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lunedì 2 marzo 2009

Recensione libro Siddharta

Hermann Hesse, romanziere tedesco naturalizzato svizzero nel 1921

(Cawl, Württemberg, 1877 - Montagnola, Lugano, 1962). Nato da una famiglia di fervente tradizione pietistica, si ribellò giovanissimo contro l'influenza religiosa, che tuttavia contrassegnò gran parte della sua opera. A quattordici anni, lasciata la famiglia, fece vari mestieri: prima meccanico, poi libraio a Tubinga e infine a Basilea, dove si stabilì nel 1899. Conobbe il successo fin dal suo primo romanzo, Peter Camenzind (1904), sull'incomprensione tra genitori e figli; lo stesso tema è ripreso in Sotto la ruota (1906). Il romanzo, divenuto ormai per lui soprattutto il mezzo per esprimere i suoi pensieri, rivela, sotto la trasposizione, il desiderio di costruire una filosofia dell'umanità partendo dalle proprie esperienze. Così ha narrato di matrimoni infelici, come lo fu il suo, in Gertrud (1910) e Rosshalde (1914); l'eroe di quest'ultimo romanzo parte per l'India, come aveva fatto Hesse stesso nel 1911. Durante questo viaggio lo scrittore ebbe modo di riflettere sulle contraddizioni che caratterizzano il mondo intero. Lo scoppio della guerra nel 1914 lo colpì vivamente. Le sue inquietudini ispirarono un nuovo romanzo Demian (1919) e il bellissimo racconto Siddharta (1922). Dopo l'assai discusso Lupo della steppa (1927), allegorica trasfigurazione del suo dramma interiore, l'arte di Hesse si rasserenò ed egli scrisse Narciso e Boccadoro (1930) che in un mitico medioevo esprime l'armonia tra la vita vissuta e la spiritualità mistica ed è considerata la sua opera migliore. Il gioco delle perle di vetro (1943), costituì, infine, negli anni in cui tutta l'umanità era in guerra, una specie di sintesi delle filosofie occidentali ed orientali: è un romanzo fantastico, in cui uomini superiori, ritirati in una provincia chiusa ai rumori del mondo, si sforzano di condensare tutte le conquiste dello spirito umano in una specie di algebra simbolica. Hesse ha lasciato anche poesie liriche delicatissime e malinconiche. Nel 1946 raggiunge il massimo riconoscimento con il premio nobel per la letteratura.
L'opera

Siddharta è senz'altro l'opera più universalmente nota di Hesse. Ma chi è Siddharta? È uno che cerca, e cerca soprattutto di vivere intera la propria vita. Passa di esperienza in esperienza, dal misticismo alla sensualità, dalla meditazione filosofica alla vita degli affari, e non si ferma presso nessun maestro, non considera definitiva nessuna acquisizione, perché ciò che va cercato è il tutto, il misterioso tutto che si veste di mille volti cangianti. E alla fine quel tutto, la ruota delle apparenze, rifluirà dietro il perfetto sorriso di Siddharta, che ripete il "costante, tranquillo, fine, impenetrabile, forse schernevole, saggio, multirugoso sorriso di Gotama, il Buddha, quale egli stesso l'aveva visto centinaia di volte con venerazione".

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