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mercoledì 4 marzo 2009

Tema svolto gratis La contestazione studentesca

Gli anni settanta sono stati caratterizzati dalla fioritura, nei principali paesi industrializzati,

di un movimento di protesta da parte delle generazioni più giovani: la cosiddetta "rivoluzione studentesca". Tra le cause del fenomeno devono essere ricordate la crisi del sistema di valori tradizionali su cui si basava l'istruzione e la protesta contro gli aspetti più negativi del capitalismo: l'università, fortemente elitaria, si trovò spiazzata di fronte alle iscrizioni di massa, dovute al miglioramento dei redditi e alla accresciuta domanda di cultura; Inoltre la ripresa economica di molti paesi a sistema capitalistico, come l'Italia, fu caratterizzata da una politica economica favorevole agli imprenditori e svantaggiosa per i lavoratori, ai quali furono imposti bassi salari e dure condizioni di lavoro. Per tutti questi motivi le nuove generazioni apparivano più sensibili sia ai problemi della partecipazione politica sia a quelli che riguardavano la giustizia sociale e lo squilibrio fra pesi industrializzati e paesi sottosviluppati. In molti giovani nasceva il desiderio di allargare i propri orizzonti culturali, ma anche di partecipare in prima persona alle decisioni politiche e di poter determinare il futuro personale e quello della società in cui vivevano. Le proteste dei giovani si sono allargate dall'ambito scolastico a quello politico e sociale. Molto forte è stata l'influenza dei movimenti di liberazione nei paesi coloniali o sottoposti a dominio coloniale indiretto, ma anche quella alla cosiddetta "teoria critica della società": si tratta di un filone di pensiero filosofico e sociologico costituitosi attorno ad un gruppo di studiosi tedeschi. Essi hanno elaborato una critica complessiva al modo di pensare dominante nell'occidente capitalistico e orientato al raggiungimento del benessere materiale. Di contro, hanno proposto un approccio critico alla realtà, sostenendo che la volontà degli individui fosse in grado di rovesciare i rapporti di forza nelle società. Un altro filone, al quale il movimento del 1968 si è ispirato, è il marxismo terzomondista; si tratta di quella corrente del marxismo che, prendendo spunto da Mao, intendeva rovesciare il sistema capitalistico a patire dai movimenti di liberazione nei paesi del Terzo Mondo. La contestazione giovanile ha avuto inizio negli Stati Uniti, mescolando le rivendicazioni della popolazione nera e le proteste contro l'impiego militare nel Vietnam e con più generali rivendicazioni per una scuola democratica e aperta alle istanze sociali. A partire dal novembre 1967, in diversi paesi europei (Francia, Germania occidentale, Italia) si propagarono agitazioni studentesche di notevole portata e intensità. Dappertutto, la contestazione è partita dalle università cercando poi di trovare un contatto con la classe operaia e con il mondo del lavoro. La classe operaia era un settore della società ormai profondamente cambiato; gli operai chiesero con forza un miglioramento dei salari e delle condizioni di lavoro, ma si batterono anche per riforme generai: la casa, la sanità, il fisco. I governi toccati dalla contestazione studentesca hanno reagito con duri interventi repressivi, e in un secondo tempo con moderate riforme in campo scolastico e sociale. La contestazione è proseguita, su scala più modesta, negli anni successivi; in alcuni casi, essa ha più o meno indirettamente generato fenomeni deviati, come il terrorismo politico, praticati da gruppi organizzati in bande paramilitari, che perseguivano con radicalità l'obbiettivo di stravolgere il sistema esistente.

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