Ricerca appunti sul web

Ricerca personalizzata

lunedì 2 marzo 2009

Recensione libro Il razzismo spiegato a mia figlia

Tahar Ben Jelloun è nato a Fèz, in Marocco, nel 1944 ed ora vive a Parigi. Poeta, romanziere e giornalista, è noto per i suoi romanzi, pubblicati anche in Italia,

e per i suoi articoli di politica internazionale che appaiono su "Repubblica". Per Il razzismo spiegato a mia figlia gli è stato conferito dal Segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, il "Global Tollerance Award".
Stile

Lo stile è semplice e lineare, anche dovuto al pubblico cui il romanzo è rivolto e al fatto che lo scrittore, Tahar Ben Jelloun, non è un saggista, ma un giornalista che si è cimentato in un saggio con lo scopo di farsi capire ed esprimere ciò che per lui è il razzismo. Anche per questo adotta la forma dialogica nel suo libro, che ha la funzione di semplificare la comprensione del testo il cui tema è alquanto difficile.
Pubblico a cui si riferisce

Il pubblico a cui si riferisce è composto dalla fascia d'età che va dagli otto ai quattordici anni, come l'autore ci dice nella prefazione, anche se il libro può essere letto da chiunque, specialmente dai genitori dei ragazzi a cui il libro è rivolto, perché potranno così spiegare loro i passi più difficili del libro. Infatti il libro chiarisce alcuni aspetti del razzismo, e suggerisce una riflessione su di essi ma a volte usa un linguaggio "simbolico" o "particolare" che potrebbe creare dubbi nei ragazzi che hanno un idea un po' confusa del razzismo. Infatti è vero che i comportamenti razzisti o non razzisti si apprendono con l'educazione, quindi, bisogna essere guidati nell'apprendimento di un tema così difficile.
Tematica

La tematica di questo libro è il razzismo, che l'autore descrive passando attraverso molti argomenti che sono causa e conseguenza l'uno dell'altro. Il libro si svolge come un dialogo tra l'autore e sua figlia che ha partecipato con lui ad una manifestazione contro il razzismo e che le ha fatto sorgere molte domande sul razzismo. Così pone al padre numerose domande concatenate le une alle altre per riuscire a chiarirsi il concetto di razzismo. Dalle sue domande emerge che il razzismo nasce da vari aspetti: dalla paura dello straniero, dall'ignoranza e dalla bestialità. Quest'ultima non è da intendersi in senso letterale, perché nessuno può permettersi di definire un essere umano una bestia, anche se ha commesso i peccati peggiori del mondo, ma nel senso che il razzista a volte non usa la ragione propria dell'uomo, ma si lascia portare dall'istinto verso sentimenti d'odio per ciò che non conosce e di cui ha paura.
Concetti sui quali sviluppa la sua riflessione

I concetti sui quali l'autore sviluppa la sua riflessione sono l'uguaglianza di tutte le persone, senza basi scientifiche che possano giustificare la supremazia di una razza che peraltro è un concetto sbagliato di intendere la diversità degli uomini. Passando per la storia della colonizzazione dell'Africa e dell'apartheid, cerca di farci capire gli errori che i nostri antenati hanno compiuto, forse anche per la loro ignoranza, e che noi non dobbiamo più ripetere. Cerca di far capire che nessuno può sentirsi superiore agli altri solo per il colore della pelle. È convinto che l'educazione svolga un ruolo fondamentale nello svilupparsi di uomini del domani che non si facciano trascinare dal razzismo e che nessuno nasce razzista ma lo diventa.
Giudizio personale

Penso che questo libro faccia riflettere sulla nostra idea di razzismo e ci porti a metterci in discussione per capire se la nostra idea di razzismo è quella che corrisponde veramente alla realtà o ci siamo sbagliati fino ad adesso. Penso comunque che, ci siano alcune contraddizioni che non chiariscono, anzi complicano la comprensione del passaggio: se anche l'autore ha un evolversi del suo pensiero come può pensare che noi riusciamo a chiarirci le idee se è lui per primo che non ha ancora un pensiero preciso su alcuni argomenti? Forse anche lui si sta mettendo in discussione parlando con sua figlia di dieci anni, ma se lui per primo non è sicuro, o comunque si contraddice, penso che i ragazzi a cui è rivolta l'opera debbano essere ben seguiti per evitare che non si complichino ancor di più le idee piuttosto che chiarirsele. Penso inoltre che l'uso di alcune espressioni siano esagerate e portino a pensare in modo errato: nessuno infatti ha il diritto di definire bestia o porco un essere umano come lui. In generale, però, è un opera apprezzabile che fa riflettere e porta a una migliore comprensione di ciò che ci sta attorno e che ci accompagnerà nella nostra vita.

0 commenti: