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mercoledì 25 febbraio 2009

Tesine gratis IL futurismo

Il mio percorso culturale si incentra sul Futurismo, un movimento del primo decennio del Novecento che mi ha particolarmente interessato per la sua ampiezza e complessità.

Esso riesce infatti ad abbracciare più campi: artistico, letterario, musicale, architettonico ecc., e può quindi essere considerato, per molti versi, espressione del pensiero e della cultura del proprio tempo.
Non solo: il Futurismo produce sulla cultura un effetto dirompente, in quanto parte delle Avanguardie storiche, tanto che si può propriamente parlare di esplosione futurista.

Il Movimento nasce ufficialmente il 20 febbraio del 1909, con la pubblicazione su Le Figarò di Parigi del Manifesto e fondazione del Futurismo, che vede come autore il caposcuola Filippo Tommaso Martinetti.
Nato sulla scia del Dannunzianesimo, il Futurismo si inserisce nella cosiddetta età giolittiana , periodo di importantissime riforme e di ammodernamento della società italiana, ma anche di spinte imperialistiche a cui l’Italia giolittiana non può restare estranea.
Dopo le necessarie trattative diplomatiche, il Primo Ministro dello Stato, Giovanni Giolitti, si risolve ad attuare l’occupazione della Libia, soprattutto per soddisfare il fervido movimento interventista e nazionalista raccoltosi attorno alla rivista Il Regno.

Nel dibattito apertosi all’epoca, le riviste fiorentine incarnano ideologie e movimenti irrazionalistici dovuti alla caduta del Positivismo e al subentrare del Decadentismo.
Tra le più significative si ricordano: Il Leonardo, tentativo filosofico, L’Hermes tentativo letterario, La Voce che può esser considerata la più qualificata ed autorevole tra tutte le riviste, L’Unità nata come reazione antinazionalista.
Al dibattito hanno parte attiva gli stessi futuristi con la rivista Lacerba, che vede come fondatori Papini e Soffici, ma che pubblicò gli scitti e i manifesti dei futuristi, tra i quali ricordiamo Marinetti, Boccioni, Carrà, Rossolo, Balla e Severini.
È particolarmente significativo, al fine di comprendere meglio il clima del periodo, il fatto che l’ultima battaglia di Lacerba si svolse a favore dell’interventismo e della mobilitazione alla prima Guerra Mondiale e che, dopo lo scoppio di quest’ultima, Lacerba chiuse perché raggiunse il suo obiettivo, appunto la guerra “unica igiene del mondo”.

Ma quali erano i punti fondamentali del primo manifesto futurista del 1909?
Le parole d’ordine risultano essere: la distruzione dei musei, delle biblioteche, delle Accademie; l’esaltazione, al contrario, dell’amor del pericolo, dell coraggio, dell’audacia, della ribellione; l’anteposizione alla bellezza dell’arte classica (codificata nella famosa statua ellenistica la Vittoria di Samotracia) della macchina, della velocità, della guerra “unica igiene del mondo”.
Si tratta quindi di una tendenza radicata nell’irrazionalismo del primo Novecento, che trova le sue premesse nella poetica e nel pensiero di D’Annunzio, pe superarle subito dopo in una concezione più moderna e anticlassica.
Il Marinetti passa decisamente alla celebrazione della città, della vita moderna caratterizzata dal trionfo dell’energia, della violenza, della volontà capitalistico-imperialista, della bellezza della lotta e del rischio, del dominio tecnologico sulla natura.
Il Futurismo, quindi, è la glorificazione di questo futuro, già cominciato.

Tutte le linee generali del movimento trovano riscontro nei vari manifesti programmatici, dal Manifesto tecnico della letteratura futurista al Manifesto dei pittori futuristi a cui naturalmente seguirà il Manifesto tecnico della pittura futurista.
Il Manifesto tecnico della letteratura futurista del 1912, firmato da Martinetti, propone una nuova poetica fondata sulla negazione della tradizione e dei languori sentimentali dell’arte del passato, e definisce che “bisogna uccidere il chiaro di luna”.
Propone inoltre la distruzione della sintassi e parole in libertà (simultaneità fra impressione ed espressione); i sostantivi vanno disposti a caso, con il verbo all’infinito, gli aggettivi, gli avverbi e la punteggiatura vanno aboliti per una immaginazione senza fili ove le immagini si snodano secondo una analogia spontanea, non più secondo fili sintattici.
Forse si può affermare che, in questo senso, riescono meglio la pittura o il cinematografo a realizzare lo sforzo futurista della libertà espressiva e della contemporaneità delle immagini, infine vi è l’introduzione di tre nuovi elementi: peso, rumore, odore.

