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mercoledì 25 febbraio 2009

Tema gratis Filosofia Ellenismo

L'ambiente
Dopo la morte di Alessandro Magno (323 a.C.) iniziano le lotte dei successori per la spartizione del grande impero macedone in grandi regni ellenistici e della lotta tra di essi.

L'ellenismo è appunto il periodo storico caratterizzato dalla civilità dei popoli ellenizzati. Esso, nominato così per la prima volta dallo storico tedesco J.G. Droysen, si snoda dalla morte di Alessandro Magno alla caduta dell'ultimo regno ellenistico, l'Egitto, sotto l'egida di Roma, nel 30 a.C; tuttavia la storiografia che ha visto l'ellenismo come il periodo di conversione all religione cristiana, prolunga questo periodo fino alla cultura dei primi secoli dell'età cristiana, che ha svolto i temi della cultura greca precristiana.
Lotte tra regni e lotte intestine resero debole la Grecia, il cui centro politico e culturale passò alle grandi città capitali dei nuovi regni: Alessandria, Pergamo, Antiochia, Rodi, sebbene per la filosofia Atene rimanesse almeno per un certo periodo ancora in auge. Caratteristica dell'ellenismo è appunto la fusione delle culture diverse.
Il posto della polis viene preso dalla basilèia. Infatti l'aristocrazia terriera, estendendo i possedimenti e il prestigio, aveva sempre più preso il posto del demos che, divenuto povero, aveva perso i diritti civili e politici, cercando sostegno economico nel servizio militare e nelle metropoli rifugio, sebbene la diminuzione dei salari e la concorrenza degli schiavi rendesser o ancora più difficile tale via d'uscita; la redristibuzione delle terre e la formazione delle leghe non aiutò in tal senso.
Con i regni ellenistici venne creato un grande centralizzato esercito ed apparato amministrativo; si sviluppò inoltre un ceto commerciale grazie ai nuovi mercati ed ai molti beni che quando, investì la ricchezza in proprietà terriera, si integrò con la aristocrazia fondiaria e con i ceti elevati a capo delle istituzioni.
Al vertice della basilèia il monarca con la sua corte, figura sempre più divinizzata nel corso del tempo.
L'aristocrazia, classe egemone fin ora conserva solo figure pubbliche secondarie e perde il ruolo di detentore della cultura, affidato alle scuole in cui si reca chi dello studio vuole fare la propria professione.. Così il cittadino diviene suddito di uno stato grande estraneo, per cui assume una posizione cosmopolita o individualista.
La lingua greca priva di particolarismi dialettali diventa la lingua comune (koinè diàlektos) attraverso la quale la letteratura greca si diffonde ma si indebolisce nei contenuti: erudizione, attenzione alla forma, raffinatezza metrica sono gli ingredienti della poesia breve, epillica ed epigrammatica che prende il posto della poesia epica e drammatica.
Prendono il posto della religione olimpica il razionalismo religioso (Evemero pensava che gli dei fossero il risultato di un processo di divinizzazione dei benefattori dell'umanità) e la diffusione della religiosità misterica orientale di Iside, Cibele, Astarte (la religiosità è rifugio e speranza in una vita migliore di quella presente). Gli dei olimpici risultano stretti ed evanescenti non potendo risolvere il rapporto uomo Dio ed il ricorrerere agli astri per cogliere il senso della storia fa comprendere come il cosmo non sia altro che la manifestazione della forza divina. Trova sempre più spazio il monoteismo e il culto della dea Tyche (sorte); più intimistico anche il culto della natura.
In Socrate ed Aristotele scienza e virtù erano inscindibili e senza l'una non era possibile l'altra. Con il cinismo l'equilibrio si spezza: la virtù deve prevalere sulla scienza. Nell'ellenismo si ha il compimento di questo iter del pensiero: la filosofia si interessa della virtù e si oppone alla scienza che concepisce come uno strumento. Filosofia diventa perciò ricerca della felicità individuale contro i turbamenti esterni.
