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lunedì 2 marzo 2009

Tema svolto gratis Fine della guerra: La Germania

Quando la Seconda Guerra Mondiale nel maggio del '45 finì, la Germania era ridotta a

un enorme campo di macerie. Questa guerra, fortemente voluta e cercata da Hitler, aveva portato al bilancio agghiacciante di 55 milioni di morti e 35 milioni di feriti e la responsabilità era unicamente della Germania di Hitler. Le città tedesche assomigliavano a dei paesaggi lunari. Oltre a milioni di persone che avevano perso la casa per i terribili bombardamenti a tappeto delle grandi città, 12 milioni di profughi tedeschi, soprattutto dalle regioni dell'Europa dell'est, si trovavano per strada, tra un campo di accoglimento sovraffollato e l'altro, tra la fame e la disperazione. Lo stato nazista non esisteva più, la Germania era occupata dalle truppe americane, sovietiche, inglesi e francesi. Il morale della popolazione era a terra, la fine della guerra era vista da molti con un misto di sollievo per la fine del terrore della guerra e di angoscia per la vendetta dei vincitori. La preoccupazione per la semplice sopravvivenza, la caccia al pane per il giorno dopo, erano per la maggior parte dei tedeschi molto più importanti di tutto il resto. La politica che negli anni del nazismo aveva invaso e dominato tutta la vita dei cittadini era adesso odiata e vista con paura e diffidenza. I tedeschi erano come paralizzati dall'incubo del passato e dall'insicurezza del futuro. Erano i vincitori della guerra a decidere il futuro della Germania.
In verità, americani, russi ed inglesi avevano già da molti anni cominciato a discutere su cosa fare con la Germania, una volta che la guerra fosse finita. Ancora durante la guerra, le conferenze, le proposte e i progetti degli alleati che riguardavano il destino della Germania del dopoguerra si susseguivano, spesso dettati dalla situazione attuale della guerra, sempre invece dominati dagli interessi contrastanti dei 3 paesi. Roosevelt e dopo di lui Truman, presidenti degli Stati Uniti, Stalin per l'Unione Sovietica e Churchill per l'Inghilterra idearono, insieme ai loro consiglieri, numerosi progetti per dividere la Germania in 3, 4, addirittura in 5 stati indipendenti con mappe già pronte e piani più o meno precisi per la politica e l'economia. Del ministro americano delle finanze Morgentau è per esempio il programma di distruggere completamente la capacità industriale della Germania per trasformarla in un paese agricolo, oltre alla divisione in 2 stati indipendenti e una zona sotto controllo internazionale. Quello che tutti questi progetti avevano in comune era la volontà di impedire alla Germania una volta per sempre di diventare nuovamente una forza politica ed economica che potesse trascinare il mondo in un'altra guerra mondiale. Inoltre anche la Francia, la Polonia e la Cecoslovacchia cominciarono a porre condizioni e pretendere la restituzione di territori perduti e ulteriori sicurezze territoriali a spese della Germania. Ognuno cercava una fetta più grossa della torta, con motivazioni più o meno giustificate.
Il primo compromesso a cui i vincitori della guerra giunsero fu di dividere la Germania in 4 zone occupate ed amministrate da americani, sovietici, inglesi e francesi, ma di lasciare a future conferenze il destino politico ed economico della Germania.
I quattro anni dalla fine della guerra nel ‘45 alla fondazione dei due stati tedeschi nel 49, cioè alla definitiva divisione della Germania furono anni durissimi per i tedeschi. La rimozione delle macerie della guerra era una fatica quasi sovrumana per un popolo che soffriva la fame e il freddo dei primi inverni molto duri, da passare senza quasi nessun tipo di riscaldamento. Non conoscevano il proprio futuro e non sapevano che cosa avrebbero deciso i vincitori che litigavano tra di loro in modo sempre più aspro. La classe politica tedesca democratica che era sopravvissuta al terrore nazista era debolissima e non riusciva, almeno all'inizio, a far sentire la propria voce.
Comincia la "Guerra fredda"
Appena finita la guerra che gli alleati avevano combattuto insieme contro la Germania scoppiò la Guerra Fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti e la Germania fu il territorio di questa guerra che si sarebbe trascinata in forme più o meno aspre fino agli anni ottanta.
L'Unione Sovietica cominciò immediatamente a ricostruire la "sua" parte della Germania secondo i propri piani. Stalin aveva promesso alla Polonia una grossa fetta di territorio tedesco in cambio di una fetta ancora più grossa di territorio polacco che lui pretendeva dalla Polonia. L'Unione Sovietica che durante la guerra aveva pagato il prezzo più alto in vite umane e risorse chiedeva adesso un risarcimento altissimo alla Germania: intere fabbriche, tra cui quelle più importanti, furono portate in Russia, ingenti quantità di materie prime servirono per anni come pagamento dei danni della guerra. Ma così Stalin si creò molti nemici in Germania, compromettendo molto l'immagine dei russi come "liberatori dal nazismo".
Gli americani invece avevano capito che in questa Guerra Fredda avevano bisogno di alleati in Germania affinché diventasse l'avamposto contro l'Unione Sovietica. Quasi subito cominciarono ad organizzare aiuti per la Germania. Decine di migliaia di pacchi "Care" con generi alimentari, medicine e vestiti arrivarono in Germania nei primi anni del dopoguerra. Ancor più che un aiuto reale erano un segnale politico e psicologico: gli americani, dopo essere stati nemici dei tedeschi volevano dimostrare di essere adesso loro amici. Fin dall'inizio gli americani cercavano di unire la loro zona a quelle occupate da inglesi e francesi, con l'intenzione di rafforzare la propria posizione contro la zona occupata dai russi. Cercare di ricreare uno stato unitario era invece un pericolo per loro perché sarebbe stato impossibile tenere fuori l'Unione Sovietica. Già pochi mesi dopo la fine della guerra la divisione della Germania era diventata praticamente inevitabile, anche se dovevano passare ancora 4 anni fino alla definitiva separazione. In realtà, tranne la maggioranza dei tedeschi stessi, nessuno voleva veramente una Germania unita nonostante le parole contrarie di tutti gli alleati.