Le cose più interessanti, però, furono realizzate, forse, nel campo delle arti figurative.

I cinque firmatari definitivi del Manifesto della pittura futurista: Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini e, non meno importanti, Fortunato Depero, Enrico Prampolini, affrontano, ognuno con metodi e soluzioni originali, i temi della velocità e del movimento.
Essi non intendono limitarsi ad una semplice riproduzione naturalistica della realtà, ma vogliono tentare di rappresentarla in movimento e di raffigurare, inoltre, il dinamismo universale, cioè l’energia, il moto interno proprio della materia, attraverso l’uso di colori forti, pennellate frammentarie, la scomposizione di piani, linee, volumi, la caotica sovrapposizione e il vorticoso intreccio di figure, oggetti, automobili, strade, edifici…
Si veda ad esempio il celebre dipinto di Boccioni La città che sale, dedicato al movimento di una città in costruzione, e dominato, in primo piano, da immagini di uomini e cavalli in azione raffigurati in un frenetico, vorticoso movimento, mentre sullo sfondo appaiono gli edifici in crescita verso l’alto.
Altri tra i numerosi dipinti, da me analizzati in dettaglio, sono particolrmente rappresentativi di questa ricerca iniziale dei futuristi. Si ricordino: Dinamismo di un cane al guinzaglio e Mercurio passa davanti al sole di Giacomo Balla, e La danza dell’orso di Gino Severini.
Anche per quanto riguarda l’architettura il Futurismo elabora uno specifico programma teorico che vuole la città futurista “simile ad un immenso cantiere tumultuante…e la casa futurista simile ad una macchina gigantesca”.
All’architetto Antonio Sant’Elia si devono i progetti della città ideale dei futuristi nelle tavole intitolate La città nuova, dove sono disegnate fantastiche, visionarie costruzioni monumentali, simili a grattacieli, con complesse strutture tecnologiche.

Concludendo, lo slancio creativo e la forza di rottura, che avevano caratterizzato gli inizi del Futurismo, si attenuano dopo la guerra e dopo la morte, nel 1916, di due dei suoi maggiori protagonisti, Umberto Boccioni e Antonio Sant’Elia.
Seguiranno nuove fasi negli anni ’20 e ’30, con sviluppi e approfondimenti di altre tematiche e di altre linee di ricerca, in direzione del polimaterismo, cioè dell’impiego di materiali diversi, già sperimentato da Boccioni nel Dinamismo plastico: cavallo+case e in particolare da Prampolini in Intervista con la materia, e in direzione dell’Aeropittura, una pittura incentrata sul tema del volo, che propone, ad esempio, vedute di paesaggi riprese da un aereo in volo.



PERCORSO CULTURALE




- Il contesto storico culturale: l’età giolittiana
- Tendenze imperialistiche in Europa e conquista della Libia
- L’affermarsi delle tendenze irrazionalistiche
Interventismo e neutralismo in Italia
Il dibattito delle riviste: Lacerba

- Il manifesto del Futurismo
Il dinamismo
La simultaneità
La velocità
L’insonnia febbrile
La distruzione del passato

- Manifesto tecnico della letteratura Futurista
Le “parole in libertà”
La distruzione della sintassi

- Manifesto dei pittori Futuristi
Antitradizionalismo e anticlassicismo
Nuovi soggetti
Rifiuto dell’imitazione
Esaltazione dell’originalità
Elogio alla vita moderna

- Manifesto tecnico della pittura Futuristi
Difesa del Divisionismo
“Complementarismo congenito”
Dinamismo
Rifiuto del nudo


- Analisi di opere scelte di scultura, pittura, architettura e fotografia, rappresentative dell’innovazione apportata dal Futurismo ed esplicative dei concetti teorici sostenuti nei Manifesti.


Il presente lavoro è corredato di tavole, da me realizzate a matite colorate, che riproducono significative opere futuriste (che saranno presentate in sede d’esame)

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