Ricerca appunti sul web

Ricerca personalizzata

mercoledì 4 marzo 2009

Versioni greco gratis Sofocle - Antigone Primo episodio (vv. 162-331)

Creonte: Signori, gli dei giustamente, avendo scosso con molta agitazione le condizioni della città, l'hanno raddrizzata. Io vi ho fatto venire per mezzo di

messaggeri in disparte fra tutti, sapendo bene da una parte che voi avete sempre rispettato il potere del trono di Laio, dall'altra che quando Edipo reggeva la città e dopoché morì, siete rimasti fermi nei vostri sentimenti nei confronti dei loro figli. Quando dunque quelli per duplice sorte in un solo giorno perirono, dopo aver colpito ed essere stati colpiti di propria mano con empietà, io ho ogni potere e il trono della stirpe per parentela con i defunti. È impossibile conoscere di ogni uomo l'anima, la mente, l'indole prima che si mostri pratico del potere e delle leggi. Per me infatti chiunque mentre regge tutta la città non segue i consigli migliori, ma per qualche paura tiene chiusa la bocca, mi sembra ora e da molto essere spregevole; e chiunque ritenga un amico più importante della propria patria, lo ritengo di nessun valore. Io infatti, lo sappia Zeus che vede sempre tutto, non potrei tacere vedendo la sventura che si abbatte sui cittadini anziché si avvicini la salvezza, né potrei mai considerare amico a me un uomo nemico della patria, sapendo che è questa la terra che ci salva e navigando su questa con giusta rotta ci procuriamo gli amici. Con questi principi io accrescerò questa città. E ora io ho bandito principi analoghi a questi ai cittadini riguardo ai figli di Edipo: (ho bandito) di seppellire Eteocle che, combattendo per questa città, è morto e, segnalatosi in tutto con la spada, di celebrargli tutti i riti che vanno giù agli eroi defunti; il fratello, invece, di costui, dico Polinice, che giunto fuggiasco volle bruciare (col fuoco) completamente la terra patria e distruggere gli dei della sua stirpe, volle cibarsi del sangue comune, condurre i concittadini in schiavitù, è stato bandito a questa città che nessuno lo onori con la sepoltura né lo pianga ma che lo lasci corpo insepolto e pasto agli uccelli e ai cani, vergognoso a vedersi. Questo è il mio pensiero, e giammai da parte mia i malvagi staranno davanti ai giusti in onore. Ma chiunque sia benevolo verso questa città, vivo o morto, ugualmente sarà onorato da me.
Coro: A te piace, figlio di Meneceo, fare questo al nemico e al difensore di questa città; e ti è possibile ricorrere a ogni legge riguardo ai morti e a quanti viviamo.
Cr.: Affinché voi possiate essere ora custodi delle mie parole.
Co.: Proponi di sostenere questo a uno più giovane.
Cr.: Ma sono già disposte guardie al cadavere.
Co.: E allora che cos'altro è questo che potresti comandare ancora?
Cr.: Di non associarsi a coloro che trasgrediscono quest'editto.
Co.: Non c'è uno così pazzo che desidera morire.
Cr.: E questa è la ricompensa. Ma spesso il guadagno rovina gli uomini per la speranza (di guadagnare).
Guardia: Signore io non dirò di essere arrivato ansante per la corsa avendo sollevato rapido il piede. Ebbi infatti molti ritardi di pensieri, rivolgendomi lungo la strada verso il ritorno; infatti l'anima parlandomi diceva molte cose: sciagurato, perché vai laddove arrivato sconterai la pena? Sciagurato, ti fermi ora? E se Creonte saprà queste cose da un altro uomo, come dunque non soffrirai? E pensando tali cose procedevo rapido con esitazione, e così una strada breve diventa lunga. Alla fine comunque prevalse il venire qui da te; anche se non dirò nulla, parlerò tuttavia. Vengo infatti aggrappato alla speranza di non soffrire altro tranne ciò che è destinato.
Cr.: Che cos'è questo per cui hai tanto timore?
G.: Voglio dirti prima le cose che mi riguardano: infatti io né compii l'azione né vidi chi ne fu l'artefice, né cadrei giustamente in qualche male.
Cr.: Tu certo ragioni bene e sbarri tutt'intorno il fatto. Ma sembra come se stessi per annunciare qualcosa di nuovo.
G.: Le cose gravi certo producono molta titubanza.
Cr.: Dunque non lo dirai una buona volta, e poi girato te ne vai?
G.: Ecco te lo dico. Qualcuno poco fa avendo seppellito il morto se ne è andato e avendo sparso sul cadavere arida sabbia e avendo reso gli onori funebri che sono di rito.
