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lunedì 2 marzo 2009

Recensione libro Il fu Mattia Pascal

Pirandello, Luigi scrittore e drammaturgo (Agrigento 1867-Roma 1936). Nel 1894 cominciò a dedicarsi alla narrativa con racconti e romanzi d'ambiente piccolo-borghese nei quali prevalgono ancora

i canoni naturalistici (L'esclusa, 1901). Nel 1903, in seguito al dissesto economico dell'azienda paterna e alla malattia della moglie, fu costretto a intensificare il proprio lavoro, e scrisse il romanzo Il fu Mattia Pascal (1904), che segnò l'apparizione del primo personaggio pirandelliano concepito fuori d'ogni giustificazione veristica. Tra il 1910 e il 1915 portò a maturazione quello sconcertante dissolvimento del personaggio che culminerà in Uno, nessuno e centomila (1925-1926). Contemporaneamente, si aprì per Pirandello la grande avventura teatrale, che lo portò nel giro di pochi anni alla fama internazionale. Nelle novelle (poi raccolte con il titolo definitivo di Novelle per un anno, 1922-1937) sono già presenti i più notevoli temi del teatro pirandelliano: la dolente visione del mondo, il gioco tra finzione e realtà, il dramma dell'essere e dell'apparire. Dopo le commedie in dialetto (Liolà, 1916; Il berretto a sonagli, 1917; entrambe poi ritrascritte in italiano), l'autentica proiezione drammatica si rivela appieno nel 1917 con Così è (se vi pare) e con Il piacere dell'onestà. Seguirono, a ritmo serrato, Ma non è una cosa seria (1918), Il giuoco delle parti, L'uomo, la bestia e la virtù (1919), Tutto per bene (1920) e Come prima, meglio di prima (1920), che valse allo scrittore il primo successo di pubblico. Nel 1921, con Sei personaggi in cerca d'autore, e nel 1922, con Enrico IV, s'aprì la grande stagione pirandelliana, che proseguì con Vestire gl'ignudi (1922), L'uomo dal fiore in bocca (1923), La vita che ti diedi (1923), Ciascuno a suo modo (1924), Questa sera si recita a soggetto, Come tu mi vuoi (1930), Trovarsi (1932), I giganti della montagna (postumo, 1937). Nel 1929 fu chiamato a far parte dell'Accademia d'Italia e nel 1934 gli venne assegnato il premio Nobel per la letteratura. L'apparizione di Pirandello costituisce l'avvenimento capitale della storia del teatro italiano nel Novecento e uno degli avvenimenti chiave del teatro europeo contemporaneo. Il palcoscenico non è più la scatola magica per fornire un'illusione, ma il luogo dove la realtà stessa è messa in questione di fronte a un pubblico partecipe. Su questo nuovo palcoscenico, libero d'ogni orpello, Pirandello conduce il suo processo alla società contemporanea, alle sue ipocrisie, alle sue menzogne, alle sue violenze, alle sue assurdità. Tutta la sua opera è imperniata sul problema della identità profonda delle persone: l'uomo non è quasi mai quello che crede di essere né quello che gli altri credono che sia.
La trama in breve

Il romanzo narra le vicende di Mattia Pascal, abitante di un paesino siciliano che, sposatosi, si ritrovò a vivere una vita molto infelice. Lavorava come bibliotecario, cioè faceva un lavoro noioso e poco appagante. Così un giorno, esausto, decide di fuggire di casa: leggendo un quotidiano apprese in seguito che nel suo paese tutti lo davano per morto, e così ne approfittò per tentare di cambiare completamente vita. Nella sua lunga fuga da casa ebbe la fortuna entrando in un casinò di vincere una somma considerevole e di allungare il suo viaggio: cambiò la sua identità, divenendo così Adriano Meis. Questo cambiamento di nome sta a dimostrare quanto forte fosse la sua volontà di cambiare vita, di ripartire da zero: in questo intento egli fallisce completamente, tant'è che dopo un periodo di viaggi, egli ritorna nel suo paesino, trovando sua moglie sposata con un altro uomo con cui aveva concepito una bambina.
La trama in dettaglio

Grazie a Francesco Veneziano

Il fu Mattia Pascal è il più famoso dei romanzi di Pirandello. Mattia Pascal apparteneva a una famiglia benestante ma, alla morte del padre, un amministratore disonesto si era arricchito alle spalle della stessa sino a ridurla sul lastrico. Il protagonista per vivere fa il bibliotecario ma, a causa di profondi dissidi con la moglie e con la suocera, decide di partire per Montecarlo; lì la fortuna gli sorride e, fatto un piccolo capitale, decide di tornare a casa. Sul treno, mentre sfoglia il giornale per ingannare il tempo, legge di un suicidio nel suo paese e, tra lo stupore e la sorpresa, apprende che si tratta del "suo" suicidio. Nella gora di un mulino era stato trovato un corpo in avanzato stato di putrefazione che era stato prontamente riconosciuto come suo dalla moglie e dalla suocera. Allora pensa di inventare un'identità e vivere una nuova vita riacquistando la libertà che aveva perso sposandosi; comincia così la vita di Adriano Meis. Affitta una casa a Roma ma dopo un po' si rende conto che, senza documenti, non può vivere da persona normale, si innamora della figlia del padrone di casa e non la può sposare, subisce un furto e non lo può denunziare pur conoscendo il colpevole, viene insultato e non può vendicare l'offesa, decide allora di "suicidare" Adriano lasciando su un ponte il cappello, il bastone e un biglietto di riconoscimento. Tornato in paese però ha una brutta sorpresa, si accorge che non c'è più posto per il "redivivo" Mattia Pascal, la moglie si è risposata ed ha avuto dei figli con l'amico e lui viene trattato con diffidenza. Decide allora di vivere nella biblioteca con il collega, unico amico che gli sia rimasto, e, di tanto in tanto, porta fiori alla propria tomba; il fu Mattia Pascal decide anche di scrivere un libro sugli strane casi della sua esistenza, libro da leggere esclusivamente "50 anni dopo la mia terza, ultima e definitiva morte".
Il commento

L'autore con questo romanzo vuole dimostrare che non si può vivere senza "Stato Civile" perché noi siamo non come vorremmo ma come le regole della società ci impongono di essere; infatti Mattia Pascal, uomo dalla doppia personalità, si accorge che le due persone che vivono in lui sono in contrasto tra loro. Mattia Pascal, cercando di liberarsi dalle regole imposte dalla società, capisce che vivere fuori da essa equivale a non vivere, inseguendo un sogno di libertà che lo renderà schiavo e gli impedirà di comprarsi un cane, di lasciarsi crescere la barba, di portare i capelli corti: cioè di vivere normalmente.
Nel complesso la vicenda è abbastanza dinamica e scorrevole: è senz'altro un romanzo che si legge con una certa facilità, anche perché si può riscontrare una notevole presenza di dialoghi e di riflessioni che costituiscono l'ossatura della narrazione pirandelliana. Per quanto riguarda gli ambienti quelli chiusi prevalgono su quelli aperti: gran parte della narrazione si svolge infatti nella biblioteca, nel treno, nella casa di Roma in via Ripetta nella quale viene ospitato, nel casinò, etc. La narrazione è in prima persona, e la figura del Mattia Pascal ci appare grottesca, una sorta di antieroe, che non riesce nel suo intento di cambiare vita.

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