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lunedì 2 marzo 2009

Recensione svolta gratis Storia di una capinera di Verga

Giovanni Verga (Catania 1840), scrittore italiano, autore di romanzi, racconti e opere teatrali, massimo esponente del verismo

In Sicilia ebbe una formazione letteraria provinciale, come si nota leggendo i suoi tre romanzi giovanili. In particolare, I carbonari della montagna (1861) è un romanzo storico (un genere che stava ormai passando di moda) che Verga dedicò ai suoi modelli di allora, Francesco Domenico Guerrazzi e Alexandre Dumas padre. Fondamentale nel suo cambiamento di interessi fu l'abbandono dell'isola: nel 1869 Verga partì per Firenze, allora capitale del Regno d'Italia. Introdotto dal poeta Francesco Dall'Ongaro nella buona società cittadina, si dedicò allo studio della vita borghese che aveva davanti agli occhi, con un particolare interesse per le figure femminili e le vicende sentimentali; sono piuttosto espliciti i titoli dei romanzi di questo secondo periodo "mondano": Una peccatrice (1866), Eva (1873), Eros (1875). Particolare successo ebbe Storia di una capinera (1871), il racconto della monacazione forzata della protagonista che, innamorata del marito della sorella, muore in preda alla disperazione.
Nel 1872 Verga si era trasferito a Milano, capitale dell'editoria e città in cui frequentò gli scapigliati Arrigo Boito e Giuseppe Giacosa, soprattutto grazie all'appoggio di Salvatore Farina, uno scrittore allora molto celebre. Qui fu raggiunto dall'amico conterraneo Luigi Capuana, scrittore e critico letterario teorico del verismo.
La svolta letteraria si può datare al 1874, l'anno in cui fu pubblicata una novella intitolata Nedda, definita dall'autore un "bozzetto siciliano". L'ambiente non è più urbano ma rurale; la storia non è più ambientata al Nord ma in Sicilia; i protagonisti sono umili contadini. Anche qui protagonista della vicenda è una donna, ma la sua situazione è tragica e concreta, non astratta e sentimentale: rimane vedova e perderà il suo bambino appena nato. Da quel momento in poi la Sicilia contadina con la sua antica cultura fu al centro del lavoro dello scrittore catanese, sia nelle novelle, sia nei romanzi. I due volumi di racconti Vita dei campi (1880) e Novelle rusticane (1883) contengono alcuni dei capolavori verghiani, testi divenuti celebri come La lupa (indimenticabile la protagonista, ricordata nel titolo con il soprannome), La roba (storia di Mazzarò, un contadino diventato proprietario terriero ma rimasto vecchio e solo, ridotto alle soglie della pazzia), Rosso Malpelo (un ragazzo destinato a lavorare e a morire in miniera, ricalcando il tragico destino del padre), Cavalleria rusticana (racconto di un duello mortale scatenato dalla gelosia).
I romanzi della maturità sono due. I Malavoglia (1881) racconta la storia di una famiglia di pescatori che vive e lavora ad Aci Trezza, un piccolo paese vicino a Catania. Protagonista del romanzo è tutto il paese, fatto di personaggi uniti da una stessa cultura ma divisi da antiche rivalità; grazie a una scrittura sapiente che riproduce alcune caratteristiche del dialetto e che riesce ad adattarsi ai diversi punti di vista dei vari personaggi, il romanzo crea l'illusione che a parlare sia il mondo raccontato. Mastro don Gesualdo (1889) mette invece a fuoco la storia del protagonista che dà il titolo al romanzo. Di origini modeste, Gesualdo riesce a vincere il suo destino di miseria e diventa ricco. Il matrimonio con la nobile Bianca Trao non cancella però la sua modesta estrazione sociale: persino la figlia Isabella si vergogna del padre. Rimasto solo, Gesualdo muore nel palazzo ducale di Palermo, abbandonato dai suoi e ignorato dalla servitù che si prende gioco di lui. Anche qui l'ambientazione è siciliana e la lingua rispecchia in modo tecnicamente molto raffinato la realtà che fa da sfondo al romanzo. Verga rimase amareggiato dal sostanziale insuccesso del suo lavoro e si ritirò a Catania, dove morì nel 1922, abbandonando la scrittura.
Il romanzo

* Titolo del libro: Storia di una capinera
* Data della prima edizione: 1871

Il racconto è ambientato in una cornice di vita borghese siciliana intorno al 1850. Nel romanzo viene rispettato l'ordine logico-cronologico, non c'è analessi né retrospezione. Il tempo della storia dura due anni circa.
I personaggi