In fondo, la divisione accontentava un po' tutti, a parte naturalmente i tedeschi, e creava meno problemi nella gestione della Germania vinta. Il fatto che per tutti, compresi gli americani il destino dei tedeschi era alla fine una questione di importanza secondaria è tristemente documentato dai risultati della conferenza di Potsdam nel 1945 durante la quale fu deciso che, per quanto riguarda il pagamento dei danni della guerra, ognuna delle 4 forze vincitrici poteva servirsi da sola come voleva nella propria zona. Ma la decisione più tragica per i tedeschi fu che gli americani, per accontentare i russi e per avere la mano libera all'ovest, accettarono la deportazione forzata di più di 3 milioni di tedeschi dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia, e questo portò, oltre a moltiplicare sofferenza e miseria, ancora a decine di migliaia di morti durante i trasporti eseguiti in condizioni assolutamente disumane. La Germania era diventata oggetto della Guerra Fredda e non aveva né la forza, né la reale possibilità di sottrarsi al dominio e alla concorrenza delle 2 superpotenze USA e URSS.
Il processo di Norimberga
Un evento che scosse profondamente la coscienza dei tedeschi fu il processo di Norimberga nell'estate del '45. Davanti a una corte internazionale erano accusati 24 tra i massimi esponenti dello stato nazista per crimini commessi contro la pace, contro l'umanità e per crimini di guerra.
12 di essi furono condannati a morte e giustiziati in quello stesso anno. Molti tedeschi sentirono per la prima volta da una fonte ufficiale i racconti delle terribili crudeltà che erano state commesse in nome della Germania e della cosiddetta "razza ariana". Molti sentirono solo la conferma di quello che si sapeva o almeno si era intuito già da molto tempo. Qualcuno cercava di scrollarsi di dosso la responsabilità dicendo che non avevano sentito e saputo niente. Ma per altri era uno shock che provocava una vergogna profonda e che doveva lasciare nella coscienza collettiva dei tedeschi dei segni che sono percepibili ancora oggi.
Molto più difficile della individuazione e punizione dei grandi criminali era invece l'individuazione e la neutralizzazione dei tanti piccoli nazisti ed opportunisti che avevano in fondo retto lo stato nazista. Con la cosiddetta "Entnazifizierung", cioè la denazificazione, si cercava di ripulire le istituzioni pubbliche dai nazisti compromessi o ancora convinti. Ma stabilire delle responsabilità individuali era una impresa quasi impossibile e inoltre questa campagna fu condotta in modo molto diverso nelle 4 zone occupate. Con questo si aprì anche un campo vastissimo e praticamente incontrollabile di possibilità di corruzione o di atti di vendetta personale. Alla fine molti colpevoli, tra i quali per esempio quasi tutti i giudici, che durante il nazismo erano un aiuto importantissimo e accondiscendente per Hitler, rimanevano non solo impuniti ma continuavano anche a lavorare con gli stessi incarichi di prima, affermando o di aver cambiato idea o di essere sempre stati contro Hitler.
La divisione diventa inevitabile
Nella vita quotidiana dei tedeschi continuavano a regnare la preoccupazione per il giorno dopo, la fame e la caccia alle cose indispensabili per sopravvivere. I soldi avevano perso qualsiasi valore, i prezzi non si calcolavano più in marchi ma in sigarette americane. Un chilo di pane costava un certo numero di sigarette, un paio di scarpe alcuni pacchetti. Regnava il mercato nero, il baratto. Ogni fine settimana la gente della città andava in campagna per scambiare con i contadini merce di ogni genere e tutte le cose ancora utili trovate tra le rovine in cambio di burro, zucchero o patate. Per rafforzare economicamente le 3 zone dell'ovest, americani, inglesi e francesi decisero di sorpresa di introdurre una nuova moneta nelle loro zone. Nel giugno del '48 ogni tedesco ricevette 40 marchi nuovi e all'improvviso, come per miracolo, i negozi, che per mesi non avevano offerto praticamente niente, erano pieni di merci. Nella speranza di una riforma della valuta, i commercianti avevano accumulato per mesi e mesi merci che adesso erano di colpo disponibili.
Ma gli americani non riuscirono, forse non volevano neanche, mettersi d'accordo con l'amministrazione della zona sovietica sulla nuova valuta. Come risposta i sovietici bloccarono nel luglio del 48 ogni accesso alla parte occidentale di Berlino che era occupata da americani, inglesi e francesi. Per 10 mesi aerei americani ed inglesi dovevano trasportare qualsiasi tipo di merce, generi alimentari, carbone, macchinari, tutto fino ai chiodi, nella città bloccata. 200.000 voli in 10 mesi, fino a 1.200 voli al giorno rifornirono la città in questi mesi drammatici trasportando fino a 12.000 tonnellate di merci al giorno. Alla fine i sovietici si arresero ma avevano perso più di una battaglia : per la stragrande maggioranza dei tedeschi dell'ovest gli americani erano diventati adesso quelli che garantivano non solo la sopravvivenza, ma anche la sicurezza, mentre i sovietici e con loro i comunisti tedeschi, che avevano pagato il prezzo più alto nella resistenza contro Hitler, stavano perdendo le ultime simpatie. Inoltre stavano arrivando nella Germania dell'ovest i massicci aiuti economici del "Piano Marshall" degli americani, mentre allo stesso tempo all'est i sovietici continuavano ancora a trasportare in Russia fabbriche e macchinari tedeschi come pagamento dei danni della guerra.
Il blocco di Berlino fu il colpo di grazia per il sogno dell'unità della Germania. Pochi mesi dopo la fine del blocco furono fondati i due stati tedeschi : la Repubblica Federale ad ovest e la Repubblica Democratica ad est.
La divisione della Germania era diventata realtà ma in fondo era solo l'ultima conferma di quello che si era andato delineando già 4 anni prima, nei primi mesi dopo la guerra. La guerra fredda, che tra gli alleati era cominciata forse ancora prima che fosse finita quella vera contro Hitler, aveva reso impossibile la ricostruzione di uno stato unitario. La colpa non può essere attribuita facilmente a una nazione o a questo o quel protagonista dell'epoca, la Germania era diventata vittima della nuova costellazione internazionale, della concorrenza tra le nuove superpotenze USA e URSS. E in fondo la Germania era anche diventata vittima del proprio passato, la divisione era il prezzo che doveva pagare per aver scatenato la più sanguinosa e violenta guerra che il mondo aveva mai visto.
Il "miracolo economico"
Sul piano economico-sociale la Germania occidentale visse negli anni 50 un fortissimo boom economico, erano gli anni del cosiddetto "Wirtschaftswunder" (miracolo economico). Aiutata all'inizio dai soldi americani, la Germania Federale riuscì in breve tempo a diventare nuovamente una nazione rispettata per la sua forza economica. In parte, le distruzioni della guerra erano addirittura un vantaggio, perché la ricostruzione poteva così mirare al livello tecnologicamente più avanzato dell'epoca. L'economia che durante i 12 anni di Hitler aveva subito un forte dirigismo statale e un'autarchia forzata, adesso, con l'economia del mercato cominciò a fiorire.

