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mercoledì 4 marzo 2009

Tema svolto gratis Paolo e Francesca

Siamo nel II cerchio dell'inferno in cui sono puniti i lussuriosi che si lasciarono travolgere dal desiderio carnale,

di coloro che "la ragion sottomettono al talento". Qui abbiamo il primo incontro di Dante approfondito d'autentica analisi psicologica. È l'episodio di Francesca da Rimini, dell'amore colpevole di due cognati. È un conflitto interno all'amore cortese, tra tensione nobilitante ("Amor che al cor gentile ratto s'apprende") e tensione tragica distruttiva della passione amorosa ("Amor condusse noi ad una morte").
Da un lato l'amore stilnovistico del 100 v. del canto V che richiama la canzone di Guinizelli "Al cor gentile ripara sempre Amore", nella qual è svolta la concordanza d'amore e gentilezza d'animo. Una teoria che trova precedenti remoti negli spiriti cavallereschi medievali e premesse recenti nella lirica provenzale del 1200, ma soprattutto adatta alla concezione dell'amore lo spiritualismo religioso, facendo della donna lo strumento d'elevazione a Dio e riconoscendo nella contemplazione delle sue bellezze la potenza che i mistici attribuivano alla contemplazione del creato, opera di Dio.
Da un lato l'amore cortese della sentenza "Amor ch'a nullo amato amar perdona" che risale al trattato fondamentale della dottrina d'amore, quello d'Andrea Cappellano. I due cognati, infatti, si ritrovano amanti in seguito alla lettura dell'amore segreto di Lancillotto e Ginevra, soprattutto nella scena del bacio dei due. È questo il punto in cui l'amore-virtù si trasforma in amore-passione; da un sentimento che innalza lo spirito a passione che porta alla perdizione. La scena di Lancillotto, con una potente connotazione affettivo-visiva, che bacia il "disiato riso" di Ginevra, vale a dire una bocca a lungo desiderata, che non sono labbra ma sorriso nell'aspettativa trepida del bacio è fortemente contrapposta al bacio sensuale di Paolo. Nella società cortese all'immagine della donna pura, creata dal clero, subentra quella creata dall'aristocrazia e il rapporto d'amore si modella secondo il codice del vassallaggio feudale. Nasce l'amore in cui passione e desiderio diventano fonte d'ogni virtù. La teoria dell'amor cortese esalta il rapporto fuori del matrimonio. L'amore vero è libero, disinteressato: su questo modello sono create le più celebri storie d'amore del medioevo: la passione travolgente e mortale di Tristano e Isotta, la devozione assoluta di Lancillotto e Ginevra; entrambe costituiscono subito un ideale di comportamento.
Nel panorama stilnovistico l'amore assume l'elemento discriminante della nuova aristocrazia dei cuori gentili, della nobiltà d'animo contro quella di schiatta. La donna diviene una figura angelica: donna-angelo come Beatrice di Dante, mediatrice tra Dio e l'uomo. Rispetto all'amore cortese, questo sostituisce un'obbedienza e visione spirituale-mistica al vassallaggio e al servizio feudale. Nel V canto, quindi, Dante mette l'accento su due diversi tipi d'amore che i due protagonisti non sono riusciti a tenere separati, l'amore che eleva, simbolo dell'anima nobile che nn necessita di corrispondenza, e l'amore dei sensi.
Francesca e Paolo, quindi, non sono totalmente colpevolizzati da Dante poiché egli si riconosce in Parte in questa categoria e non riesce, o non vuole, colpevolizzare la loro fragilità, la vera e unica colpa, che appartiene a tutto il genere umano e il destino che contrasta la voglia di vivere ed amare con il dovere.

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