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martedì 24 febbraio 2009

Tema gratis l'Islam e l'Italia

Sono circa un milione gli immigrati musulmani oggi in Italia: provengono dai Paesi arabi dell'Africa settentrionale e del Medio Oriente, dal Pakistan, dal Banglade¬sh e da alcuni Paesi dell'Africa Nera.

In numero crescente sono pure gli Ita¬liani che si convertono all'Islam, alcuni per¬ché affascinati dalla grande religione mono¬teista fondata sui princìpi del Corano, altri per interessi pratici, matrimoniali o di rela¬zioni d'affari con Paesi musulmani.
Sono tante le tessere che compongono il complesso e variegato mosaico dell'isla¬mismo e di ognuna di essa si trova traccia in Italia: l'Islam laico, cioè gli immigrati mu¬sulmani che non frequentano abitualmente le moschee, i luoghi di culto islamico; l'Islam ecumenico, cioè aperto al confronto con il cristianesimo e l'ebraismo (le altre due grandi religioni monoteiste), al quale aderiscono gli Italiani convertiti praticanti; l'Islam ortodosso, che predica la solidarietà tra i musulmani nel mondo ed ha stretti le¬gami con l'Arabia Saudita; l'Islam integra¬lista, che coniuga in modo indissolubile reli¬gione e politica, senza però violare le leggi italiane.
La massiccia presenza d'immigrati mu¬ sulmani nel nostro Paese impone di raggiun¬gere una convivenza tra questi e i cittadini italiani, in modo da stabilire un'intesa che consenta ai primi di fruire di misure rispon¬denti a specifiche loro esigenze, come poter disporre di cibi preparati secondo i criteri islamici (è noto che i musulmani rifiutano l'alcol e la carne di maiale), di un'assistenza religiosa negli ospedali e nelle carceri, di propri spazi cirniteriali, di moschee nei luo¬ghi di maggiore insediamento; e agli Italiani di essere certi che la piena integrazione degli immigrati islamici avviene nel rispetto delle leggi della Repubblica e dei valori democra¬tici che la ispirano, ad esempio per quanto ri¬guarda la piena parità uomo-donna.
La questione islamica, che forse con un certo ritardo si è imposta nel nostro Paese soprattutto dopo i fatti dell' Il settembre 2001, ha consentito alle forze dell'ordine di accertare che in Italia sono presenti delle ra¬mificazioni di Al Qaeda e di altre organizza¬zioni islarniche estremiste. È vero che uno Stato laico, ai cui valori s'ispira anche la no¬stra Repubblica, non può interferire negli affari religiosi, ma questo non deve impedi¬re allo Stato italiano d'isolare le frange isla¬miche che praticano il terrorismo e favorire una serena convivenza con la maggior parte dei musulmani moderati.
Dopo i tragici attentati dell' Il settem¬bre 2001 negli Stati Uniti e dell'Il marzo 2004 in Spagna, anche in Italia si è diffuso il timore del terrorismo ispirato dal fonda¬mentalismo islamico, ma quella che è una giustificata preoccupazione non deve tra¬sformarsi in una demonizzazione dei musul¬mani, soprattutto di coloro che vivono sta¬bilmente e operosamente nel nostro Paese. Bisogna ribadire che l'lslam è prima di tutto una grande religione monoteista pro¬fessata oggi da più di un quinto della popo¬lazione mondiale. Occorre inoltre precisare che il fondamentalismo non è un elemento esclusivo dell'lslam, ma può svilupparsi nell'ambito di ogni religione, anche di quel¬la cristiana, qualora si pretenda di organiz¬zare la società rigorosamente secondo i pre¬cetti dottrinari religiosi.
Sovente si tende invece a confondere l'islamismo con l'integralismo (termine che indica le frange estremiste, religiosamente intransigenti e politicamente violente), di¬menticando che esiste anche un Islam aper¬to al dialogo e per niente propenso al terro¬rismo.
Il primo passo da compiere sul percor¬so della pacifica convivenza tra Italiani ed immigrati musulmani è eliminare ogni for¬ma d'ignoranza e di pregiudizio dei primi nei riguardi dei secondi. Le diversità, pur evidenti tra la civiltà occidentale e quella islamica, devono essere vissute come una fonte di arricchimento culturale e spirituale e non come motivo di contrapposizione.
Prima che la distanza tra questi due mondi diventi incolmabile, con evidenti conseguenze negative per entrambi, è ne¬cessario stabilire dei solidi punti di contatto e di confronto, magari partendo dal conside¬rare la vita quotidiana e quella spirituale come un tutt'uno, cosa naturale per gli Isla¬mici, ma non per gli Occidentali che da tem¬po sembranq privilegiare le esigenze del "corpo" (l'individualismo e il profitto) su quelle dell' "anima" (la solidarietà e la tolle¬ranza).

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