amore, Il grande ritratto e Il deserto dei Tartari. Ma Buzzati è noto anche per i suoi racconti: la sua prima raccolta, I sette messaggeri, uscì nel1942. La sua ultima raccolta, Le notti difficili, è del 1971. Tra il 1942 e il 1971 Buzzati scrisse più di cento racconti. Ma Buzzati fu anche pittore, scrittore di libretti per opera e critico d'arte e musicale per il "Corriere della sera". Dino Buzzati morì a Milano, dove visse la maggior parte della sua vita, il 28 gennaio del 1972. Il suo stile è molto descrittivo e narrativo, influenzato dal suo lavoro di giornalista.
La trama

Il breve racconto narra dell'anziano maestro Claudio Cottes che partecipa di diritto a tutte le prime più importanti della Scala a volte con suo figlio Arduino. Quindi anche quando, a stagione ormai avanzata, la Scala propose la prima de "La strage degli innocenti" di Pierre Grossgemüth, il maestro Cottes fu invitato ma senza il figlio che aveva già assistito alle prove generali. A quella prima partecipava tutta la borghesia milanese ma già prima che tutti entrassero in teatro c'era la paura di un attacco dei Morzi, un gruppo rivoluzionario che già da tempo era presente in Milano. I Morzi, gruppo rivoluzionario inventato dalla fantasia dell'autore, è stato ideato da Buzzati perché nell'epoca in cui lui scriveva, erano frequenti gli assalti di gruppi rivoluzionari e quindi, con questa aggiunta, ha voluto dare realismo alla vicenda. Durante il primo intervallo si avvicina al maestro Cottes una persona da lui già incontrata, ma non riconosciuta, dicendogli che suo figlio avrebbe fatto m diventata tale da far accadere qualcosa.
Personaggi

L'autore descrive con molta cura i personaggi della vicenda, come in molti altri suoi racconti. In questo presta particolare cura all'abbigliamento dei personaggi e usa il modo di vestire come un codice di riconoscimento tra i vari personaggi e le loro rispettive funzioni. I Morzi, infatti, vestivano completamente di nero rendendosi immediatamente riconoscibili agli occhi di tutti e facendo credere loro che ci fosse in atto una rivolta. Le altre persone in teatro erano elegantemente vestite rappresentando così anche il loro stato sociale. Il personaggio principale, il maestro Cottes, viene ampiamente presentato all'inizio del racconto e viene descritto come un uomo tranquillo. Le persone che Cottes incontra a teatro vengono giudicate - più o meno palesemente - in base ai loro comportamenti e alle loro azioni e prendono un diverso significato a seconda del loro modo di interagire con il protagonista. I Morzi sono, come già detto, dei rivoluzionari che già da tempo sono presenti in Milano. Il nome è nato dalla fantasia dell'autore che invita il lettore a collocare politicamente questo gruppo sulla base di pochi ed ambigui indizi. Sono simili a molti gruppi rivoltosi presenti in Milano al tempo in cui Buzzati scriveva: non gli fu difficile quindi rendere reale la paura che affligge gli ospiti dalla Scala.
Tempi e luoghi

Il tempo della vicenda è contemporaneo all'autore che scrisse molti suoi racconti con ambientazioni a lui molto note, sia nello spazio che nel tempo - per esempio tra i luoghi da lui più usati c'è Milano, la città dove ha vissuto la maggior parte della sua vita, e la montagna, dove è nato e dove amava trascorrere periodi tranquilli. Il luogo dove si svolge la vicenda è l'interno del Teatro alla Scala che, con il passare del tempo prende significati diversi: da luogo di ritrovo della "Milano bene", diventa prigione della paura nella quale ognuno sospetta delle persone che gli stanno vicino.
Commento

In questo racconto lo stile descrittivo e quasi giornalistico dello scrittore è molto presente, e lo si nota soprattutto nell'introduzione del maestro Cottes e nella narrazione della notte trascorsa alla Scala. La suspense è senza dubbio presente ed è resa dall'ignoranza della realtà, che si sviluppa in un crescendo di sospetti che fanno accadere ciò che non successe mai. Questo libro mi è piaciuto abbastanza, la storia è appassionante e coinvolgente e lo stile dell'autore è molto adatto alla suspense anche per creare suspense preferisco la tecnica dei colpi di scena come nei libri gialli.

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