La filosofia continua ad essere radicata in Atene e si separa anche geograficamente dalla scienza, che assume la sede nel Museo e nella Biblioteca di Alessandria d'Egitto. La scienza si specializza e particolarizza, non permettendo più di esaminare unitariamente i problemi, e d'altra parte riducendo la filosofia ad una consolazione. La filosofia deve allora trovare il senso dell'uomo in un mondo sconosciuto e deve riparare l'uomo dalla sorte e dai turbamenti. La filosofia cerca di difendere la sua autonomia dalla scienza e dalla politica come unica via per la libertà; il filosofo d'altro canto è l'estraneato dal mondo scientifico e politico.
La scienza ellenistica
Ad opera di Tolomeo I furono fondati il Museo e la Biblioteca in Alessandria d'Egitto. Altre biblioteche e musei minori sorsero poi in altre città.
Nella biblioteca vennero raccolti, conservati, ordinati 500000 volumi. Ciò rese naturale la nascita dell'edizione critica di opere di cui si avevano più esemplari, in primo luogo dell'opera omerica.
Il libro divenne così lo strumento di comunicazione attraveros il tempo e lo spazio e si diede origine ad una serie di discipline specialistiche (biografia, storiografia, critica filologica e letteraria, dossografia).
Così si afferma la cultura scritta: la riproduzione dei libri avviene attraverso il papiro e poi la pergamena qaunto a materiali e attraverso gli schiavi quanto a manodopera. Ovviamente pregiudizi di carattere estetico, retorico, linguistico, il passaggio dal papiro alla pergamena che obbligò ad una nuova trascrizione, l'uso di antologie florilegi, gli incendi, l'intolleranza cristiana e musulmana hanno condannato all'oblio moltissime opere.
Nel Museo gli scienziati venivano ospitati e stipendiati senza dover neppure insegnare, in piena libertà di ricerca. Lo scienzato, ivi isolato dalla politica e dalla società , perde il senso di qualunque applicazione pratica dei suoi studi a meno che non gli venga chiesto dal sovrano, deresponsabilizzandosi nei confonti degli esiti dei propri studi.
Le scienze in questo ambiente fissano i propri principi, diversificano i metodi, costruiscono i propri strumenti.
Certamente però esse vivono al riparo da pressioni politiche o religiose.
In questo senso la struttura economica basata sul lavoro servile, la mancanza di un mercato di manufatti (e quindi l'uso di soli beni di consumo) e l'uso di guadagni solo per il lusso rendevano inutile l'applicazione della scienza a fini pratici e quindi la nascita della tecnologia.
Certamente però quando venne meno il mecenatismo di Stato, la scienza ellenistica cadde in oblio.
Biologia e medicina
Le scienze naturali non conbbero un particolare sviluppo proprio a causa del carattere matematico-meccanico della scienza a parte alcune ricerche alchimistiche (di trasformazione della materia) originate dall'osservazione del cambiamento di colore dei metali in seguito ad alcuni trattamenti artigianali e le ricerche mediche.
Le ricerche nel campo della medicina vennero però svolte secondo la mentalità ellenistica e quindi non per un intento pratico (diagnostico terapeutico) ma teorico: difatti la possibilità di sezionare i cadaveri aggiunta alle conoscenze acquisite dagli egiziani con la mummificazione fecero progredire lo studio anatomico, fisiologico, biologico.
Personalità importanti nel campo medico furono:
Diocle di Caristo, IV a.C., che studiò il regime di vita più salutare per l'uomo e una dieta capace di ricostituire le condizioni ideali per i processi naturali, riducendo così la medicina a pura pratica senza alcun carattere conoscitivo; Erasistrato di Ceo, III, a.C., che fondando la sua fisiologia sull'azione dei muscoli e sull'impossibilità di grandi vuoti nel corpo, ritenne che le vene servissero a far circolare il sangue, le arterie il pneuma dei polmoni e che le malattie derivassero dall'alterazione del rapporto sangue-pneuma (la febbre sarebbe appunto il sovraccarico nelle vene di sangue che passa nelle arterie);
Erofilo di Calcedonia, III a.C. che mise in connessione cervello e nervi, distinse tendini e nervi, nervi motori e sensori. Fondò la sua fisiologia su quattro forze: la nutritiva con sede nell'apparato digerente e nel fegato; la calorifica con sede nel cuore; la pensante nel cervello; la sensitiva nel sistema nervoso. Studiò il sistema circolatorio, descrivendo le quattro fasi cardiache e comprendendo l'importanza del battito del polso.