Cr.: Che dici? Chi tra gli uomini fu che osò tali cose?
G.: Non lo so; là infatti non c'era il colpo di una qualche zappa, né lo scavo di un bidente; la terra era solida e compatta, intatta e non segnata da ruote (di carro), ma l'autore era ignoto. Appena la prima guardia ci mostrò (la cosa), colse tutti un amaro stupore. Quello infatti era coperto, però non era sepolto, ma c'era sopra una leggera polvere come di uno che volesse evitare l'empietà. Non apparivano segni né di fiera né di qualche cane che fosse giunto né che l'avesse dilaniato. Cattive parole risuonavano tra di noi, una guardia accusando un'altra, e alla fine sarebbe avvenuta una rissa, né c'era chi la impedisse. Ciascuno, infatti, uno per uno, era un possibile autore, e nessuno era l'artefice manifesto, ma (ciascuno) si schermiva di non sapere. Eravamo pronti a prendere in mano ferri roventi, ad attraversare il fuoco, a giurare sugli dei di non aver commesso il fatto e di non essere complici di chi l'aveva progettato o eseguito. Alla fine quando nulla di più ci veniva dalle indagini, parlò uno, che costrinse tutti a volgere il capo a terra per la paura: infatti non sapevamo né controbattere né come comportarci agendo bene. Il suo consiglio era che si sarebbe dovuto riferire a te questo fatto e non nasconderlo. Questo prevalse e il sorteggio scelse me infelice per portare questa bella notizia. E io sono qui controvoglia davanti a chi non vuole, lo so: nessuno ama un messaggero di cattive notizie.
Co.: Signore, già da tempo la mente mi suggerisce se questo fatto non sia forse voluto dagli dei.
Cr.: Smettila, prima di riempire anche me di ira parlando, per non essere definito stolto e vecchio a un tempo. Dici infatti cose non sopportabili dicendo che le divinità si diano pensiero di questo cadavere. Forse onorandolo come benefattore lo seppellirono, lui che giunse per incendiare i templi con le loro colonne e i doni votivi e per distruggere la loro terra e le leggi? O vedi che gli dei onorano i malvagi? Non è possibile. Ma già da tempo gli uomini della città mal tollerando queste cose mormoravano contro di me di nascosto scuotendo il capo, e non tenevano doverosamente il collo sotto il giogo così da compiacermi. So bene che essi sono stati indotti da costoro a fare ciò con retribuzioni. Infatti per gli uomini non nacque mai alcuna cattiva istituzione come il denaro. Questo rovina anche le città, scaccia gli uomini dalle loro case; questo istruisce e perverte le menti oneste dei mortali a volgersi ad azioni turpi; insegnò agli uomini ad avere astuzie e a sperimentare l'empietà di ogni azione. Ma quando lasciandosi corrompere compiono queste cose, col tempo una volta fanno in modo da (dover) pagare il fio. Ma se Zeus ha ancora venerazione da parte mia, sappi bene questo, e te lo dico sotto giuramento, se non mostrerete davanti ai miei occhi, dopo averlo trovato, l'autore di questa sepoltura, non vi basterà il solo Ade, prima che impiccati vivi abbiate rivelato questo misfatto, affinché sapendo da dove si debba trarre il guadagno, lo afferriate per il resto del tempo, e sappiate che non bisogna amare il trarre guadagno da tutto. Infatti potresti vedere che sono più numerosi quelli rovinati da turpi guadagni che quelli salvati.
G.: Mi concederai di dire qualcosa o voltatomi dovrò andarmene così?
Cr.: Non sai che anche ora parli in modo irritante?
G.: Ti senti punto nelle orecchie o nell'animo?
Cr.: Perché vai calcolando dove è il mio dolore?
G.: Il colpevole ti turba nell'animo, io nelle orecchie.
Cr.: Ohimé, come è evidente che sei per natura un chiacchierone.
G.: Tuttavia non sono colui che ha commesso questa azione.
Cr.: E così stanno le cose, sei colui che ha venduto l'anima in cambio di denaro.
G.: Ohimé è davvero terribile per chi delibera pensare anche il falso.
Cr.: Ora deridi pure l'opinione: ma se non mi mostrerete gli autori di questo gesto, direte che i guadagni disonesti portano dolori.
G.: Speriamo davvero che sia trovato; ma se sia preso o no, questo lo deciderà la sorte, non è possibile che mi vedrai venire qui di nuovo. E ora al di là di ogni mia speranza e previsione, salvo devo molta gratitudine agli dei.

0 commenti: