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lunedì 2 marzo 2009

Recensione libro Il giovane Holden

Ho provato una sensazione analoga leggendo il capitolo sulla tenerezza.

Il protagonista è un giovane ragazzo di circa diciassette anni, Holden. Holden è incompreso, Holden viene cacciato dalla sua scuola e non ritorna a casa, ma fugge. Fugge dalla rabbia dei genitori, ma fugge anche dalla responsabilità di diventare grande. Holden non accetta il mondo in cui vive, perché lui è diverso. A lui non interessa ciò che interessa alla gente comune, ed ha un modo tutto particolare di guardare le cose. Mi ha molto interessato il dialogo con il tassista: «- Be', sa le anitre che ci nuotano dentro? In primavera eccetera eccetera? Che per caso sa dove vanno d'inverno?». È una domanda quasi fuori luogo all'interno del taxi dove si trova Holden. L'autista crede di aver capito male: «Dove vanno chi?» e quel corsivo è azzeccatissimo, perché l'autista non può nemmeno concepire che a qualcuno interessino le anitre. Perché mai? Forse lo staranno prendendo in giro, ma: «Le anitre. Lei lo sa, per caso? Voglio dire, le vanno a prendere o vattelapesca e le portano via, oppure volano via da sole, verso sud o vattelapesca?», aveva capito proprio bene. Ma è futile, fuori luogo, irritante, e risponde bruscamente: «Come diavolo faccio a sapere una stupidaggine così?». Quella stupidaggine, secondo me, non è affatto stupida, ma è solo insolita per la gente ma semplicissima per Holden. Ma tutto ciò che non rientra negli schemi non ha senso di essere nominato, perché i gusti della massa sono gli unici gusti possibili. Cosa fanno le anitre? Ma a chi importa delle anitre, questa è una domanda che non interessa e perciò stupida. Ciò lascia sbigottito Holden e perplesso me. Soprattutto l'ultima risposta del tassista: «- Stia a sentire. Se lei fosse un pesce, Madre Natura penserebbe a lei, no? Giusto? Non crederà che i pesci muoiano quando viene l'inverno, no?
- No, ma...
- E l'ha proprio azzeccata, che non muoiono, - disse Horowitz [l'autista] e partì sparato come un razzo».
Se questo dialogo fosse stato un fumetto, immagino le parole del tassista scritte in grassetto a caratteri cubitali, mentre le parole del povero Holden scritte piccole piccole in una nuvoletta che si fa spazio a fatica tra le parole dell'altro.
Campa. Non perché o come. Campa, il resto non t'interessa. Questo mi è sembrato il pensiero del tassista. Non sono rimasto sconvolto come il giovane Holde, ma lo sono rimasto abbastanza nel mio piccolo. Appena ho finito questo capitolo, ho chiuso il libro e ho un po' riflettuto. Ho anche deciso che, appena avrò un po' di tempo libero, comprerò questo libro e lo leggerò. Mi ha incuriosito la condizione di ragazzo di Holden. Disadattato, che cerca di farsi strada in un mondo che non gli appartiene, dove nessuno lo capisce. O almeno, quasi nessuno. La stessa condizione che, nel proprio piccolo, ogni ragazzo della mia e della sua età ha. Chi più, chi meno.

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