I) l dati dell' ONU rivelano che 250 milioni di bambini sono costretti a lavorare in Paesi del Terzo Mondo
2) Il lavoro minorile in alcuni Paesi indu¬
strializzati
3) l provvedimenti da adottare
l) Siamo ormai in pieno ventunesimo secolo, eppure una piaga sociale gravissima continua ad esistere, sempre più preoccu¬pante: è l'intollerabile sfruttamento di mi¬lioni di bambÌ!li, soprattutto nei Paesi poveri del Terzo Mondo, ma anche in alcune aree del ricco e industrializzato Occidente.
I continui allarmi, lanciati dall'ONU e in particolare dall 'Ufficio Internazionale del Lavoro (I.L.O.) di Ginevra, rivelano una situazione sconcertante: oggi sono ben 250 milioni i bambini tra i 5 e i 14 armi costretti a lavorare nel mondo, ma, quel che è più grave, la cifra tende ad aumentare. Purtrop¬po, come detto, la piaga del lavoro minorile non è circoscritta ai Paesi più poveri di Asia, Africa e America Latina, dove, per :juanto inaccettabile, appare legata alle dif¬ficoltà di sopravvivenza di larghi strati di :juelle popolazioni piegate dalla miseria e dal sottosviluppo. È noto infatti come il la voro minorile sia esercitato in forma clan¬iestina anche in molti Paesi industrializzati, fra cui l'Italia. Insomma, l'onta dello sfrut¬tamento del lavoro minorile continua in :J.uesto XXI secolo a pesare sulla coscienza iell'opinione pubblica.
È risaputo che il lavoro minorile è uno iegli aspetti più sconcertanti della povertà e ;he molti anni di sforzi e di programmazio¬le dello sviluppo economico saranno neces¬;ari per sanare completamente questa piaga. _el frattempo perdurano alcune forme di la¬voro minorile che sono intollerabili da qua¬lunque punto di vista le si consideri: autenti¬;he forme di schiavitù che devono essere in¬iividuate, denunciate e sradicate senza ulte¬iore indugio.
Si tratta di decine di milioni di baby¬nanovali: piccoli braccianti, bambine che liutano nei lavori domestici, fmanche ra¬_azzini costretti a imbracciare un'arma e a 'are anzitempo il mestiere del soldato, per 10n parlare dei tanti minori che sono obbli¬_ati a prostituirsi. Di tutti questi bambini, al¬;uni milioni sarebbero quelli ridotti in ;chiavitù: per la maggior parte lavorano in o\sia, dove si calcola che i lavoratori bambi¬ni siano oltre 150 milioni, mentre in Africa ;arebbero circa 80 milioni e oltre 17 milioni luelli in America Latina.
Davvero raccapricciante è il caso di luei bambini, purtroppo tantissÌn1i, il cui la¬voro viene svolto in stato di schiavitù, senza la benché minima retribuzione: soprattutto n Africa è in uso prestare o offrire uno dei Jiccoli della famiglia, quasi sempre povera _ numerosa, per estinguere un debito, per ingraziare di un favore, per tenere fede a un Jbbligo sociale o religioso. Numerosi ed indegni sono pure i casi di vendita vera e propria. Il bambino diventa cosÌ proprietà del padrone che ne dispone a suo piacimento, molto spesso in forma ille¬gale, sia per il tipo di lavoro da svolgere sia per i modi in cui viene svolto.
Tristemente nota è poi la diffusione della prostituzione minorile, soprattutto nei Paesi dell' Asia sud-orientale.
Lavori particolarmente diffusi tra i mi¬nori sono il "mestiere" del soldato, soprat¬tutto in Africa, quello del minatore in Ame¬rica Latina, del bracciante e del muratore un po' dappertutto.
2) Purtroppo, come detto, questa piaga non risparmia nemmeno l'opulento Occi¬dente, dove tanti bambini al di sotto dei 13¬14 anni sono impiegati in lavori, sÌ, meno umilianti e massacranti che nel Terzo Mon¬do, ma sono pur sempre sfruttati.