Il numero dei disoccupati:

1949: 2 milioni - 1957: 600.000 - 1965: 160.000

Il PIL (prodotto interno lordo) 1949:

88 miliardi - 1957: 217 miliardi - 1965: 460 miliardi

La parte orientale faceva molto più fatica a riprendersi ed era svantaggiata all'inizio per le pesanti richieste economiche fatte dall'Unione Sovietica per riparare i danni subiti nella guerra e poi per la mancanza di aiuti paragonabili a quelli che riceveva la parte occidentale. Inoltre la rigida struttura di pianificazione nazionale dell'economia non favorì lo stesso sviluppo così come nell'altra parte del paese. Più i due paesi si stabilivano sul livello politico ed economico, più si facevano sentire le differenze tra le due parti per quanto riguarda lo standard di vita.
Sul piano politico, all'inizio tutto era provvisorio. Addirittura la nuova capitale Bonn fu chiamata ufficialmente "capitale provvisoria". La Repubblica Federale aveva questo carattere provvisorio perché tutti speravano in una rapida riunificazione delle due parti.
Nei primi anni tutti i partiti dell'ovest e dell'est parlavano continuamente di unità e di riunificazione. Ma quello che succedeva nella realtà era la sempre più rigida integrazione delle due Germanie nei due blocchi che si stavano formando in Europa e che erano capeggiati da USA e URSS. Per poter mettersi a un tavolo per parlare seriamente di una riunificazione ogni parte poneva delle condizioni che l'altra parte non poteva o non voleva assolutamente accettare. Questo atteggiamento faceva comodo a tutti perché permetteva di dare la colpa per il perdurare della divisione all'altra parte.
Un tipico esempio era la proposta sovietica del 1952 per una soluzione definitiva della questione tedesca. La proposta provvedeva una Germania unita e completamente sovrana (nel 1952 i due stati tedeschi erano solo parzialmente sovrani), senza più truppe di occupazione di nessuna parte, con un proprio esercito (che fino al 1952 nessuno dei due paesi aveva) e senza nessuna prescrizione per il sistema economico da adottare. La proposta conteneva addirittura elezioni politiche libere in tutta la Germania. Una proposta insomma che poteva sembrare molto ragionevole e che all'epoca fece molto scalpore. E allora, perché gli americani, gli inglesi e lo stesso governo tedesco si rifiutavano categoricamente persino di discutere con i sovietici di una tale soluzione ? La risposta è semplice: perché la proposta sovietica mirava a una Germania unita e democratica ma neutrale, senza nessun legame con uno dei 2 blocchi dell'est e dell'ovest, insomma una soluzione "all'austriaca". La proposta sovietica mirava ad impedire l'integrazione della Germania nell'alleanza militare occidentale, cosa che il governo tedesco e gli americani vedevano invece come presupposto indispensabile di ogni politica. Non volevano accettare la neutralità come prezzo per la riunificazione. Così, probabilmente l'unica vera possibilità per arrivare a una riunificazione già negli anni 50 fu sprecata.
Nel giugno del 1953 scoppiò in molte città della Germania orientale una rivolta contro alcune misure economiche restrittive del governo, ma presto questa protesta diventò politica e per il 17 giugno fu programmato uno sciopero generale. Quel giorno, solo la dichiarazione dello stato di emergenza e un massiccio intervento di carri armati sovietici riuscirono a domare una protesta che minacciava di diventare molto pericolosa per lo stato socialista della Germania dell'est. Questa protesta degli operai era motivata dal basso livello dello standard di vita nella parte della Germania dell'est, che non riusciva a tenere il passo con lo sviluppo della Germania dell'ovest, e dalla mancanza di diritti democratici.
Il boom economico nell'ovest continuava a un ritmo sempre più sostenuto. La disoccupazione scendeva quasi a quota zero, c'era un grande bisogno di manodopera e si cominciarono a chiamare lavoratori dall'estero: prima vennero dall'Italia, poi dalla Spagna, dalla Grecia e dalla Iugoslavia:

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L'angolo della
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Pierino: - Sai, mamma, oggi abbiamo imparato tante parole che non conoscevamo! Abbiamo messo delle puntine sulla sedia del maestro...
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Numero di lavoratori stranieri in Germania:

1955: 80.000 - - 1957: 108.000 - - 1959: 167.000 1961: 507.000 - - 1963: 773.000 - - 1965: 1.120.000

