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mercoledì 4 marzo 2009

Versioni greco gratis Sofocle - Antigone Prologo (vv. 1-99)

Antigone: Mia cara sorella Ismene, conosci qualcuna delle sciagure che Zeus non porta a compimento,

mentre noi due siamo ancora in vita? Non c'è niente infatti né di doloroso, né privo d'ira, né vergognoso, né disonorevole che io non abbia visto fra le tue e le mie sciagure. Ed ora che cos'è questo nuovo bando che dicono che il sovrano abbia imposto a tutta quanta la città recentemente? Hai udito qualcosa? Oppure ti sfugge che i mali dei nemici si riversano sugli amici?
Ismene: A me non è giunta nessuna notizia, Antigone, dei nostri cari, né piacevole né spiacevole, da quando noi due fummo private dei due fratelli morti in un solo giorno per reciproca mano. Dopoché l'esercito argivo è partito la scorsa notte io non so nulla di più né che possa rendermi più felice né più infelice.
An.: Lo sapevo bene, e proprio per questo ti ho condotto al di fuori delle porte del cortile affinché mi ascoltassi da sola.
Is.: Che cosa c'è? Infatti sembri agitata per qualche notizia.
An.: Infatti non ha Creonte onorato del sepolcro uno dei nostri due fratelli, disonorato l'altro? Come dicono egli, servitosi di una giustizia giusta e delle leggi, diede sepoltura a Eteocle onorato tra i morti degli inferi, invece dicono che sia stato bandito ai cittadini che nessuno seppellisca in una tomba né pianga l'altro, il cadavere di Polinice morto miseramente, ma di lasciarlo illacrimato, insepolto, dolce aspirazione per gli uccelli che guardano al piacere del cibo. Dicono che il buon Creonte tali cose ha bandito per te e per me, dico anche per me, e di nuovo viene per annunciare queste cose in modo chiaro a coloro che non le conoscono e la soluzione non va come una cosa da nulla, ma nel caso che qualcuno faccia una di queste cose, c'è la morte da parte del popolo in città. Così stanno le cose per te, e dimostrerai subito se tu sei per natura nobile o se meschina (pur discendendo) da (genitori) nobili.
Is.: Che cosa, infelice, potrei fare di più se le cose stanno a questo punto, violando o difendendo (l'editto)?
An.: Vedi se vuoi soffrire o collaborare.
Is.: Con quale rischio? A che punto di ragionamento sei mai?
An.: Se seppellirai il morto con questa mano.
Is.: Infatti pensi di seppellirlo, sebbene ciò sia bandito alla città?
An.: Dunque il mio e il tuo fratello, se tu non vuoi (seppellirlo); infatti io non sarò sorpresa mentre tradisCo.:
Is.: Temeraria, nonostante Creonte lo abbia vietato?
An.: Ma lui non ha nessuna facoltà di distogliermi dai miei cari.
Is.: Ohimé, rifletti, sorella, come nostro padre perì odioso e disonorato, essendosi egli stesso strappato entrambi gli occhi di propria mano davanti alle colpe da lui scoperte. Poi la madre e moglie, duplice nome, si toglie la vita con corde intrecciate; per terza cosa i due fratelli infelici determinarono la comune sorte con mano vicendevole uccidendosi. Ora dunque considera quanto terribilmente soffriremo noi due rimaste sole, se trasgrediremo facendo violenza alla legge la decisione e il potere del sovrano. Ma è necessario pensare ciò, che noi siamo donne, non destinate a combattere contro gli uomini, e poi che per il fatto che siamo comandate da persone superiori obbediamo sia a questi ordini sia ad altri più dolorosi di questi. Io dunque pregando quelli che sono sottoterra di avere indulgenza perché sono costretta a (fare) ciò, obbedirò a quelli che sono andati al potere. Infatti fare cose troppo grandi non ha nessun senso.
An.: Io non te lo chiederei, e se ancora tu lo volessi fare, neppure lo faresti insieme a me con mio gradimento. Ma tu sii quale ti sembra opportuno essere, e io lo seppellirò. Per me è bello morire facendo questo. Giacerò cara con lui, con lui caro (a me), avendo compiuto una sacrosanta empietà; poiché è di più il tempo che è necessario che io piaccia a coloro che sono sottoterra rispetto (al tempo che devo trascorrere con) quelli di qui. Infatti lì sempre giacerò; ma se a te così sembra, abbi per non degne di stima le cose degli dei degne di stima.
Is.: Io non faccio cose prive di onore ma sono per natura incapace di agire andando contro i cittadini.
An.: Tu potresti portare avanti questi pretesti; io certamente andrò ad innalzare un sepolcro al fratello carissimo.
Is.: Ohimé, come temo per te infelice.
An.: Non temere per me; provvedi alla tua sorte.
Is.: Ma dunque non sbandierare a nessuno quest'azione, ma tienila nascosta, ed io allo stesso modo con te.
An.: Ohimé, gridalo; sarei molto più ostile a me tacendo, qualora non lo andassi a dire a tutti.
Is.: Hai sentimenti ardenti capaci di raggelare.
An.: Ma io so piacere a coloro cui massimamente è necessario che io piaccia.
Is.: Ammesso che ci riuscirai; ma tu ami cose irrealizzabili..
An.: Dunque io non mi fermerò, qualora eventualmente non abbia le forze.
Is.: Innanzitutto non conviene perseguire le cose irrealizzabili.
An.: Se dirai ciò, sarai odiata da me, e giacerai giustamente in odio a lui che è morto. Ma lascia che io e la mia dissennatezza soffriamo questa terribile impresa; infatti io non soffrirò nulla tanto da non morire onoratamente.
Is.: Ma se ti sembra opportuno, va'; ma sappi questo, che tu vai da stolta, ma giustamente cara ai tuoi cari.

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