* Maria: la protagonista è una giovane novizia che durante un'epidemia esce dal convento per ritornare dalla sua famiglia. Maria scopre uno dei più grandi sentimenti: l'amore, mai provato prima che le arreca gioie e turbamenti fino a farla giungere all'ossessione e alla follia. Spesso a causa dell'amore è triste, riservata, paurosa, ansiosa, malinconica, debole, insicura ed anche molto sognatrice. Tramite le lettere comunica con la sua amica Marianna, l'unica alla quale rivela le sue vicende, i suoi pensieri, le sue emozioni. Nonostante abbia circa venti anni, ama molto correre per i campi, cogliere fiori, ascoltare il canto degli uccellini, prendersi cura del suo piccolo canarino e del suo bellissimo cane, Vigilante. Amava molto Nino il figlio dei signori Valentini, ma a causa dei voti fatti in convento il suo amore era solo un sogno irrealizzabile, proprio per questo motivo soffre molto e non sa darsi pace.
* La matrigna: piuttosto anziana, aveva sposato il padre di Maria alla morte della moglie. Maria la descriveva come una donna eccellente poiché la lasciava divertire e correre per i campi, era buona e indulgente verso la ragazza. Ma alcune volte risultava anche insopportabile, impulsiva, intollerante, introversa, fredda, disinteressata verso i problemi della giovane novizia. Era una donna che amava vestire elegante, apparire bella nel suo aspetto esteriore, attenta a tutti i minimi particolari, ordinata e sempre sicura di se in tutto ciò che fa. Ella non faceva altro che accarezzare i suoi figli e con molta frequenza mentre dava un'occhiata alla cucina o alla domestica che cucinava rimproverava Maria sostenendo che fosse una buona a nulla.
* Gigi: fratello di Maria, un piccolo ragazzo sempre molto attivo, correva, gridava, faceva chiasso, si arrampicava sugli alberi, e vi lasciava appeso qualche brandello del suo vestito, e la mamma a sgridarlo, a dargli baci, scappellotti, confetti, a rammendargli vestiti, a ripulirlo molte volte al giorno. Si dimostrava affettuoso verso Maria, rincuorandola con baci ed abbracci allorché la mamma la sgridava.
* Giuditta: sorella di Maria era una giovane e bella ragazza spesso troppa indaffarata tutto il giorno fra i suoi abita e le sue acconciature poiché le belle vesti e i bei nastri le stanno cosi bene da sembrare fatti apposta per lei. Come la madre è attenta a tutte le sue cose. Era buona e brava con Maria, ma anche lei quando voleva sapeva sempre prendersi gioco della povera sorellina. Aveva sposato Nino e insieme andarono ad abitare in una casa lussuosa e spaziosa.
* Il padre di Maria: un modesto impiegato, buon padre di famiglia. Anch'egli come la moglie era piuttosto anziano, dall'aspetto elegante, andava a caccia e accompagnava Maria nelle sue lunghe passeggiate quando aveva paura di smarrirsi nel bosco. Era sempre molto dolce buono, paziente, sicuro, forte, sentimentale, apprensivo e tentava di risolvere in tutti i modi i problemi della piccola figlia.
* Antonio: chiamato anche Nino, era il figlio dei signori Valentini cari amici della famiglia di Maria, vicini di campagna che venivano a trovarli spesso per trascorrere delle belle serate in compagnia giocando o facendo lunghe passeggiate. Abitavano in una casetta in fondo alla valle. Nino conobbe Maria nel periodo in cui lei era fuori dal convento a causa della pestilenza, e se ne innamorò subito. Nino, di famiglia piuttosto agiata, era un giovane ragazzo che studiava per conseguire la laurea di avvocato. Aveva un bel cane Alì che fece amicizia con Vigilante. Era sempre allegro, attivo, si divertiva, correva come un matto. Durante le gite vicino l'Etna o le belle passeggiate che faceva con Maria nei boschi si dimostrava sempre gentile e amichevole nei confronti della ragazza e faceva di tutto perché ella non si sentisse a disagio. Anche il giovane alla partenza di Maria, che doveva far ritorno in convento, provò un gran dolore in quanto era sicuro che non l'avrebbe più rivista.
* Annetta: sorella di Nino era una cara e giovane ragazza che non rideva della tonaca di Maria e delle sue maniere da educanda; trascorreva interi pomeriggi con lei e con Giuditta passeggiando, chiacchierando, giocando, facendo colazione e cenando insieme.