Oggi, nel 1997, gli stranieri residenti nella Repubblica Federale sono ca. 7,2 milioni

Con un po' di autoironia i tedeschi stessi descrivevano questo "miracolo economico" come un susseguirsi di varie ondate. La prima era la "Freßwelle", cioè l'ondata dei cibi. Dopo la fame dei primi anni del dopoguerra si doveva recuperare. Dopo l'ondata dei cibi seguiva la "Möbelwelle", cioè l'ondata dei mobili, degli acquisti per l'arredamento della casa. E poi, nella seconda metà degli anni 50 la "Reisewelle", l'ondata dei viaggi. I tedeschi cominciarono a scoprire in massa le coste del Mediterraneo, soprattutto della Spagna e dell'Italia. E infine la "Autowelle", la corsa all'acquisto di un'automobile, divenuta il simbolo più vistoso e amato del nuovo benessere.
Ma anche all'ovest gli anni 50 erano anni non privi di tensioni e contraddizioni.
L'integrazione della Repubblica Federale nell'alleanza militare dell'ovest, con la conseguente ricostruzione di forze armate tedesche era un argomento molto caldo, e soprattutto la discussione sull'uso o meno dell'arma atomica divideva i tedeschi in campi nettamente contrapposti. I ricordi della terribile Seconda Guerra Mondiale erano troppo freschi per non suscitare emozioni molto forti nell'opinione pubblica. Ma la Guerra Fredda, che poi non era tanto fredda, non permise un ruolo autonomo alla Germania. O con l'America o con l'Unione Sovietica: questa sembrava essere l'alternativa a cui i tedeschi non potevano sottrarsi. La realtà di un paese socialista era lì, la Germania dell'est era a due passi, e si vedevano i suoi scarsi risultati a livello economico e i forti limiti alla libertà personale. Soprattutto per questo confronto ravvicinato dei due sistemi, il partito comunista tedesco, che prima di Hitler era stato un partito molto importante, negli anni 50 non ha mai avuto la minima chance di ottenere consensi.
La grande fuga all'ovest
In quegli anni il confine tra est ed ovest non era ancora insuperabile e per tutti gli anni 50 centinaia di migliaia di persone fuggivano ogni anno dall'est all'ovest, quasi la metà di loro erano giovani con meno di 25 anni e spesso persone con una buona formazione professionale, laureati, operai specializzati e artigiani, che all'ovest si aspettavano un futuro più redditizio e più libero. Questo continuo dissanguamento stava diventando un pericolo serio per la Germania dell'est ed era un'ulteriore causa delle difficoltà economiche di questo stato.

Numero di persone fuggite dalla DDR:
totale (1949-1961): ca. 2,6 milioni
media annuale (1949-1961): ca. 220.000
popolazione totale della ex-DDR: 17 milioni