In Italia, recenti stime sindacali hanno calcolato in circa 350mila i bambini lavora¬tori. È una piaga che, nel nostro Paese, so¬pravvive in alcune aree di degrado sociale, specialmente del Mezzogiorno, e purtroppo anche, sia pure in misura minore, nell'opu¬lenta Lombardia. Purtroppo il fenomeno èstrettamente connesso all'evasione dell'ob¬bligo scolastico, per cui la violenza che vie¬ne arrecata al minore è duplice: alla violen¬za dello sfruttamento si aggiunge infatti quella non meno deprecabile, e tale da la¬sciare un segno duraturo sul ragazzo, della mancata formazione.
3) Molto più complesso è invece il pro¬blema del lavoro minorile nei Paesi del Ter¬zo Mondo: il triste fenomeno è anche una conseguenza della liberalizzazione del com¬mercio mondiale, che induce molti Paesi
poveri ad abbassare i prezzi dei loro manu¬fatti, ricorrendo a manodopera pagata poco o quasi niente nel tentativo di essere più competitivi.
Ecco allora che, per rimuovere questa situazione che vede bambini costretti a lavo¬rare in condizioni disumane, è necessario pervenire a sistemi di coordinamento inter¬nazionale, capaci di snidare, dovunque sia¬no, queste pratiche aberranti di sfruttamento.
Certo, risulta difficile far emergere si¬tuazioni vergognose e colpime i responsabi¬li: talvolta i bambini vengono venduti a sal¬do di debiti che le loro famiglie non possono pagare. Di questi piccoli addirittura spesso si perdono le tracce, costretti come sono a lavorare a tempo pieno e, in tanti casi, per impedirne la fuga, addirittura legati al posto di lavoro con una catena.
Le organizzazioni dell'ONU, in parti¬colar modo il già ricordato Ufficio Interna¬zionale del Lavoro di Ginevra, propongono a tutti i Governi, in sede di accordo interna¬zionale, parallelamente alle intese sulla libe¬ralizzazione del commercio mondiale, i co¬siddetti "Iabour-standards", consistenti nel definire delle regole minime, da osservare in tutti i Paesi, per quanto riguarda l'elimi¬nazione del lavoro minorile.
Propongono altresì la libertà di associa¬zione sindacale proprio lì dove l'assenza di sindacati permette abusi di ogni sorta e non solo sui minori, il diritto di negoziare condi¬zioni minime di lavoro e l'eliminazione dei lavori forzati per i carcerati.
Alcune organizzazioni umanitarie del nostro Paese e anche i sindacati dei lavora¬tori suggeriscono di adottare validi strumen¬ti che possano scoraggiare anche quelle im¬ prese, il più delle volte non piccole, che, fuori dai confini nazionali, se ne infischiano delle norme contro lo sfruttamento dei mi¬nori e violano tutte le convenzioni interna¬zionali che prevedono la loro tutela.
È necessario quindi che, d'accordo con i governi degli altri Paesi dell'Unione Euro¬pea e, perché no, anche degli altri Paesi in¬dustrializzati dell'Occidente, si chiedano dei marchi di garanzia alle merci provenien¬ti dai Paesi del Terzo Mondo, quasi sempre da stabilimenti di proprietà di grandi società multinazionali, che attestano che quelle merci sono state prodotte nel rispetto delle convenzioni internazionali e senza ricorrere al lavoro di minori.
È un impegno di civiltà quello di stare sul fronte della difesa dei minori da ogni sfruttamento, che deve, però, tradursi in im¬pegni e iniziative concrete, non in qualcosa di formale che si limiti a lamentele o pubbli¬che denunce.
In tal modo sarà possibile non solo sa¬nare la piaga del lavoro minorile, ma anche ripristinare condizioni di parità nella com¬petizione economica, in un'epoca di "globa¬lizzazione" dei mercati e di liberalizzazione del lavoro.
Ricerca appunti sul web

Ricerca personalizzata
lunedì 23 febbraio 2009
Tema gratis Il lavoro minorile
Pubblicato da
Baiox
alle
02:31
Etichette: Temi Attualità
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento