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lunedì 2 marzo 2009

Tema svolto gratis Il socialismo

L'idea di socialismo nasce dalla mente di due brillanti pensatori europei, Karl Marx e Frederich Engels, che si impegnarono ad esprimere il loro rivoluzionario pensiero nel Manifesto del Partito comunista, pubblicato a Londra nel 1848.

Marx ed Engels si erano resi conto dell'enorme rivoluzione economico-sociale che aveva promosso il XIX secolo con il capitalismo. Il capitalismo è un modello di politica economica che porta al massimo sfruttamento di un prodotto, fonte di guadagno, ma, nello stesso tempo, genera la formazione di una nuova classe necessaria al lavoro del prodotto, la classe proletaria. Con questa nuova classe, chiamata il becchino del capitalismo, si avvia una rivoluzione sociale che porta all'inevitabile crollo del sistema di produzione capitalistico aprendo la strada all'azione rivoluzionaria proletaria.
Manifesto

1. La società contemporanea è dominata da sistemi di produzione imposti dalla borghesia, responsabile dell'abbattimento dei privilegi feudali, ma anche della nascita di una società in cui il potere è concentrato nelle mani di un'unica classe, la borghesia stessa.
2. Il capitalismo porta allo sfruttamento del prodotto, seguito dalla concorrenza mondiale che genera il monopolio che, a sua volta, provocherà guerre catastrofiche. Tutto ciò evidenzia la grande contraddizione del capitalismo: grande produzione in grado di soddisfare la domanda con la conseguenza dell'abbassamento dei prezzi e quindi la possibilità di consumo da parte di tutti; accentramento del potere economico-politico nelle mani dei proprietari dei mezzi di produzione.
3. Il capitalismo non si limita a generare il proletariato, ma tende ad accrescere la massa ed il suo sfruttamento. Lo sfruttamento consiste nell'appropriazione di una parte del valore dei prodotti, che equivale a una parte non pagata del lavoro necessario per produrli (plusvalore).
4. Necessaria rivoluzione del proletariato che deve inizialmente promuovere una società socialista in cui avviene una socializzazione dei mezzi di produzione con la conseguente spartizione degli incassi in base al lavoro prodotto. In questo periodo il proletariato dovrà trasformarsi da classe economica sfruttata, in classe politica dominante attraverso una dittatura. Soltanto in seguito si passerà alla nascita di una società comunista in cui avverrà l'annullamento di classe, ogni uomo sarà uguale ad un altro evitando così lo sfruttamento.

L'internazionale

Nel 1864 venne fondata a Londra l'Associazione internazionale dei lavoratori, detta poi Prima Internazionale. L'Internazionale costituiva un organismo di collegamento e di coordinamento sindacale più che politico, molto composito e dai programmi mal definiti. Il compito di formulare una piattaforma comune venne affidata a Marx che dettò i fondamentali principi:

1. l'emancipazione della classe operaia doveva essere operata dalla stessa classe operaia;
2. la conquista del potere politico era divenuto il compito principale della classe operaia.

La Prima Internazionale ebbe però vita breve, fu sciolta nel 1876, in seguito ai grandi contrasti interni che si erano formati fra diverse fazioni, tra cui, socialisti moderati (i seguaci di Lasalle), marxisti, anarchici (Proudhoun, Bakunin) e mazziniani. Solo nel 1889 venne riorganizzata l'associazione, con il nome di Seconda Internazionale, diretta da un ufficio con sede permanente a Bruxelles.
La diffusione in Europa
Socialismo in Francia

Nel 1871 viene istituita la Comune di Parigi, esperimento rivoluzionari contro il governo di Thiers e l'espansione tedesca nel territorio nazionale. La Comune propone l'abolizione della polizia e dell'esercito permanente, interessando anche una riforma dei salari degli ufficiali pubblici troppo retribuiti. Questo stato di tipo giacobino non poteva essere ammesso dalla maggioranza conservatrice e monarchica che sorreggeva Thiers. Fu condotta quindi una repressione da parte dell'esercito, appoggiato dalle milizie tedesco, che porta nel braccio della morte più di 14000 persone. Dopo la Comune il Partito dei lavoratori socialisti aderì ad un programma redatto dallo stesso Marx, ma dovette fare i conti con i propri dissensi interni. Si formarono due ali, quella di tipo possibilista e quella che fece nascere il Partito operaio francese. La carenza di un partito socialista forte fece sì che il movimento sindacale procedesse per conto proprio sviluppando la concezione dello sciopero generale che divenne il programma della nuova Confederazione generale del lavoro (CGT). La CGT era una vera forza politica più vicina all'anarchismo che al socialismo. Solo nel 1905 i diversi rami del socialismo francese, pur mantenendo intatte le loro differenze ideologiche, si accordarono per dar vita al Partito socialista unificato. Uno scrittore francese, Sorel, indicò nello sciopero generale rivoluzionario il nuovo mito che avrebbe permesso la trasformazione radicale del sistema sociale vigente, non giudicato da Sorel ingiusto, quanto mediocre e corrotto. Sorel accusava la democrazia "borghese" in termini simili a quelli del socialismo, nascondendo un vago rimpianto per la funzione storica delle aristocrazie, e ritenendo la violenza come la vera "levatrice della storia".
Socialismo in Germania

