Suscita scalpore, di tanto in tanto, la notizia che qualche illustre scienziato italiano manifesti l'intenzione di andare a svolgere il suo lavoro di ricerca in qualche altro Paese dell'Unione Europea o negli Stati Uniti, dove maggiori sono le possibilità di conseguire risultati soddisfacenti e professionalmente gratificanti.
È in queste occasioni che i mass media si accorgono di un fenomeno purtroppo in crescita nel nostro Paese e che non può non destare allarme. Umberto Veronesi, oncologo di fama e già ministro della Sanità, ha affermato recentemente che "un Paese senza ricerca è un Paese che uccide il suo futuro".
Finanziare la ricerca scientifica è il miglior investimento che un Paese possa fare per il proprio futuro: significa scommettere sulle sue migliori risorse umane. I risultati magari non sono immediatamente visibili, ma a lungo termine costituiscono un autentico valore aggiunto.
Pensiamo alla ricerca nel campo della medicina, che ha permesso nel secolo scor so di debellare alcune malattie che erano letali per l'uomo, come la polmonite o la tubercolosi, nonché oggi di compiere notevoli passi in avanti nella prevenzione e nella cura di altri mali che continuano a rivelarsi devastanti per la salute, come il cancro, 1'AIDS, la sclerosi multipla. Pensiamo, ancora, alla ricerca nel settore dell'ingegneria genetica che, nonostante le polemiche su alcune sperimentazioni (la clonazione umana, i cibi "transgenici", la manipolazione degli embrioni), ha realizzato fondamentali scoperte, come la "lettura" della mappa del genoma umano e la creazione in laboratorio di tessuti da utilizzare nei trapianti di organi. Pensiamo, infine, alla ricerca tecnologica nel campo dell'informatica e della telematica che, con strumenti come il computer, Internet, la televisione digitale, ha rivoluzionato le nostre abitudini di vita, di lavoro, di studio e di svago.
L'Italia non sembra, però, aver colto l'importanza che la ricerca riveste nello sviluppo economico, scientifico e culturale: le risorse finanziarie che s'investono sono poche e le strutture a disposizione dei ricercatori sono spesso insufficienti. Ne consegue che le giovani generazioni di scienziati se ne lamentano di frequente e, come detto, subiscono la tentazione di trasferirsi all'estero e mettere al servizio di altri Paesi la loro intelligenza e professionalità.
Per evitare' questa "fuga di cervelli" e ridurre il gap dell 'Italia rispetto agli altri Paesi dell'Unione Europa ed agli Stati Uniti, èassolutamente necessario incrementare sia gli investimenti pubblici e privati da destinare alla ricerca sia il numero di ricercatori, ma è anche urgente ricostruire dalle fonda menta, insegnando ai ragazzi l'importanza delle idee e della cultura della razionalità. Da questo punto di vista, l'istruzione riveste un ruolo fondamentale in quanto, fin dalla scuola dell'obbligo, deve fornire gli strumenti metodologici necessari a stimolare l'esplorazione scientifica. Su queste basi, bisogna erigere un'impalcatura capace di garantire ai ricercatori strutture e strumenti di lavoro, ad esempio creando nuovi istituti scientifici di ricerca o dotando di un centro di ricerca ogni ospedale italiano, come accade negli Stati Uniti.
Più ricerca nel nostro Paese: è un obiet
tivo che si può realizzare soltanto sensibilizzando la classe politica dirigente ad investire più risorse in questo settore d'importanza strategica per il futuro, anche se i risultati non sono sempre immediati. Se si parte dal presupposto che lo sviluppo economico di una nazione non dipende esclusivamente dalla produzione industriale, ma anche dalle idee nuove, dalla passione di porre sempre oltre le frontiere della scienza e della tecnica, allora si darà il giusto peso al lavoro dei ricercatori, mettendoli nelle condizioni di poter operare proficuamente e così fornire un valido contributo alla crescita complessiva del Paese.
Ferma restando la libertà di ogni ricercatore italiano di recarsi a lavorare all' estero, dietro un'eventuale decisione del genere deve esserci tutt'al più una scelta di vita, un motivo personale, ma non delle esigenze imposte dall'esterno, come l'impossibilità di svolgere al meglio il proprio lavoro. Insomma, il nostro Paese non può correre il rischio di vedere fuggire i suoi "cervelli" e privarsi così delle sue risorse più preziose.
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mercoledì 25 febbraio 2009
Tema svolto gratis : Ricerca scinetifica e "Fuga dei Cervelli"
Pubblicato da Baiox alle 06:12
Etichette: Temi Attualità
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