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lunedì 2 marzo 2009

Tema svolto gratis L'italia nel dopo guerra

La Costituzione repubblicana del '46 fu l'ultimo episodio di collaborazione tra le forze antifasciste.

Nelle elezioni del 18 aprile '48 Psi e Pci si presentarono uniti, ma De Gasperi (Dc) poté giovarsi di due appoggi: la Chiesa e gli USA. Per la Dc fu un trionfo (48,5%). Questo risultato condizionò anche la politica internazionale: fu decisa una collocazione del paese a fianco della NATO (marzo '49). Fu inoltre intrapresa una austera politica economica per ridurre l'inflazione ed il deficit: la "linea Einaudi" raggiunse i propri scopi, anche se comportò forti costi sociali, come la disoccupazione. Nonostante la Dc avesse la maggioranza assoluta cercò sempre un accordo con i partiti laici minori ® Luigi Enaudi capo dello Stato nel '48. Maggio-dicembre '50: riforma agraria (per incrementare la piccola borghesia, asse portante della Dc). Agosto '50: Cassa per il Mezzogiorno (fino al 1983). Nonostante la forte ripresa economica, la disoccupazione si mantenne su livelli molto alti ® manifestazioni e scioperi ® repressione di comunisti e socialisti. Per paura, poco prima delle elezioni del '53 fu varata la "legge truffa": una legge costruita apposta per il sistema di alleanze della Dc. Eppure nelle elezioni la Dc perse voti e De Gasperi registrò la prima grande sconfitta. Dopo questo iniziò una fase di transizione, nella quale molti sentivano il bisogno di un allargamento a sinistra. Questo però non avvenne e, anche dopo le dimissioni di De Gasperi nel '53, i governi Dc continuarono ad appoggiarsi solo sulla esigua maggioranza quadripartitica. Nella seconda metà degli anni '50 ci furono però molte riforme: Piano Vanoni del '55 (prima programmazione economica ® più poteri a Eni e Iri), Corte Costituzionale nel '56. La seconda legislatura ('53-'58) vide, nella Dc, la progressiva emarginazione della corrente liberale (De Gasperi, a favore della nuova generazione di politici nati dall'Azione Cattolica negli anni '20-30, più favorevoli all'intervento statale in economia e attenti ai problemi sociali, come Amintore Fanfani. Egli diventò nel '54 segretario del partito, e cercò di slegare la politica dai condizionamenti della Confindustria, a scapito però di legarla all'emergente industria di stato: connubio che degenererà negli anni successivi. Nel '56, a seguito delle denuncie dei crimini di Stalin, il Psi ebbe una svolta autonomistica: mentre il Pci, pur condannando Stalin, rimaneva legato al modello sovietico, il Psi continuava ad inseguire la prospettiva di un radicale mutamento dello Stato, ma adesso si dichiarava disposto a collaborare ad una politica di riforme ® premesse per una futura politica di collaborazione. 1958-1963: boom economico + emigrazione sud-nord ® necessità di riforme sociali.
II fase: Centro-Sinistra (1962-76)

* Area della legittimazione politica: Dc + Pri Pli, Psdi e Psi (quando il Psi entra, il Pli va all'opposizione e muore);
* C.A.E.: Pci + Psiup e Msi + Dn.

L'allargamento a sinistra si verificò a seguito di alcuni drammatici episodi: nella primavera del 1960 il democristiano Fernando Tambroni, non riuscendo a trovare la maggioranza con Pri e Psdi, forma un governo monocolore con l'appoggio di Msi. La tensione esplose però quando fu autorizzato a Genova un loro congresso: per tre giorni (30 giugno-2 luglio '60) antifascisti si scontrarono con la polizia. Ci furono disordini anche in molte altre città italiane. Per superare la crisi fu creato un nuovo governo monocolore presieduto da Fanfani, con l'appoggio del Psi. La nuova alleanza fu sancita nel '62 da Aldo Moro al congresso della Dc. Il programma del centro-sinistra prevedeva la creazione di una scuola media unificata, la nazionalizzazione della industria elettrica e la tassazione dei titoli azionari. Nelle elezioni del '63 sia Dc che Psi persero voti, a vantaggio del Pci. In questo anno finirono le riforme sociali, anche a causa di un accenno di recessione economica. Se la Dc riuscì però a mantenere la sua unità, diversamente accadde per il Psi: nel gennaio del '64 la minoranza di sinistra, alleata del Pci, si staccò dal partito per dare vita al Psiup. Nonostante le difficoltà (perdita di voti, crisi e rafforzamento dei partiti estremisti), la formula del centro-sinistra sarebbe durata, con interruzioni, fino al '76. Il '68 portò l'occupazione di facoltà, grandi manifestazioni, e l'"autunno caldo" nelle fabbriche nel '69. Tutto questo portò a vantaggi salariali e a riforme (legge sul divorzio e regioni nel '70). Nel '73 Enrico Berlinguer (Pci) espresse la necessità di un "compromesso storico": un accordo fra Dc, Pci ePsi per affrontare il terrorismo e allargare le basi riformatrici.
III fase: Solidarietà Nazionale (1976-79)

