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lunedì 2 marzo 2009

Recensione libro Mastro Don Gesualdo di Verga

Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 e si trasferisce nel 1865 a Firenze, l'allora capitale d'Italia, dove, dopo aver composto il suo primo romanzo,

I carbonari della montagna, conosce Capuana e i maggiori intellettuali dell'epoca avvertendo l'influenza dei francesi Balzac, Flaubert e Zola. Alcuni anni dopo, nel 1872, Verga si trasferisce a Milano, dove resta fino al suo definitivo ritorno a Catania, nel 1893. Qui trascorre in solitudine gli ultimi anni della sua vita, morendo il 22 gennaio 1922. La vita letteraria del Verga si divide in due differenti parti: la prima tra il '66 e il '74 durante la quale scrive romanzi d'intonazione tardo-romantica come Storia di una Capinera, Tigre Reale o Eros; sono racconti di amori travolgenti con gran sensualità e passionalità, conditi da sottigliezze psicologiche. Con la novella Nedda del 1874 inizia la fase d'indirizzo verista e qui troviamo gli scritti più famosi del Verga: Vita dei Campi (1880), Novelle Rusticane (1883) e il ciclo dei Vinti di cui fanno parte I Malavoglia (1881) e Mastro Don Gesualdo (1889). I Vinti è un ciclo di racconti incompleto, il progetto originario prevede un ciclo di cinque romanzi che raffigurino cinque esponenti di classi sociali via via più agiate. Verga muore lasciando l’inizio de La Duchessa dei Leyra, e de L'onorevole Scipioni e de L'Uomo di lusso non ha lasciato che i titoli.
Personaggi
Nel racconto i personaggi sono davvero numerosissimi, alcuni dei quali presentati dettagliatamente, altri guardati solamente di sfuggita.

* La Famiglia Motta: questa famiglia, quella del protagonista, è composta da fornaciai e da muratori, ovverosia: Mastro Don Gesualdo, un muratore che si è arricchito con il suo lavoro; Mastro Nunzio, suo padre, il quale possiede le miniere di gesso; Santo Motta, il fratello minore di Gesualdo; Speranza, la sorella con il marito Burgio e i loro figli; Isabella Motta Trao, figlia di Gesualdo e Bianca Trao nata però dall'amore di Bianca con Ninì Rubiera; vi sono poi vari dipendenti dei Motta, tra i quali: Diodata, fedele serva alla Canziria, essa deve sposarsi con Nanni L'Orbo, ma ha avuto due figli da Gesualdo; Carmine, Brasi, mastro Nardo, Agostino, Neli, Cola Ventura, Mariano, manovali al servizio di don Gesualdo. Purtroppo per lui don Gesualdo non è molto amato tra la nobiltà, infatti si è arricchito con le sue mani con il lavoro ed il sudore della sua fronte e anche quando inizia a frequentare i luoghi dei nobili resta comunque un borghese, guardato sempre di traverso perché ha le mani callose dal lavoro. Ma Gesualdo fa comunque parte dei vinti, della borghesia senza riscatto; infatti anche quando muore viene sbeffeggiato dalla servitù, morirà infatti nella dimora del genero che ha scialacquato i suoi soldi, il vecchio leone morirà in una casa di un altro senza nessun affetto, come era successo al padre Nunzio e alla moglie Bianca che non erano stati da nessuno tranne che appunto da Gesualdo ed il suo amore contadino. Ma il mastro è un uomo solo, con Bianca era riuscito ad avere un approccio, seppur protetto dal pudore contadino, mentre con Isabella è tutta un'altra cosa, lei si vergogna del padre e lui dal canto suo è costretto a sacrificarla alla nobiltà.
* La Famiglia Trao: sono nobili decaduti che vivono nella squallida miseria del loro grandissimo palazzo ormai in rovina e in procinto di cadere a pezzi. Questa un tempo nobile famiglia è composta da tre fratelli: don Ferdinando, il più anziano dei tre, rimbambito e non molto furbo; don Diego, il secondogenito, molto più furbo del fratello maggiore, è lui che cerca di far qualcosa dopo lo scandalo tra la sorella Bianca e Nini Rubiera, suo cugino; ultima sorella è appunto Bianca, la quale sposerà Gesualdo. I Trao sono una famiglia di cocciuti, rappresentano l'aristocrazia in decadenza, ormai povera, e il loro palazzo ne è lo specchio, ma non accettano lo stesso di lavorare come la gente comune né di affittare camere del loro prezioso palazzo. Il loro decadimento è causato dalla loro stupidità.
* I numerosi parenti Trao: sono quasi tutti i nobili del paese, ovvero: la Baronessa Rubiera, ricca cugina Trao, e suo figlio Nini, il quale ha provocato lo scandalo con Bianca; al servizio Rubiera vi sono Vito Orlando, Giacalone, Rosaria, Alessi e il garzone Gerbino; vi sono poi Zia Mariannina Sganci, il barone Mendola, cugino Trao come donna Sarina Cirmena, zia tra l'altro di Corrado Lagurna, a cui vorrebbe dare in sposa Isabella; il Marchese Limolì, parente d'animo buono che capisce la gente e due parenti poveri: Zia chiara Macrì e il barone Zacco.
* Altri personaggi importanti: il canonico Lupi, persona presente in tutti gli intrighi del paese e con le mani in pasta dappertutto, è lui che aiuta a trovare un compagnio a Bianca e a Ninì e che vuole comprare le terre di Zacco assieme alla Baronessa di Rubiera; don Calogero Bugno, arciprete; Padre Angelino, confessore; fra Girolamo, il frate rivoluzionario; il dottor Tavuso, medico del paese; Il notaro Neri; il capitano e la capitana; il Capitano d'arme don Bastiano Strangafame, che alla fin fine sposerà al posto di Nini Fifì Margarone, che fa appunto parte della famiglia Margarone: don Filippo, donna Bellonia, Fifì, Giovannina, Mita e Nicolino; donna Giuseppina d'Alosì, la ricca vedova che sposerà Ninì; Marina di Leyra, amica di Isabella e suo fratello Alvaro Ferdinando Maria Garganatas d Leyra, che sposerà Isabella Motta Trao; i commedianti Pallante e Aglae; I medici di Caltagirone don Vincenzo Capra e don Muscio.

Trama

"Mastro Don Gesualdo" è diviso in quattro parti ed ha come centro Vizzini nella Sicilia borbonica degli anni venti prima dell'unità d'Italia. Il racconto inizia all'alba del giorno di San Giovanni, santo patrono di Vizzini, quando le campane svegliano gli abitanti del paesello per accorrere al palazzo dei Trao, in fiamme. Tutto il Paese accorre per spegnere l'incendio e anche per spettegolare sui Trao, ma in quel trambusto don Diego scopre la sorella Bianca in camera con il cugino Ninì, se si venisse a sapere sarebbe uno scandalo, ma il fatto passa Inosservato tra i paesani intenti a spegnere il fuoco capitanati dall'operoso Gesualdo che fa quanto gli è possibile per evitare che succeda qualcosa alla sua roba. Il giorno successivo don Diego si reca dalla cugina Rubiera, madre di Ninì, chiedendo un matrimonio riparatore tra i due, ma la ricca e operosa cugina va su tutte le furie, suo figlio dovrà mettere la testa e sposare una donna ricca e d'alto rango, in quanto a Bianca non sarà difficile trovarle un11 gennaio 2000 marito adeguato. E così grazie all'aiuto del canonico Lupi, gia compagno d'affari meno santi con la baronessa si decide di maritare Ninì con Fifì Margarone e Bianca con don Gesualdo. Il primo matrimonio non andrà in porto, mentre il secondo si, anche se Bianca accetta di sposare Gesualdo solo per riparare al danno commesso con Ninì. Ma Gesualdo è un brav'uomo, sempre pronto con i suoi soldi ad aiutare perenti ed amici, e pensa che Bianca, anche senza dote è pur sempre una nobile: lei metterà il nome e lui la ricchezza. Infatti quando nascerà una figlia prematura (frutto infatti degli amori prematrimoniali di Bianca), verrà chiamata Trao Motta Isabella. Il padre vuole che lei sia una vera signora, e la manda in collegio, ma lei lo delude innamorandosi con un cugino poeta e spiantato: Corrado La Gurna. La relazione è duramente ostacolata da Gesualdo che così facendo si fa odiare anche dalla figlia che però poi finisce per cedere, accondiscendendo al padre e accettando di sposare, con l'aiuto del marchese Limolì un attempato nobile, Alvaro Filippo Maria Gargantas de Leyra, andando a vivere nella sua casa. Con la partenza di Isabella iniziano i guai di don Gesualdo: infatti il genero non fa altro che attingere alle sue casse, parenti, amici e vicini si accaniscono contro di lui infangando il suo nome e le sue ricchezze e Bianca muore consumata dalla tisi e dal dolore della lontananza della figlia. Gesualdo rimane solo, tormentato dai dolori allo stomaco causatigli dal cancro e anche i più quotati medici non sanno che fare per lui. A questo il genero che lo detesta con tutto il cuore decide di trascinarlo nella sua casa di Palermo per guadagnarne l'eredità e promettendogli le cure dei migliori medici. Non c'è però nessuna speranza per il vecchio leone che morirà roso dal cancro in una casa non sua Trascorrendo le ultime ore della vita in compagnia solo di un servo che lo sbeffeggerà. Nemmeno dopo la sua morte qualcuno avrà delle belle parole da destinargli.
Commento