L'erezione del muro
Nelle prime ore del 13 agosto del 1961 le unità armate della Germania dell'est interruppero tutti i collegamenti tra Berlino est e ovest e iniziano, e costruirono, davanti agli occhi esterrefatti degli abitanti di tutte e due le parti, un muro insuperabile che attraversava tutta la città, che divideva le famiglie in due, e tagliava la strada tra casa e posto di lavoro, scuola e università. Non solo a Berlino ma in tutta la Germania il confine tra est ed ovest, che fino a quel momento con un po' di coraggio e gambe veloci era superabile, diventò una trappola mortale. I soldati ricevettero l'ordine di sparare su tutti quelli che cercano di attraversare la zona di confine che con gli anni fu attrezzata con dei macchinari sempre più terrificanti, con mine Anti-uomo, filo spinato alimentato con corrente ad alta tensione, e addirittura con degli impianti che sparavano automaticamente su tutto quello che si muoveva nella cosiddetta "striscia della morte".
Per l'opinione pubblica la costruzione del muro fu uno shock, ma la reazione del mondo politico tedesco e internazionale era molto strana, con toni incomprensibilmente smorzati. Il cancelliere tedesco Konrad Adenauer, impegnato in campagna elettorale, aspettò 9 giorni prima di recarsi personalmente a Berlino. Il presidente degli Stati Uniti fu informato solo 15 ore dopo l'inizio della costruzione del muro e non interrompe le sue vacanze perché "gli interessi dell'ovest non erano direttamente toccati". L'ambasciatore americano in Germania fu informato di quello che stava succedendo a Berlino durante una partita di Golf che voleva però terminare prima di dare un commento. Solo 4 giorni dopo l'inizio della costruzione del muro, gli alleati occidentali protestarono ufficialmente contro quell'atto di barbarie. Certamente i servizi segreti dell'ovest dovevano sapere che si stava preparando un colpo del genere, che sicuramente necessitava di una preparazione logistica non indifferente e quindi anche visibile. Ma come si spiega allora una reazione così tiepida a un evento così grave ? Una risposta ce la dà il responsabile del Ministero degli Esteri americano per la questione di Berlino, che lo stesso 13 agosto disse: "Vediamo come si svilupperà la faccenda. In fondo i tedeschi dell'est ci hanno fatto un favore, perché la grande massa di profughi dalla Germania dell'est era molto preoccupante." Molti politici americani, inglesi e francesi vedevano nel muro una soluzione brutta ma tutto sommato accettabile per la situazione che si era creata a Berlino, che negli anni precedenti era diventata sempre più instabile e pericolosa. La stabilità dei due blocchi in Europa era diventata il principio sovrano che stava al di sopra di tutte le considerazioni di carattere umano. Di nuovo la Germania era oggetto e vittima della Guerra Fredda. Solo dopo, quando le conseguenze inumane di questa brutale divisione della Germania diventarono sempre più evidenti, anche gli americani correggessero il tono. Famosa è la visita di Kennedy a Berlino durante la quale pronunciò, in lingua tedesca, davanti a migliaia di entusiasti berlinesi, la frase "Ich bin ein Berliner": "Anch'io sono un abitante di Berlino".
Bloccato quasi completamente il pericoloso dissanguamento dello stato, negli anni 60 e 70 la Repubblica Democratica dell'est visse anch'essa un suo boom economico, anche se inferiore a quello dell'ovest 10 anni prima. Tra gli stati dell'Europa dell'est diventò la nazione economicamente più forte e molti tedeschi sia all'est che all'ovest cominciarono a rassegnarsi alla divisione, che era vista sempre di più come un fatto certamente non normale ma inevitabile, un fatto che si doveva accettare e che pesava sempre meno sulla coscienza nazionale. Di riunificazione si parlava sempre meno e solo durante le commemorazioni e le feste nazionali.
La situazione tra i due stati tedeschi nel 1969
Alla fine degli anni 60 i democristiani e i loro alleati liberali persero la maggioranza in parlamento e con la socialdemocrazia al governo cominciò l'era della cosiddetta "Entspannungspolitik", cioè della politica di distensione tra i due stati tedeschi.
Per vent'anni, nonostante la continua affermazione della volontà di fare di tutto per la riunificazione, i due stati si trattavano come i peggiori nemici. Non esisteva nessun tipo di rapporto ufficiale tra le due Germanie, nessun trattato politico o economico. Per la Germania dell'ovest l'altro stato non esisteva nemmeno, dopo 20 anni di esistenza della DDR si parlava ancora di "zona sovietica" e un riconoscimento ufficiale era considerato un tradimento della nazione. La rigidità della politica era tale, che la Germania Federale interrompeva subito i rapporti diplomatici con un altro stato, se questo stato voleva installare rapporti anche con la DDR. E da parte dell'est, la Germania Federale fu chiamata con i peggiori aggettivi del linguaggio politico della Guerra fredda : aggressiva, imperialista, reazionaria, successore del fascismo, revanscista, pericolosa per la pace ecc. ecc. I rapporti economici e politici di entrambi gli stati tedeschi erano più sviluppati con un qualsiasi piccolo stato del terzo mondo che non tra di loro. La politica dei governi democristiani dei primi vent'anni aveva sì portato la Germania Federale ad essere un paese ricco ed economicamente forte, ma si sentiva sempre di più il bisogno di un cambiamento al livello della politica estera. "La Germania è economicamente un gigante, ma politicamente un nano" si diceva sempre più spesso, e con questo si voleva criticare il servilismo soprattutto rispetto agli USA, che persino a loro stessi piaceva sempre meno. Dall'altra parte la Germania dell'est si nascondeva dietro l'Unione Sovietica e seguiva docilmente ogni mossa del grande fratello. Quando nell'agosto del 68 le truppe sovietiche schiacciarono i tentativi riformatori della cosiddetta "Primavera di Praga" la Germania dell'est fu tra i primi ad applaudire e mandò anche delle proprie truppe per completare l'opera di repressione nella Cecoslovacchia. Le due Germanie erano più lontane che mai, si era giunti in un vicolo cieco.
Arriva Willy Brandt
Questa era la situazione quando nel '69 Willy Brandt, leader della socialdemocrazia tedesca, arrivò al governo. Aveva vinto le elezioni con la promessa di un vento fresco non solo nella politica interna - erano anche in Germania gli anni della contestazione studentesca e giovanile - ma anche con la promessa di una svolta nei rapporti tra i due stati tedeschi. Il primo passo autonomo fu un trattato con l'Unione Sovietica in cui la Germania Federale riconosceva ufficialmente le frontiere createsi dopo la Seconda Guerra Mondiale e rinunciava solennemente a volerle cambiare con la forza. Seguì lo stesso anno un trattato con la Polonia e più tardi uno simile con la Cecoslovacchia, cioè con i due paesi che sotto Hitler avevano subito le umiliazioni più gravi da parte della Germania.
Riconoscere ufficialmente lo stato delle cose può sembrare una cosa piuttosto banale, ma per l'epoca era un atto molto coraggioso. Infatti da molti Brandt fu accusato di tradire l'idea della riunificazione. Questi contratti erano soprattutto segnali politici e psicologici con i quali la Germania riacquistava credibilità e stima in tutto il mondo. Ma il trattato più importante fu quello nel 1972 con la DDR. Non si trattava di un riconoscimento ufficiale, ma di un insieme di accordi che dovevano regolare i rapporti tra i due stati tedeschi, dovevano migliorare la situazione umana della popolazione della DDR e favorire oltre agli scambi economici anche quelli politici e culturali tra le due Germanie.
Le conseguenze della nuova "Ostpolitik"
Le conseguenze di questa nuova politica erano enormi: i due stati tedeschi furono ammessi alle Nazioni Unite e la DDR fu in poco tempo riconosciuta diplomaticamente da 132 paesi, tra cui anche l'Inghilterra, la Francia e gli Stati Uniti, che avevano tirato un sospiro di sollievo per il fatto che, con questi contratti, le tensioni in Europa si erano notevolmente abbassate. Il riconoscimento internazionale era senz'altro un successo per la DDR, dall'altra parte la nuova politica della Germania Federale le creava non pochi problemi. La popolazione all'est era entusiasta perché il governo della DDR era costretto a fare alcune concessioni per quanto riguardava i viaggi all'ovest e i contatti familiari tra est ed ovest. Da quando, all'ovest, si parlava meno di riunificazione ma si cercava, con la cosiddetta "politica dei piccoli passi", più concretamente di creare dei legami tra est ed ovest, il governo dell'est cercò di contrastare questa offensiva con una più rigida separazione ideologica. Si cercava, senza molto successo, di arginare il numero dei viaggi dall'ovest all'est con l'aumento del cambio obbligatorio della valuta. Dall'est all'ovest invece i viaggi erano permessi solo ai pensionati, e se i pensionati rimanevano all'ovest, la DDR era contenta perché aveva delle pensioni in meno da pagare. Funzionari, sportivi, scienziati che dovevano fare dei viaggi all'ovest dovevano, dopo il loro ritorno, compilare un lungo questionario che riguardava anche il proprio comportamento all'estero e da cui dipendeva il permesso per futuri viaggi. Di una coppia sposata solo uno dei due poteva andare all'ovest, l'altro doveva rimanere nel paese.
Più la Germania Federale cercava di dialogare e di arrivare ad accordi su problemi comuni, più la DDR si irrigidiva e sottolineava le cose che separavano i due stati rispetto a quelle che potevano unirli, il che aveva anche degli aspetti decisamente ridicoli: nel linguaggio pubblico si cercava di eliminare il più possibile l'uso della parola "tedesco" per sostituirla con "della DDR". La più autorevole organizzazione scientifica, per esempio, che fino al 1974 si chiamava "Accademia tedesca delle scienze" fu rinominata "Accademia delle scienze della DDR", la radio nazionale non si poteva più chiamare "Voce della Germania" ma "Voce della DDR" e il testo dell'inno nazionale, che conteneva un riferimento a "Deutschland - einig Vaterland", cioè "Germania - patria unita" non fu più cantato, adesso ci si limitava a suonare la melodia.
Quello che per i capi della DDR rendeva molto difficile la situazione era il fatto che economicamente avevano un crescente bisogno della collaborazione con la Germania dell'ovest. Anche se la DDR era ormai diventata un paese con un certo benessere la sua economia aveva verso il mondo occidentale e specialmente verso la Germania Federale un crescente bisogno di valuta estera. Così, gli stessi funzionari che ordinavano di aprire ogni pacco che arrivava dall'ovest per paura dell'importazione di libri, giornali e riviste indesiderati dovevano permettere ai cittadini dell'est di accettare regali in valuta estera. Con i marchi dell'ovest potevano poi fare degli acquisti nei cosiddetti negozi "intershop", dove si acquistava solo in marchi occidentali. Dopo poco tempo il marco dell'ovest circolava nella DDR come una specie di seconda valuta, con la quale si potevano comperare anche delle cose altrimenti introvabili. Il fatto che il marco della Germania Federale fosse evidentemente migliore del proprio marco provocò tra la popolazione dell'est un continuo paragone tra est e ovest con risultati facilmente prevedibili.
Mentre a livello ufficiale i capi della DDR continuavano a chiamare l'altra Germania "imperialista, reazionaria e un pericolo per la pace" e dall'altra parte i più conservatori nella Repubblica Federale continuavano a chiamare i protagonisti della DDR "assassini e criminali" tra le due Germanie si sviluppava, negli anni 70 e 80, un commercio che per la DDR era sempre più indispensabile. La DDR non esitava di chiedere crediti miliardari all'ovest in cambio di piccoli miglioramenti a livello dei rapporti umani tra est ed ovest. E uno degli esponenti più accaniti della cosiddetta "linea dura" nei confronti della DDR, il politico bavarese Franz Josef Strauß, che non smetteva mai di condannare la politica di distensione e di chiamare il governo della DDR "una banda di assassini", aiutava segretamente a rendere possibile un credito di un miliardo di marchi per la DDR. Inoltre, il governo della Germania Federale pagava per parecchi anni segretamente con somme ingenti la liberazione di molte migliaia di prigionieri politici e comuni che, dopo la loro liberazione, furono subito messi in autobus e trasportati nella Germania Federale.
La cosiddetta "linea dura" degli anni 50 e 60 aveva contribuito non poco a rendere più profonda la divisione, ma anche la politica di distensione e dei piccoli passi degli anni 70 e 80 non portava certamente a rendere più vicina la riunificazione. Cambiavano però molte cose sia a livello internazionale che nei rapporti tra i due stati. A livello internazionale le due Germanie non erano più quel focolaio pericoloso dei primi vent'anni e a livello nazionale molti pur piccoli cambiamenti aiutavano la popolazione dell'est e i contatti familiari tra est ed ovest. La politica di avvicinamento della Germania Federale portò ad un confronto sempre più ravvicinato tra est e ovest che la DDR riusciva sempre meno a reggere e che contribuì ad aumentare le contraddizioni interne di questo stato.
