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mercoledì 4 marzo 2009

Tema svolto gratis I Promessi Sposi capitolo 31

Si ritira l'esercito ma lascia dietro di sé oltre che le devastazioni

un segno negativo di paurosa potenza distruttiva: la peste che allora sembrava essere costantemente presente all'interno degli eserciti. Le prime vittime furono accertate nel territorio di Lecco. Un soldato italiano militante nell'esercito tedesco la porta a Milano. Primo ad accorgersene e a darne l'allarme alle autorità sollecitando interventi precisi e rapidi; fu il protofisico (una sorta di Ministro della Sanità) Ludovico Settala: ne aveva diretta esperienza essendo passato indenne per quella del 1576. La gente sembra mettersi la testa dentro la sabbia e non ci crede: si dice che si tratta di un 'epidemia di varia natura dovuta alla carestia e agli strapazzi provocati dall'invasione dei lanzi. C'è una sorta di fuga dalla realtà. Si ha tanta paura delle parole che, invece di peste, si parla di febbre pestilenziale. Il governatore Ambrogio Spinola (don Gonzalo era stato sostituito), occupato dalla guerra, risponde alle autorità che facessero loro. lui ha cose più importanti cui pensare. Si riapre il lazzaretto che si vede ogni giorno di più colmare di malati: la maggior parte dei quali muore. Il lazzaretto, data l'insipienza e l'inefficienza dei poteri politici, affidato alla direzione ed amministrazione dei padri cappuccini: questi si adoperano eroicamente per i malati, molti prendono la peste, i più di loro muoiono. Ma la peste non è solo un male di per sé, non semina soltanto sofferenze e morte: scompiglia la vita mentale della gente e l'avvia verso le credenze più folli, verso Pirrazionalità. Non trovando la vera causa dell'epidemia, la gente inventa e dà credito ad alcune motivazioni e cause infondate: si pensa e crede che in giro vadano degli untori che, spinti da ragioni politiche o da perverse tendenze assassine, spargano e imbrattino di cose unte le cose e i luoghi pubblici. Chi ne è toccato, si prende la peste. Si credette di averne trovati alcuni che sottoposti a tortura si dissero colpevoli: furono avviati a morte e là dove c'era la casa di uno, fu eretta una colonna col compito di ricordare alle generazioni seguenti l'infamia di così efferato gesto.
La peste nei Promessi Sposi

La peste scoppiata nel 1629 fu il culmine di una serie incredibile di avvenimenti assai poco piacevoli accaduti in quegli anni nel Ducato di Milano. Infatti precedentemente c'erano stati la carestia prima, la guerra di successione al trono del ducato di Mantova poi. E proprio la guerra è stata la causa di questa epidemia.
Infatti il ducato di Venezia aveva assoldato per vincere la guerra, e quindi allargare il dominio al regno di Mantova, un famoso esercito di mercenari, i Lanzichenecchi, soldati che godevano di una pessima fama, visto che dove passavano portavano distruzione, e, spesso e volentieri, gravi malattie. Bene, visto che i Lanzichenecchi provenivano dall' Austria, per arrivare a Mantova doverono passare da Milano, e ne approfittarono per depredarla; purtroppo vi lasciarono anche la peste. Questa tremenda malattia all' inizio non venne considerata da nessuno, ma quando cominciò a fare dei morti i cittadini cominciarono a chiedersi che cosa fosse. Alcuni già gridavano alla peste; il governatore, però, la classificò come una normale "febbre pestilenziale", quasi una cosa da niente.
Ma ormai la peste aveva attecchito tra i milanesi, aiutata dalle scarse condizioni igieniche e dalla carestia. Morivano così moltissime persone, e finalmente ci si decise a prendere delle precauzioni. Le città ancora non infettate venivano isolate e nessuno veniva fatto entrare, ma nella ormai contagiata Milano la situazione era drastica.
Infatti non c'è era medicina per la peste: se ci si incappava in mezzo, o si guariva o si moriva. Nella stragrande maggioranza dei casi, però, ci si rimaneva secchi. La peste, poi è assai contagiosa, e la si può prendere anche solo toccando i vestiti di un malato, quindi dilaga esattamente come un incendio nel sottobosco. E così fu per Milano. La Chiesa, per attenuarla, fece delle lunghe processioni e riti, che però ebbero effetto contrario a quello previsto: infatti, radunando tutta quella gente, contagiata e non, si allargò l'epidemia, e Milano fu in preda alla peste.
Vennero così istituiti degli ospedali, i lazzaretti, dove si tentava di curare i malati terminali, un corpo speciale di immuni alla peste detti "monatti", che venivano pagati per portar via i corpi dalle case e seppellirli in fosse comuni.
Costoro, però, spesso si approfittavano della loro autorità, e derubavano le case dei morti. Per questo motivo erano visti male dai cittadini. Poi c'era in giro la diceria degli untori, persone che ungevano con olio infetto i portoni delle case dei cittadini, contagiandoli. Per questo motivo vennero uccisi molti innocenti, che, comportandosi in modo strano o chiedendo cose particolari venivano presi come untori e uccisi.
La popolazione di Milano mentre era in preda a questa confusione, venne decimata. Per fortuna, dopo qualche mese, la peste se ne andò così come era venuta.

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