Dopo la morte di Lasalle che fu l'unico in grado di formare un movimento socialista di ampiezza nazionale (Associazione generale dei lavoratori tedeschi), i membri interni si divisero in due gruppi, uno di questi era il Partito socialdemocratico dei lavoratori. Una piattaforma programmatica piuttosto moderata, che puntava molto sulla lotta parlamentare e non escludeva la collaborazione con altri partiti borghesi, permise alla socialdemocrazia una costante ascesa elettorale, non arrestata neppure dalle misure antisocialiste messe in atto da Bismarck. Eduard Breinstein, membro del partito, propugnò una revisione del marxismo, considerato ormai superato, che criticava l'idea della dittatura del proletariato che contrastava i valori di libertà insiti nell'idea di socialismo. Si tratta, secondo Bernstein, di conquistare lo Stato e il controllo della società attraverso il controllo della società con l'organizzazione sindacale ed il voto politico.
Socialismo in Inghilterra

L'obiettivo del socialismo inglese fu, anziché la conquista rivoluzionaria del potere, la riforma della società attraverso le vie costituzionali. Solo dopo una crisi economica del 1879, il pensiero di Marx riuscì ad entrare nell'isola, in quanto prima era considerato superato ed antiproduttivo dalla società più industrializzata del mondo. L'azione di un nuovo sindacalismo pose le basi per la fondazione nel 1893 del Partito laburista indipendente (ILP), con un programma moderato di riforme tutt'altro che marxiste, ma tale da provocare una prima frattura tra i sindacati raccolti nelle Trade Unions e il Partito liberale (Whings). L'ILP riuscì in seguito a collegarsi con altre forze politiche e sindacali presentando si con grande successo alle elezioni dei primi anni del novecento. Nacque così il Partito laburista (Labour Party). Ad esso detto il maggior contributo dottrinale una delle associazioni aderenti, la Società Fabiana (da Fabio Massimo, il temporeggiatore della seconda guerra punica), sorta per opera di un gruppo di intellettuali, tra cui, Shaw e Webb. I fabiani erano dei socialisti riformisti, influenzati dalle teorie economiche del liberalismo radicale. Essi credevano in un passaggio graduale della società capitalista a quella socialista e consideravano lo Stato un ente neutrale che poteva e doveva essere conquistato dai lavoratori attraverso la lotta parlamentare e non con la rivoluzione.
Socialismo in Italia

In Italia ci fu inizialmente, soprattutto, un'influenza anarchica (con principali sedi a Massa e Carrara) sotto la guida di forti personalità rivoluzionarie, come Cafiero e Malatesta. L'anarchismo respingeva l'idea di un organizzazione politica di classe e operava, invece, nel tentativo di suscitare azioni spontanee di ribellione popolare, provocando moti e scontri cruenti (Bologna, Imola). Il fallimento dei tentativi anarchici indusse un ex capo anarchico, Andrea Costa, a presentarsi alle elezioni schierandosi a favore di un partito socialista. Iniziò così l'ascesa del socialismo in Italia che vide la nascita nel 1882 del Partito operaio, fondato da alcuni amici di Costa. Seguì l'esempio anche un altro grande esponente dell'anarchia, Filippo Turati, e il tutto culminò con la nascita del Partito socialista Italiano nel 1893. Il programma di Turati fu di tipo gradualista, che dava molto peso alla conquista di strumenti democratici per una trasformazione della società dall'interno, piuttosto che per via rivoluzionaria. A differenza del socialismo tedesco e francese, quello italiano riscontrò grandi consensi anche tra le campagne, con numerose adesioni di braccianti agricoli, a causa della bassa industrializzazione del paese.
Socialismo in Russia

Anche in Russia l'anarchia riscontrò inizialmente più successo del socialismo, fino a quando un aumento del costo della vita colpì l'enorme nazione. L'avvento del pensiero marxista si deve a Plechanov che diede la spinta per la formazione di diversi gruppi di spunto socialista. Solo nel 1898 venne fondato clandestinamente il Partito socialdemocratico russo. Il capo era Vladimir Ilic Ulianov, detto Lenin.

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