"Mastro Don Gesualdo" è un libro difficile e pieno di messaggi, rispecchia la vita dei borghesi dell'epoca al confronto con i nobili, l'arroccata e rapace nobiltà, con i trasandati Trao Verga vuole forse mandare un massaggio alla nobiltà stupida e zuccona, la nobiltà che vuole vivere solo di rendita, che non scende a compromessi anche a costo d'andare in rovina, mai disposta a mollare né a rimboccarsi le maniche e a lavorare a fianco dei "plebei", in questo caso l'unica eccezione sta per la Baronessa di Rubiera, indaffarata anch'essa nel lavoro dei suoi campi e nella vendita del suo grano. Gli eroi del Verga sono infatti i poveri e gli umili e se qualcuno come Gesualdo tenta di invertire le regole si troverà tutti contro, dai parenti agli amici, dai vicini a persino i famigliari; attorno al cadavere del Mastro, infatti si svolge il chiacchiericcio persino dei servi, cosa che in una normale circostanza non si sarebbero mai permessi di fare.
Altra recensione

Grazie a gerihalliwell_spice@hotmail.com
Ambientazione

La vicenda è ambientata a Vizzini, centro agricolo non molto distante da Catania. Vizzini è un grande e animato borgo campagnolo dove convivono persone di ogni genere. Non vi sono riferimenti a fatti storici o date specifiche, vi sono accenni in alcuni punti al 1820-21 e al 1837; si presume che lo svolgimento si collochi tra il 1820 e il 180-45.
Personaggi principali

* Mastro Don Gesualdo: il protagonista, uomo forte e robusto dall'aspetto forse calmo e pacifico ma che nasconde in realtà il prototipo di self-made-man testardo e sicuro. Si è costruito la fortuna con le sue mani, ha guadagnato (a volte in modo disonesto) ed ora si trova attaccato alla "roba" e ai suoi campi fino al punto di diventare cattivo nei confronti di chi ostacola la sua ascesa. Non si preoccupa troppo della moglie e della figlia perchè è troppo preso dai suoi affari; riesce a fare studiare la figlia nelle scuole perchè la gente parli bene di Isabella, educata e ricca. Il suo attaccamento alla roba sarà la sua rovina fisica e psicologica, la paura dello sperpero lo spaventa fino al punto di morire accorgendosi forse, che in realtà non era mai stato felice veramente.
* La famiglia Trao: Don Diego e Don Ferdinando sono i tipici nobili del paese attaccati a certi valori e a certe tradizioni ormai passate che vedono nella nobiltà e nelle proprie ricchezze le ragioni principali di vita, per questo si sentono persi quando brucia il loro palazzo con i loro averi. Evidenziando questo loro modo di pensare anche quando non si dimostrano d'accordo con Bianca quando decide di sposarsi e di andarsene da casa. Bianca invece è la classica vittima delle situazioni negative. Debole, infelice e ammalata per tutta la vita sposa un uomo che ama solo la sua posizione nobile, che non è nemmeno il padre di sua figlia. È dolce, sensibile, tranquilla, buona, calma, sincera; la classica ragazza brava e religiosa che tutti odiano e amano allo stesso tempo e così rimarrà fino alla morte.
* Don Ninì e la Baronessa Rubiera: sono i classici parenti ricchi di Trao, che si prestano a concedere favori soltanto in situazioni veramente tragiche. La baronessa è una donna arrivista, ricca, ambiziosa e molto attaccata alla roba, quasi come Gesualdo. Rimane senza parola e paralizzata solo quando viene a sapere della relazione del figlio con l'attrice perchè si sente ferita nella sua nobiltà di famiglia. Don Ninì è il tipico scavezzacollo di paese a cui piace divertirsi senza pensare troppo ai problemi della vita anche se sembra cambiare quando si innamora di Bianca. Dopo l'amore improvviso per l'attrice (alla quale dà anche un figlio) si trova di fronte a molte difficoltà (la madre è paralizzata per causa sua) e quindi si trova di fronte a un matrimonio quasi obbligato che lo costringe a mettere la testa a posto, anche se forse in fondo in fondo rimane sempre lo stesso.
* Famiglia Margarone: è formata da mamma, papà Margarone, donna Giovannina, Donna Mita, Donna Bellania, Donna Fifi e dal piccolo nicolino. Una famiglia che riveste un gradino importante all'interno dei pettegolezzi di Vizzini, soprattutto per quanto riguarda donna Fifì e mamma Margarone. Sono due donne vanitose, orgogliose, permalose e si considerano superiori alle altre per ricchezza e aspetto fisico di cui amano andare molto fiere. Purtroppo sono costrette a diventare meno superbe quando Fifì viene lasciata da Don Ninì e di fronte alla bontà e alla generosità della semplice e povera Bianca che si contende con Fifì e il Baronello.
* L'arciprete Bugno, il Marchese Limoli, Canali, Cav. Peperito, notaio Neri: sono personaggi importanti all'interno della vita del paese; sempre presenti in ogni situazione e attenti a ogni avvenimento. L'arciprete e il marchese sempre pronti a consigliare Bianca in come comportarsi col marito e il suo denaro. Canali, Peperito, Neri, sono pronti a interessarsi a ogni tipo di affare pur di guadagnare denaro, quasi per emulare Gesualdo che invidiano per la sua ascesa dal nulla.
* Isabella, la sua amica Marina di Leyra e il marito di Isabella: Isabella, la figlia di Bianca e Gesualdo, non ha un buon rapporto con il padre che la considera e la tratta come una perla rara, perchè è erede del patrimonio e quindi è considerata un buon partito. La ragazza è un po' vanitosa ma in fondo buona e forse un po' ingenua a causa del padre. La madre le vuole molto bene anche se non la capisce, solo la zia riesce a tirala un po' su di morale. Cerca nel marito, il fratello della sua amica Marina, un motivo di felicità e di distacco dal padre che però disprezza la figlia perchè il genero sperpera tutto il denaro ereditato in feste ricche e sfarzose.
* Don Luca il sagrestano: è sempre pronto ad aiutare Gesualdo nei suoi affari e a consigliarlo in tutte le situazioni, cercando di essere più vicino alla famiglia per quanto gli è possibile.
* Nanni l'orbo, compare Cosimo, Pelagatti, Diodata, Brasi, Camauro, Giacolone: sono sempre pronti ad aiutare il padrone in ogni situazione lavorando duramente senza sosta. Diodata che è l'unica che riesce a dare veramente un momento di vera felicità al padrone del quale è innamorata, dal quale non è però corrisposta; semplice e buona sposerà Nanni l'orbo, lavoratore buono e onesto come lei, e riuscirà a renderla felice. Compare Cosimo, Pelagatti, Brasi, Camauro e Giacolone sono le persone più affezionate a Gesualdo, forse perchè sono le uniche che riescono veramente a capirlo.
* La famiglia di Gesualdo: è formata da Mastro Nunzio (il padre), il fratello Santo, la sorella Speranza, il cognato Burgio e il loro figlio. Il padre, che contesta il modo di condurre gli affari del figlio, che considera uno spendaccione perchè sperpera gli averi di famiglia che in realtà sono solo i guadagni faticosi di Gesualdo. La sorella e il marito, che sono invidiosi della ricchezza accumulata da Gesualdo, con il quale sono solidali poche volte, e Santo nolta che passa le sue giornate all'osteria.
* Il sig. Capitano, l'avvocato fiscale, don Liccio Papa, don Filippo, barone Zacco: persone importanti del paese con il quale Gesualdo si contende l'appalto di edifici e l'acquisto di alcune terre fruttuose e importanti. Il barone Zacco e don Liccio Papa che con il loro potere a Vizzini cercano di ostacolare Gesualdo con ogni mezzo, che sono sempre al centro dell'attenzione per quanto riguarda feste, manifestazioni e occasioni importanti. Avari attaccati alla roba cercano sempre di far colpo sulle persone con la loro personalità e modo di agire e comportarsi.
* Barone Nendola, il canonico Lupi: personaggi influenti che cercano di aiutare Gesualdo nel guadagnare denaro e consigliarlo a proposito del matrimonio che gli potrà essere utile.
* Personaggi secondari: Aglea l'attrice, Grazia, Rosaria, Pirtuso, Alessi, Corrado, la zia Sganci, zia Macrì, Donna Sarina Cirmena, Donna Giuseppina Alosi, Donna Agrippina, Donna Mariannina, la sig.ra Capitana, zia Filomena.

Riassunto

Nella notte di San Giovanni brucia il palazzo della famiglia Trao, una delle più importanti e influenti del paese a causa della loro nobiltà e durante la notte viene scoperta donna Bianca insieme a don Ninì Rubiera. Il giorno dopo don Ferdinando si reca dalla baronessa Rubiera per raccontarle il fatto; ella però non vuole vedere il figlio sposato con una ragazza povera, così la convince a maritarsi con Gesualdo Motta soprattutto per interessi economici. Intanto Don Ninì rifuta di sposare Fifì e dopo il breve amore con Aglea si trova costretto a un matrimonio di convenienza con Donna Giuseppina Alosi. Isabella orami cresciuta se ne torna a Vizzini dopo aver studiato a Palermo; si innamora di Corrado Lagurna, con il quale si trova a suo agio, nipote della zia Cirmana. Poche settimane dopo muore il padre di Gesualdo insieme ad altri cari amici a causa del colera, così Santo e Speranza pretendono la divisione delle terre perchè sono convinti che appartengano al padre; ciò segna l'inizio della "decadenza di Gesualdo". Ad aggravare la situazione subentra Isabella che ama Corrado contro il volere del padre, così quando viene rimandata a Palermo, scappa per tornare dall'amato. Gesualdo la convince a sposare il duca di Leyra che non la amerà mai ma dissiperà tutta la dote della figlia in ricevimenti. Isabella si sente sola senza Corrado. Bianca muore di Tisi e Gesualdo rimane solo con Diodata dalla quale ha due figli che non riconoscerà mai. La rivoluzione giunge anche a vizzini, dove i contadini pretendono le loro terre e Gesualdo si rifugia da Limoli dove si ammala. Tornato a casa non trova nemmeno Diodata che lo ha abbandonato; Gesualdo muore in solitudine nel suo palazzo a causa della malattia provocata dai dolori di famiglia, la figlia e gli eredi che vogliono dividersi la sua eredità e dal suo troppo attaccamento alla roba dalla quale si accorge di avere avuto soltanto dispiaceri.
Avvenimenti esterni

Accenni alle vicende politiche: la rivolta palermitana e la Costituzione di Francesco Duca di Calabria nel 1812 nell'Italia Meridionale.
Costruzione dei personaggi

I protagonisti del Verga sono dei "vinti" dalla vita che non trovano soluzioni ai problemi e sono costretti a subire; vengono descritti e presentati così come sono attraverso al Verismo.
Relazione de "Mastro Don Gesualdo"

Grazie a Francesco Veneziano

Giovanni Verga nacque nel 1840 a Catania dove trascorse l'infanzia e la gioventù. La sua vocazione letteraria lo spinse a lasciare l'isola per continuare con più profitto gli studi nel continente. Dal 1865 al 1872 visse a Firenze dove strinse amicizia col Capuana; in seguito si trasferì a Milano dove dimorò quasi ininterrottamente sino al 1893. Fatto ritorno a Catania vi morì nel 1922. La sua attività di scrittore è compresa tra il 1891 e il 1896. I suoi primi romanzi si rifecero al romanticismo e furono romanzi psicologici e sentimentali (come "Storia di una capinera"); dal 1874 però, con la novella "Nedda", aderì a una nuova corrente letteraria, il Verismo, della quale divenne il massimo esponente. Il Verismo italiano si rifà al Naturalismo francese, corrente letteraria nata in contrapposizione del Romanticismo. A fondamento del Naturalismo sta la filosofia positivista, succeduta a quella idealistica su cui si basava il Romanticismo. Il Positivismo si basa sulla certezza che, a regolare la vita degli uomini siano delle leggi scientifiche e non la metafisica, qualcosa di tangibile e certo non la Divina Provvidenza. Il Naturalismo si rifà a fatti reali descrivendoli fedelmente, in modo oggettivo, senza che l'autore precisi il proprio punto di vista o dia insegnamenti pedagogici, lasciando al lettore il compito di dedurre un qualsiasi giudizio e di esprimere la propria interpretazione. In Francia il Naturalismo fu portato agli eccessi sino a condurre a situazioni crude, esasperate, talvolta immorali. Trasportato in Italia il Naturalismo perdette molto della sua crudezza e si inserì come una corrente ispirata a modelli veri ma "corretta" dalle convinzioni religiose e sentimentali del Romanticismo. Tra le principali opere veriste di Verga spiccano raccolte di novelle ("Le novelle rusticane", "Vita dei campi") e il ciclo dei "Vinti", un ciclo di cinque romanzi ("I Malavoglia", "Mastro-Don Gesualdo", "La duchessa di Leyra", "L'onorevole Scipioni" e "L'uomo di lusso"), dei quali però soltanto i primi due furono compiuti e il terzo appena cominciato.
Mastro Don Gesualdo è un tenace lavoratore che, riuscito a far fortuna coi suoi soli mezzi, vuole innalzare la sua condizione sociale e passare dalla classe popolana a quella aristocratica sposando una nobile dei Trao. Presto si rivela infelice della vita che ha scelto, tra l'incomprensione della moglie e l'indifferenza superba della figlia (che crede sua ma che in realtà non lo è), educata aristocraticamente e vergognosa delle basse origini paterne. Per di più la giovane sposa un nobile che a poco a poco rode il patrimonio faticosamente accumulato da Mastro Don Gesualdo. Mentre cresce intorno a lui l'ostilità di tutti, ad eccezione della fedele servitrice Diodata che il padrone rimpiange di non aver sposato, Gesualdo intristisce vinto, nelle sale del palazzo nobiliare della figlia, assistendo senza ribellarsi alla dilapidazione dei suoi averi e alla cupidigia degli eredi, finché non muore di cancro nella più squallida desolazione, abbandonato da tutti.
La trama del romanzo si può dividere in quattro sequenze narrative unite dal filo conduttore dell'attaccamento alla "roba" ma nelle quali possiamo individuare molteplici motivi che contribuiscono tutti a preparare il lettore al drammatico epilogo. Nella prima parte facciamo la conoscenza dei numerosi personaggi, molti dei quali secondari ma ugualmente importanti per far progredire la vicenda. In ogni singolo capitolo del romanzo è esaminato dettagliatamente un aspetto dei personaggi.
Nel 1° capitolo viene presentata la famiglia Trao, famiglia chiave per lo svolgimento della vicenda, e conosciamo i fatti che porteranno Bianca Trao a sposarsi con Mastro Don Gesualdo per evitare uno scandalo. Infatti come sapremo nel 2° capitolo Bianca aspettava un bambino dal cugino, il barone Rubiera, e i fratelli, dopo essersi consultati con la madre del barone, la baronessa Rubiera, si affretteranno a trovare un marito che possa legittimare la gravidanza. La figura della baronessa Rubiera è particolare perché, pur essendo nobile, ha deciso di non rimanere nell'ozio e di darsi da fare lavorando per accumulare soldi e consentire al figlio di vivere con gli onori del grado; sarà lei che giostrerà a suo vantaggio matrimoni di convenienza. Nel 3° capitolo incontriamo la nobiltà del paese riunita per assistere alla processione del santo patrono e tramite i pettegolezzi dei paesani, possiamo conoscere i piani della baronessa Rubiera e la mentalità dei nobili del tempo. La baronessa infatti aveva combinato il matrimonio tra Bianca e Mastro Don Gesualdo, ricco ma non nobile, così da portare denaro al casato dei Trao, illustre ma povero, e il matrimonio del proprio figlio con donna Fifì, nobile e ricca ma brutta; sperava inoltre di fare una società di affari con Mastro Don Gesualdo, prossimo a divenire parente. Nel 4° capitolo conosciamo per la prima volta approfonditamente il protagonista e capiamo che tipo d'uomo è. Lo incontriamo mentre, durante un temporale, vaga tra le sue proprietà curando i propri interessi e incitando i lavoranti. Mastro Don Gesualdo è un uomo che grazie a molta parsimonia e volontà ha costruito da sé una fortuna, cominciando da semplice muratore sino a diventare proprietario terriero e a partecipare a numerosi appalti. In questo capitolo conosciamo anche Diodata, un'orfana accolta da Mastro Don Gesualdo e da lui tenuta come servitrice. In Diodata Gesualdo troverà sempre qualcuno con cui confidarsi e che lo comprenda, e rimpiangerà di non averla sposata. Il 5° capitolo ci presenta i rapporti di Mastro Don Gesualdo con la famiglia. A casa di Gesualdo vivevano anche il padre Nunzio, il fratello Santo e la sorella Speranza con il marito. Si delinea subito che Gesualdo si è generosamente sobbarcato il peso di tutta la famiglia, ma non sopporta che i suoi parenti mettano il naso nei suoi affari o lo critichino. Il padre a sua volta non sopporta di essere "spodestato" del ruolo di capofamiglia, la sorella non vuole dare l'impressione di vivere d'elemosina pur bramando i soldi del fratello, gli altri due sono inetti in tutto e si limitano a godere della generosità del ricco parente. Questa situazione va stretta a Mastro Don Gesualdo che vuole sposarsi e mettere su famiglia da solo. Nel 6° capitolo vediamo gli sforzi del canonico Lupi, un personaggio che farà da mediatore in molti litigi tra parenti, per persuadere Bianca e la sua famiglia ad accettare il matrimonio con Gesualdo; secondo la mentalità del tempo questo matrimonio era impensabile ed era considerato impossibile elevare la propria condizione sociale. Nel 7° capitolo vi è finalmente il matrimonio: è evidente durante il ricevimento il rifiuto dei parenti nobili per questo "estraneo" che entra nella famiglia, infatti essi disertano in massa la festa.
La seconda parte è quella che forse più di tutte, rende l'idea di quanto fossero tesi i rapporti tra la nobiltà e Mastro Don Gesualdo. Nel 1° capitolo Gesualdo partecipa ad un appalto per le terre comunali e riesce a ottenerle togliendole, a dispetto della parentela, al barone Zacco che le aveva sempre avute; al termine dell'asta una lettera da Palermo informa che sono scoppiati moti carbonari e anche nel paesino il popolo comincia ad agitarsi, vuole le terre del comune e i nobili cercano di calmare la folla. Nel 2° capitolo Mastro Don Gesualdo con i maggiori esponenti dell'alta borghesia del paese partecipa a una riunione di carbonari ma alla fine scopre che a casa sua ci sono i carabinieri che lo attendono così si rifugia a casa di Diodata. Nella prima parte del 3° capitolo noi vediamo, tramite gli occhi dei vicini, le abitudini dei Trao: Diego e Ferdinando, fratelli di Bianca, nobili ma molto poveri, non possono sopportare le elemosine dei parenti e vivono di stenti confidando nella soluzione di una lite giudiziaria vecchia di secoli coi regnanti spagnoli. Don Diego sta male, è ammalato di tisi, malattia che mina la salute di tutti i familiari. Ben presto si capisce che è spacciato e si mandano a chiamare i parenti; Bianca è disperata, è già avanti con la gravidanza e le doglie la colgono in casa dei fratelli: nasce Isabella. Nei capitoli 4° e 5° osserviamo il disfacimento dei piani della baronessa Rubiera e del suo stesso patrimonio perché Ninì non vuole sposare la brutta fidanzata ma un'attrice e al fine di conquistare il suo cuore è costretto a chiedere un prestito a Gesualdo per comprarle regali; la baronessa saputo ciò sviene e rimarrà per sempre muta e paralitica. Gesualdo antepone il denaro alla parentela ed esige il pagamento, Ninì è perciò costretto a sposare una vecchia ricca per non finire sul lastrico.
La terza parte è incentrata su Isabella, la figlia di Bianca e del barone Rubiera, che Gesualdo crede sua. Cresciuta in collegio a Palermo tra l'aristocrazia, la ragazza aveva sempre provato per il padre un senso di vergogna. Nei primi due capitoli Gesualdo che è andato a riprendere la figlia in collegio per portarla in campagna al sicuro dalla minaccia del colera, si accorge che la ragazza lo tratta freddamente e capisce che rimane molto delusa quando vede la casa di campagna dove la sua famiglia si era rifugiata. Mastro Don Gesualdo si offre anche di ospitare la parentela ma quando va a prendere suo padre i parenti lo respingono dicendogli che non lo considerano più membro della famiglia da quando ha sposato Bianca, e anche alcuni dei numerosi parenti di Bianca si rifiutano di avere a che fare con lui. Tra i parenti della moglie Gesualdo accoglie anche la zia Sarina e con lei il cugino di Isabella, Corradino La Gurna. Donna Sarina spera di far innamorare i due cugini per potere mettere le mani sulla consistente dote di Isabella. Nel 3° capitolo Mastro Don Gesualdo intuisce il piano ma il fatto è compiuto e, dopo aver cacciato Corradino deve cercare un genero per salvare la figlia dallo scandalo, come era successo per Bianca. Nel 4° capitolo viene celebrato il matrimonio tra Isabella e il duca di Leyra, nobile palermitano ricco di terreni sui quali però gravano numerose ipoteche.
La quarta parte del romanzo è la più drammatica, la fortuna volge le spalle a Gesualdo e questi, ormai disilluso, muore nell'indifferenza di tutti. Nel 1° e nel 2° capitolo vediamo il genero che, sei mesi dopo il matrimonio ha già dissipato tutta la dote e chiede degli altri soldi, intanto la malattia di Bianca è peggiorata e lei è costretta a letto mentre i servitori si licenziano per timore del contagio; soltanto la famiglia Zacco viene a far visita alla malata perché il barone alla morte di Bianca vorrebbe dar sua figlia in sposa a Gesualdo. Nel 3° capitolo Gesualdo, rimasto vedovo, riceve una lettera della figlia, alla quale è stata tenuta nascosta l'agonia della madre per dissuaderla dal venire in paese ed evitarle le fatiche del viaggio: anche lei, infatti, è malata della stessa malattia che affligge tutti i Trao; nella stessa lettera il genero chiede altri soldi. Il colpo è durissimo per Gesualdo, tanto più che nel paese sono scoppiati tumulti repubblicani e lui stesso è malvisto dalla gente del popolo. Nel 4° capitolo Gesualdo sta sempre più male: il dispiacere di vedere dilapidata dal genero tutta la "roba" che aveva faticosamente accumulato contribuisce ad aggravare la terribile malattia che gli è stata diagnosticata, il cancro allo stomaco. Nel 5° capitolo Gesualdo, invitato dal genero a Palermo, trascorre gli ultimi giorni in una camera della sfarzosa residenza della figlia e lì, disperato per il fallimento della propria vita, morirà abbandonato da tutti.
Come altri romanzi di Verga anche questo si ispira a una novella, ma Mastro Don Gesualdo è diverso dal Mazzarò, protagonista della novella "La roba". Mentre quest'ultimo è molto avaro e si priva di qualsiasi comodità pur di accumulare sempre più, Gesualdo, secondo me, non è così avaro come lo accusano i nobili del paese, è parsimonioso perché, avendo costituito lui stesso la sua "roba", sa quanta fatica costa accumularla e quindi risparmia sul superfluo, pur non facendo mancare nulla del necessario alla moglie e alla figlia che invece non lo ripagano del suo affetto. Gesualdo capisce troppo tardi che doveva sposare Diodata, che solo lei, proveniente dalla stessa classe sociale, avrebbe potuto dargli quell'amore negatogli da Bianca. Giunto alla fine dei suoi giorni Gesualdo riflette sul fallimento della propria esistenza, mentre il Mazzarò della novella non capisce il suo fallimento e cerca di distruggere più "roba" possibile per portarla con sé nell'aldilà.
Verga ha scritto il romanzo in un italiano non molto chiaro e scorrevole ed è presente la mimesi, ossia nel discorso diretto il linguaggio imita quello che poteva essere usato dai vari personaggi. La voce narrante è in terza persona e la focalizzazione è interna, cioè il lettore sa tanto quanto il narratore. Secondo i canoni del Verismo, l'autore non esprime direttamente il suo punto di vista, ma lascia al lettore ogni considerazione; il punto di vista assunto è invece quello della gente, assunto attraverso la tecnica del discorso indiretto libero.

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