Gli spazi

Nel romanzo sono presenti ambienti reali interni ed esterni, la descrizione è molto dettagliata e ricca di aggettivi. A seconda dei diversi stati d'animo abbiamo differenti tipi di ambienti.

* La casa di Maria: una bella casetta ariosa, allegra, ridente posta sul pendio di una collina, fra vigne, al limite del castagneto. Da tutte le porte, da tutte le finestre si vedeva la campagna, i monti, gli alberi, il cielo. Sul davanti c'era una piccola spianata e un gruppo di castagni che coprivano il tetto con un ombrello di rami e di foglie fra le quali gli uccelli cinguettavano tutto il giorno senza stancarsi mai.
* La natura: un'ombra deliziosa, qualche raggio di sole morente che si insinuava fra le fronde, uno stormire grave e prolungato dei rami più alti, il canto degli uccelli, e poi, di tratto in tratto, un silenzio solenne e profondo. In cima al monte si poteva godere la vista di uno sterminato orizzonte. Da un lato il sole tramontava e dall' altro sorgeva la luna, le nevi dell'Etna che sembravano di fuoco, qualche nuvoletta trasparente che viaggiava per il cielo azzurro come un fiocco di neve.

Fabula e intreccio
Fabula

Maria la giovane protagonista, è una novizia che, quando si trova fuori dal convento a causa di una pestilenza, scrive quasi ogni giorno all'amica Marianna parlando di sé, della sua famiglia, della vita che conduce in campagna, ma soprattutto della gioia dell'amore, un sentimento mai provato prima che le arreca prima gioie, poi turbamenti; a poco a poco l'amore si trasformerà in passione, gelosia, ossessione, fino a farle percorrere tutte le tappe verso la follia.
Intreccio

Maria era una novizia che a causa di un'epidemia, che fu poi il colera del 1854 a Catania, dovette lasciare il convento e trasferirsi in campagna. Figlia di un vedovo, che si era risposato, non aveva spazio nella nuova famiglia. Fece amicizia con i nuovi amici di famiglia, i signori Valentini, con la figlia Annetta, ma soprattutto con il figlio Nino del quale si innamorò. Finito il colera la vita ritornò alla normalità : coloro che si erano rifugiati in campagna ritornarono in città, e Maria in convento. Nonostante riprese l'esistenza a cui era stata destinata e si prepari al giorno dei voti, non riuscì tuttavia a dimenticare l'uomo amato e a rimuovere dalla propria mente la sua immagine. L'amore però la portò alla pazzia e perciò venne rinchiusa nella "cella dei matti" e dopo poco tempo morì.
Analisi
Le tematiche

Le tematiche principali sono: la pestilenza e l'amore. La prima riguarda solamente brevi parti del romanzo, mentre la seconda domina in tutto il romanzo, si può dire che è anche il tema centrale dell'opera di Verga.
Narratore

Il narratore è interno, di primo grado, sa quanto i personaggi (focalizzazione interna).
Lo stile

Il registro è alto e formale, soggettivo ed emotivo. L'aggettivazione prevalente è quella soggettiva-effettiva. Il ritmo della narrazione è tragico, triste e malinconico
"L'episodio più interessante e a tuo giudizio più significativo"

L'episodio più significativo riguarda l'ultima lettera scritta da Maria prima della sua morte perché ci dimostra tutta la follia, la paura, l'ossessione che l'amore le ha provocato. Viene trascinata con forza, diceva infatti che la tiravano per i capelli e che le sue braccia erano piene di lividi e di sangue, nella cella dove era rinchiusa suor Agata anch'ella pazza per amore. Maria aveva paura, continuava a ripetere di non aver fatto nulla, di essere innocente, di voler fuggire da quell'incubo ed invocava ad alta voce il nome di Nino affinché l'aiutasse. L'episodio si conclude con l'invano tentativo da parte della ragazza di promettere di restare in convento e di essere buona.
Giudizio personale

Il romanzo "Storia di una capinera" è stato di facile comprensione, non ho incontrato grandi difficoltà durante la lettura. Questo è forse uno dei più belli ed interessanti libri che io abbia letto, mi ha invogliato sempre più a scoprire le tristi vicende di questa povera ragazza, nonostante la parte finale sia un po' tragica.

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