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lunedì 2 marzo 2009

Recensione libro Il Barone rampante di Italo Calvino

Italo Calvino nasce il 15 ottobre 1923 a Santiago de las Vegas, nell'isola di Cuba, ma già nel 1925 la sua famiglia si trasferisce a Sanremo

dove suo padre era nato. Trascorre l'infanzia a Sanremo, consegue nel 1941 la licenza liceale al liceo "G. D. Cassini" di Genova e si iscrive alla Facoltà di Agraria dell'Università di Torino. Nel 1943 si trasferisce alla Regia Università di Firenze e nel 1944 si iscrive al Partito Comunista Italiano. Nel 1946 inizia la sua collaborazione con il quotidiano "l'Unità" e con la casa editrice Einaudi. Nel 1952 esce "Il visconte dimezzato" nel 1956 "Fiabe italiane", nel 1959 "Il Cavaliere Inesistente". Nel 1964 sposa a L'Avana, a Cuba, Chichita. Nel 1978, all'età di 92 anni, muore la madre. Il 6 settembre 1985 muore a Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto, colto da un ictus.

L'autore del libro racconta la storia di un ragazzo di circa dodici, tredici anni che oppresso dalla sua nobile famiglia decide di scappare. Nella casa confinante alla sua, egli promette ad una ragazza della sua età di salire sugli alberi e di non scendere mai più. Il protagonista sarà persuaso a vivere una vita nomade, ma nello stesso tempo sedentaria; nomade, perché si sposterà continuamente alla ricerca, forse, di una dimora fissa che non troverà mai; sedentaria perché, per quanto estese possano essere le foreste, non c'è la libertà che si può ottenere sulla terra ferma. L'autore, per quanta fantasia possa avere, si è probabilmente basato su un suo stato d'animo che lui stesso ha affrontato, forse nel periodo in cui stava scrivendo il suo libro. Infatti dà molto risalto al personaggio della storia, immedesimanandosi in suo fratello. Il protagonista del libro riesce a trovare la libertà tanto sognata e desiderata, che pero è limitata. Questo significa che nessuno riuscirà a trovare la libertà nel vero senso della parola, ma dovrà sottostare ad alcune regole. Il libro mi ha attratto per la stranezza che contiene in sé, che non si presenta noiosa e mal strutturata, ma ben costruita secondo una certa logica, invogliando il lettore a scoprire capitolo per capitolo le vicende che si susseguiranno fino alla morte del protagonista. Lo consiglierei senza indugio sia per la forma grammaticale che viene usata, sia per la capacità di coinvolgere il lettore. Come tutti gli uomini, anche il barone rampante invecchia via via negli anni e si forma una costituzione ossea adatta per il suo tipo di vita. Mantiene comunque rapporti con la sua famiglia che tuttavia lo ha perdonato e gli vuole ancora bene. L'amore di una famiglia puo superare qualsiasi ostacolo, e sicuramente il barone rampante, nei momenti di tristezza, di malinconia, in giornate piovose, in cui l'unico riparo erano dei rami gelidi, si rassicurava e si riparava pensando ai suoi genitori e ai suoi fratelli, e questi pensieri gli infondevano calore e serenità.

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