* Area della legittimazione politica: Dc + Pli, Pri, Psdi, Psi + Pci (solo per l'omicidio Moro);
* C.A.E.: Msi

L'inizio degli anni '70 fu il peggiore periodo per lo Stato Italiano. Due erano i fattori destabilizzanti: il terrorismo e la crisi economica. Il terrorismo politico ha inizio il 12 dicembre '69 con la bomba di piazza Fontana. Ad un terrorismo di destra che privilegiava gli attentati dinamitardi, se ne aggiunse presto uno di sinistra, ispirato ai movimenti di guerriglia vietnamita, e dedito ai rapimenti ed agli omicidi programmati. Nel '78 il terrorismo raggiunse il suo apice: il 16 marzo le Brigate Rosse rapirono Aldo Moro e lo uccisero il 9 maggio. Questo fu però anche l'inizio del declino del terrorismo: la condanna unanime, il potenziamento degli organi di polizia e il "pentitismo" lo sconfiggeranno entro pochi anni. Dopo l'assassinio di Moro si cercò anche di risanare l'economia con una politica di austerità. Intanto il nuovo segretario del Psi, Bettino Craxi, si era fatto portavoce dell'esigenza di riprendere l'azione riformatrice su piani diversi da quella del Pci e di agire anche al di fuori della coalizione. Da parte sua il Pci lasciò il governo ne gennaio '79, causando così le elezioni anticipate.
IV fase: Pentapartito (1979-92)

* Area della legittimazione politica: Dc + Pli, Pri, Psdi, Psi;
* C.A.E.: Pci + Dp (democrazia proletaria) e Msi + Dn

Alle elezioni del '79, ed ancora di più in quelle dell'83, si registrarono molti cambiamenti: il Pci perse molti voti (30%), così come la Dc (32,9%), e anche il Psi, nonostante il dinamismo di Craxi, deluse (9,8%). Chiusa la parentesi della solidarietà nazionale, l'unica alternativa era quella di ritornare ad una coalizione di centro-sinistra. (Dc, Psi, Pri, Psdi), con l'allargamento, dall'81, al Pli ® pentapartito. Per la prima volta la Dc cedette la guida del governo ('81-'81 Spadolini e dall'83 al socialista Craxi). Con la perdita della presidenza, la Dc poté cercare di sbloccarsi da quella fase di disorientamento che era seguita all'uccisione di Moro. Ciriaco De Mita cercò infatti di ridare credibilità ed efficienza al partito. Anche il Pci in questo periodo attraversò una fase di riassestamento, arrivando quasi a "sorpassare" la Dc nel giugno '84. Esauritosi però il riflusso a sinistra che aveva caratterizzato la società dal '70 in poi, la Dc riacquisì forza. Nell'autunno '80 i sindacati subirono inoltre la loro prima grande sconfitta, essendo stati costretti ad accettare la linea proposta dalla Fiat: era l'inizio di un declino che avrebbe raggiunto il suo apice con la modifica del meccanismo della "scala mobile" nell'85. In questi anni era poi centrale la questione del debito pubblico, ma queste difficoltà vennero in parte contrastate da una certa ripresa economica dall'84 in poi. La crisi era comunque imminente: la lentezza delle procedure parlamentari, l'instabilità di una maggioranza troppo composita, continui contrasti in materia di politica interna (giustizia e politica energetica) ed estera (l'atteggiamento da tenere sulla crisi mediorientale) e la mancanza di alternative alla coalizione di governo stavano minando dall'interno la prima repubblica. Si giunse così allo scioglimento delle camere nella primavera dell'87, e alle elezioni di giugno. Nonostante un certo incremento di voti per Dc e Psi (più un crollo per Pci), la novità era costituita dall'ingresso di nuovi partiti, estranei alla tradizione, come i Verdi e le varie Leghe regionali. Dopo queste elezioni il pentapartito riuscì faticosamente ad andare avanti per altri tre governi (Goria, De Mita, Andreotti), ma non riuscì a risolvere le questioni più importanti: risanamento del bilancio e riforme istituzionali. Nel '91 ci fu l'ultima crisi della prima repubblica.

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