Nella seconda metà degli anni ottanta, quando la riunificazione era, in realtà, ormai vicinissima, sempre meno persone sia all'est che all'ovest ci credevano. Persino nel partito democristiano si alzavano delle voci che chiedevano di riconoscere diplomaticamente la DDR. Ma la costituzione stessa della Germania dell'ovest richiedeva di lavorare per la riunificazione e così, almeno a livello ufficiale, nulla cambiava e la riunificazione rimaneva, per tutti i partiti, un argomento riservato a celebrazioni di commemorazione.
L'est comincia a cambiare
Quello che infine, per la grande sorpresa di tutti e nel giro di pochissimo tempo portò alla riunificazione furono due fattori che, all'epoca, quasi nessun politico dell'occidente aveva capito nella sua importanza: l'arrivo di Gorbaciov come leader dell'Unione Sovietica e le crescenti difficoltà politiche ed economiche dei paesi dell'est e specialmente della DDR. L'Unione Sovietica, da molti giudicata forte e pericolosa, negli anni ottanta era in realtà già un gigante in agonia. L'economia era tecnologicamente arretrata, la produttività era molto scarsa e gli enormi sforzi per tenere il passo con gli Stati Uniti nella corsa agli armamenti avevano logorato le finanze dello stato. In più regnava una corruzione sempre più dilagante che aveva portato il paese in una situazione politica molto grave. Con la "Perestroika", cioè la radicale trasformazione della politica e della economia e con la "Glasnost" , che doveva portare alla trasparenza politica, Gorbaciov cominciò a cambiare strada.
I dirigenti della DDR videro questo processo prima con un certo imbarazzo e poi con crescente resistenza. Applicare gli stessi principi nella DDR, poteva essere molto pericoloso per loro. I gruppi di opposizione politica, che negli anni ottanta trovarono protezione soprattutto nella chiesa protestante della DDR avevano trovato un alleato inaspettato: uno degli slogan più odiati nella Germania dell'est, cioè "Imparare dall'Unione Sovietica", all'improvviso diventò uno slogan dell'opposizione. In Polonia e in Ungheria, dove la crisi economica e le spinte per una riforma erano più forti, la politica di Gorbaciov trovò invece più amici anche tra i governanti. Più arrivavano dall'URSS e dagli altri stati dell'est notizie di riforme economiche e democratiche, e più la popolazione della DDR chiedeva di fare lo stesso nel loro paese, più i leader della DDR si chiudevano a ogni richiesta del genere. Si arrivava persino a vietare la distribuzione nella DDR di quelle riviste sovietiche che sostenevano di più la nuova politica dell'URSS. Lo stacco tra popolazione e governo diventò un abisso ma la reazione più diffusa tra la gente era ancora la rassegnazione. Alla fine degli anni 80 la DDR era, o almeno sembrava, economicamente abbastanza forte, l'apparato statale sembrava indistruttibile e così nessuno poteva prevedere il crollo verticale che nel 1989 sarebbe avvenuto in pochissimi mesi.
Il 1989 - un anno drammatico
Il 1989 fu un anno drammatico.
I cambiamenti democratici, le piccole rivoluzioni nell'economia e nella politica in Polonia, in Ungheria e nell'Unione Sovietica riempivano ogni giorno i giornali in tutta l'Europa, una notizia sensazionale dall'Europa dell'est seguiva l'altra, solo nella DDR il tempo sembrava essersi fermato. Le elezioni amministrative del maggio del 1989 portavano al solito risultato di 98% per i candidati ufficiali, ma la falsificazione del risultato era più evidente che mai e la gente cominciò a ribellarsi. Le speranze in un cambiamento dello stato erano ancora scarsissime ma molta gente adesso era impaziente. Visto che il tentativo di lasciare la DDR in direzione ovest equivaleva ancora a un suicidio, la gente si inventò un'altra strada. All'improvviso Praga, Varsavia e Budapest diventarono le città più amate da molta gente della DDR, ma non per la bellezza dei loro monumenti, ma perché qualcuno aveva capito che le ambasciate della Germania Federale in queste città erano il territorio occidentale più facilmente accessibile. Nell'estate del 1989 cominciò un assalto in massa a queste tre ambasciate che dovevano ospitare migliaia di persone che erano stanche di vivere nella DDR. Nel momento più critico l'ambasciata tedesca a Praga fu assalita da più di diecimila persone che scavalcarono i muri e, una volta dentro, chiaramente non volevano più uscire, se non in direzione Germania dell'ovest. Ma il colpo decisivo all'esistenza della DDR avveniva anche questa volta in un modo del tutto insolito e inaspettato. L'Ungheria, che era forse il paese più avanzato per quanto riguarda le riforme democratiche fece un passo che doveva portare in soli 2 mesi alla caduta del muro di Berlino. Il 10 settembre, a mezzanotte, aprì i suoi confini con l'Austria. Decine di migliaia di tedeschi dell'est erano già affluiti in Ungheria nei giorni precedenti in attesa di questo evento e le immagini della gente che, ancora incredula e piangente, assisteva alla rimozione del filo spinato tra Ungheria e Austria fecero il giro del mondo. Il governo della DDR aveva disperatamente cercato di impedire questa decisione, ma le prospettive di una migliore collaborazione con l'ovest erano per gli ungheresi più importanti della solidarietà ideologica con la DDR.
Non tutti volevano o potevano lasciare il paese in cui erano vissuti e avevano lavorato per 40 anni. Mentre il flusso di persone che arrivava nella Germania dell'ovest attraverso l'Ungheria e l'Austria aumentava di giorno in giorno, anche nella DDR crescevano le proteste e la gente si fece più coraggiosa. Ogni lunedì a Lipsia decine di migliaia di persone manifestavano contro il governo ed ogni lunedì erano più numerose. Bisogna ricordarsi però che manifestare apertamente contro il governo era un rischio enorme. Tutte le esperienze precedenti nei paesi dell'Europa dell'est erano finite nel sangue e in una repressione feroce. I ricordi delle rivolte fallite nella DDR nel 53, in Ungheria e in Polonia nel 1956, in Cecoslovacchia nel 68 e di nuovo in Polonia nel 81 erano ancora freschi e nessuno sapeva come avrebbe reagito un regime che sicuramente era già indebolito ma che aveva ancora il pieno controllo della polizia, dell'esercito e dell'intero apparato repressivo, che nella DDR aveva sempre funzionato molto bene.
Nell'ottobre del 1989 gli eventi nella DDR precipitarono.
