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mercoledì 4 marzo 2009

Versione gratis greco Sofocle - Antigone Primo stasimo (vv. 332-383)

Coro: Molte sono le cose mirabili, ma nessuna è più mirabile dell'uomo; questo avanza anche al di là del mare spumeggiante col Noto tempestoso

, passando tra flutti mugghianti intorno, e affatica la terra, la suprema fra le dee, immortale, instancabile, rivoltandola anno per anno col volgere degli aratri per mezzo di cavalli. E l'uomo ingegnoso circondando con maglie annodate a forma di rete cattura la razza degli uccelli spensierati e le stirpi delle fiere selvatiche e la marina progenie dell'oceano; e vince con i suoi espediente l'agreste animale vagante sui monti, e conduce sotto il giogo ricurvo il cavallo dalla folta criniera e il montano instancabile toro. Ricco di ogni risorsa apprese da sé le parole e il pensiero rapido come il vento e gli impulsi agli ordinamenti civili e a fuggire gli strali dei geli inospitali a cielo scoperto e gli strali delle piogge violente; verso nessun evento futuro va privo di risorse; solo dalla morte non troverà scampo; ma ha escogitato scampo da morbi incurabili. Pur possedendo oltre ogni attesa l'inventiva dell'arte che è sapienza, talora volge verso il male talora verso il bene; se accorda le leggi della terra e la giustizia giurata sugli dei, sarà grande nella sua città, senza patria sarà colui con il quale è unito il male per sfrontatezza. Non sia ospite mio né mio amico colui che agisce così. A questo prodigio straordinario sono turbato; come potrei dire conoscendola che questa non è la giovane Antigone? O infelice e (figlia) dell'infelice padre Edipo, che è mai? Non ti conducono forse per aver disobbedito alle leggi regali e avendoti colta nella (tua) follia?

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