Sotto la pressione delle manifestazioni di massa e del flusso sempre crescente di persone che lasciavano il paese molte amministrazioni comunali si sciolsero e furono sostituite da organi ai quali parteciparono per la prima volta anche gruppi di opposizione. Anche l'ultimo tentativo di salvare il salvabile, cioè il cambiamento dei vertici del partito comunista e del governo non servì a nulla. Quando la sera del 9 novembre un portavoce del governo della DDR annunciò una riforma molto ampia della legge sui viaggi all'estero, la gente di Berlino est lo interpretò a modo suo: il muro doveva sparire. Ma il muro c'era ancora e i soldati che lo sorvegliavano in quella notte non sapevano cosa fare. Migliaia di persone stavano all'est davanti al muro, ancora sorvegliato dai soldati, ma migliaia di persone stavano anche aspettando dall'altra parte del muro, all'ovest, con ansia e preoccupazione. Nell'incredibile confusione di quella notte, qualcuno, e ancora oggi non si sa esattamente chi sia stato, aveva dato l'ordine ai soldati di ritirarsi e, tra lacrime ed abbracci, migliaia di persone dall'est e dall'ovest, scavalcando il muro, si incontravano per la prima volta dopo 40 anni.
Annessione o riunificazione?
Il muro era caduto ma esistevano ancora due stati tedeschi, due stati con sistemi politici ed economici completamente diversi. Le leggi, le scuole, le università, tutta l'organizzazione della vita pubblica era diversa. La riunificazione era di colpo diventata possibile, ma nelle prime settimane dopo il 9 novembre dell'89 nessuno sapeva ancora come e quando. Molti credevano e speravano di poter gestire un periodo di avvicinamento reciproco dei due stati, molti speravano che la nuova Germania riunita potesse unire in se le esperienze positive dei due stati, eliminando i loro lati negativi. Molti credevano possibile una "terza via" tra il socialismo e il capitalismo. Ma tutti, anche i più ottimisti, prevedevano un periodo di alcuni anni, in fondo le differenze tra i due stati a livello pratico ed organizzativo erano abissali. Ma ancora gli eventi stravolgevano tutti i programmi e tutti i progetti, di cui i primi mesi dopo la caduta del muro erano pieni.
Adesso la libertà tanto a lungo desiderata c'era, mancava però il benessere e la gente all'est non voleva più aspettare : infatti, dopo la caduta del muro il flusso dall'est all'ovest non diminuì, anzi aumentò di colpo e di nuovo si pose il problema di un dissanguamento dell'est, di nuovo erano soprattutto i giovani che volevano tutto e lo volevano subito, e non dopo dieci anni. "Se il marco non viene da noi, saremo noi ad andare dov'è il marco" era uno degli slogan più gridati contro quelli che chiedevano pazienza. Dopo le prime elezioni libere nel marzo del 90 la DDR aveva finalmente un governo democraticamente legittimato, ma la fiducia nel proprio stato stava scendendo a zero, nelle amministrazioni comunali e regionali si diffondevano insicurezza e uno stato di quasi - anarchia, l'economia stava crollando verticalmente, la disoccupazione aumentò di giorno in giorno. Nella DDR cominciò a regnare il caos. Già dopo pochi mesi la riunificazione non era più una possibilità, ma una necessità, era diventata l'unico modo per fermare il degrado dell'est. Ma riunire due stati non è così facile e nel caso della Germania si doveva considerare anche il fatto che la DDR faceva ancora parte di un sistema di sicurezza militare e di un'alleanza con l'Unione Sovietica e che anche la Germania Federale a questo riguardo non poteva agire senza il consenso degli ex-alleati della Seconda Guerra Mondiale. Questo rendeva la riunificazione un problema non solo nazionale ma internazionale e solo dopo trattative non facili tra Stati Uniti, Unione Sovietica, Francia e Gran Bretagna e dopo il "sì" definitivo di Gorbaciov, la strada per la riunificazione era libera.
Il modo in cui alla fine i due stati furono unificati fu senz'altro dettato più dalla fretta che da considerazioni ragionevoli, ma probabilmente non c'era altra possibilità. Infatti, il 3 ottobre del 1990, i due stati non furono riuniti, ma uno dei due stati, cioè la DDR, si autoscioglieva e le regioni della DDR furono annesse in blocco alla Repubblica Federale.
Conclusioni
La Germania fu divisa nel 1949, ma i motivi per questo fatto sono da ricercare anzitutto nella guerra che Hitler aveva scatenato e in cui aveva trascinato quasi tutti i paesi più importanti del mondo che, dopo la guerra, sentivano un comprensibile desiderio di non vedere mai più una Germania così forte e distruttiva. La divisione della Germania è quindi anche opera di Hitler. Il secondo motivo era la Guerra fredda che era cominciata ancora prima che fosse finita quella vera e che rendeva impossibile un accordo tra i due protagonisti, cioè tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Anche l'aggravamento della divisione della Germania negli anni 50 e 60 è un risultato della situazione internazionale con responsabilità da molte parti. La Germania stessa all'inizio era troppo debole per far valere una propria voce, ma poi si legava anche le mani da sé con una politica che si ostinava a non voler vedere la realtà dei fatti. Certamente anche la politica di distensione, iniziata con Willy Brandt negli anni 60, non riuscì ad avvicinare le due Germanie, ma portò lo stesso a un cambiamento molto positivo dell'atmosfera internazionale e a molti piccoli cambiamenti positivi nei rapporti umani tra i due stati tedeschi.
Nessun politico dell'ovest può reclamare alcun merito concreto per quanto riguarda gli eventi che portarono alla riunificazione. Tutti, compreso il cancelliere Helmut Kohl, erano trascinati e travolti dai fatti, Kohl ebbe solo la fortuna di essere cancelliere della Germania quando si verificarono questi eventi, che né lui né qualcun altro aveva influenzato né poteva influenzare. Gli unici politici che in un certo modo hanno contribuito a iniziare o ad accelerare il processo della riunificazione della Germania erano Gorbaciov, che con la sua politica ha reso possibile tutto quello che è successo e il governo dell'Ungheria, in particolare il quasi sconosciuto ministro degli esteri dell'Ungheria Horn, che nell'agosto dell'89 prese la coraggiosa decisione di aprire i confini con l'Austria e che con ciò diede inizio a una valanga inarrestabile che portò in pochissimo tempo alla caduta del muro di Berlino. E naturalmente bisogna ringraziare i migliaia di sconosciuti che sfidarono apertamente, negli ultimi mesi prima della caduta del muro, il regime della DDR, rischiando anche la propria vita.
Oggi, nel 1997, la Germania è ancora molto lontana dall'essere un paese veramente unito. Era divisa per 40 anni, e non è del tutto escluso che passeranno altri 40 anni prima che anche le ultime ferite del passato siano chiuse e dimenticate.

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