Erofilo mostrò diffidenza verso l'astrazione ed un suo discepolo Filino di Cos, nel 250 a.C. fondò ad Alessandria la scuola medica empirica, opposta alla dogmatica che si basava su teorie universali. In questa scuola operarono Glaucia di Taranto e Serapione di Alessandria, il quale nel tripode empirico fissò le tre regole della scuola: autopsia (osservazione personale), historia (raccvolta delle osservazioni), analogia (confronto con altri casi)
Astronomia e geografia
La teoria del moto celeste perfetto fu mesa in discussione da Aristarco (310-230 a.C.). Secondo lui la terra girava intorno al proprio asse, inclinato rispetto al piano della sua rivoluzione e che insieme a tutti gli altri pianeti, girava attorno al sole; la luna era considerata un pianeta benchè girasse intorno alla terra. Inoltre nella sua opera misurava la distanza sole- terra-luna. Pur non preoccupandosi delle implicazioni filosofico-religiose fu anch'egli, antico Copernico, accusato di empietà dallo stoico Cleante sebbene le accuse non ebbero seguito a causa della confutazione delle sue teorie operata da Ipparco.
Ipparco di Nicea (180-125 a.C.) di cui abbiamo perso le opere eccetto un Commento ad Arato e ad Eudosso, sulla questione del sorgere e del tramontare delle stelle in cui stabilì la posizione di 800 stelle, le divise in sei classi, scoprì la precessione degli equinozi. Inventore della diottra e dell'astrolabio, strumenti astronomici, respinse inoltre la tesi di Aristarco: se la terra girasse intorno al sole, dovrebbe variare la posizione delle stelle fisse; se la terra girasse attorno al sole il suo moto dovrebbe essere così veloce che qualòunque oggetto scagliato in direzione del moto terrestre dovrebbe tornare indietro. Egli inoltre usò un argomento simile a quello dei luoghi naturali di Raistotele.
La sua elaborazione per spiegare i movimenti dei corpi celesti fu la teoria degli epicicli e degli eccentrici: il centro della rotazione del sole e dei pianeti intorno alla terra non coincide con il centro della terra e l'eccentrico dei pianeti non ruota attorno al centro della terra diversamente dal sole. I pianeti inoltre ruotano attorno ad un ounto trascinato da un moto di rotazione, l'epiciclo appunto.
Probabilmente già Apollonio di Perga (262-190 a.C.) aveva ideato eccentrici ed epicicli. Apollonio nell'opera Sezioni coniche definiva le proprietà dei coni e del cerchio, dell'ellisse, della parabola, dell'iperbole (che risultano dalla sezione di un cono da parte di un piano inclinato rispetto all'asse del cono).
Nel campo delle ricervhe geografiche Eratostene di Cirene (284-192 a.C.) misurò il diametro terrestre, scrisse i primi Chrònika (opera cronologica), fu studioso versatile. Strabone (I a.C.) diede una sistemazione organica alle conoscenze del tempo nella Geografia.
Matematica, meccanica e tecnologia
Euclide visse nel III a.C. operando ad Alessandria. I suoi Elementi di geometria furono una novità in quanto sistemazione di conoscenze già acquisite (gli stessi teoremi attribuitigli sono anteriori) illustrate con assoluto rigore dimostrativo e coerenza interna. I principi dimostrativi usati sono: il metodo per esaustione (progressiva approssimazione) e per assurdo (assunzione come vera dell'ipotesi contraria a quella che si vuole dimostrare per mostrarne la contraddittorietà).
Euclide definisce prima i termini (hòroi), es. punto è ciò che non ha parti; poi i postulati (aitémata), proposizioni il cui accoglimento è necessario per le operazioni geometriche, es. tutti gli angoli retti uguali tra loro; poi gli assiomi (axiòmata), principi evidenti per sé, es. il tutto è maggiore della parte; poi i problemi; poi i teoremi.
I primi quattro libri riguardano la geometria piana, il quinto ed il sesto la teoria delle proporzioni, dal settimo al nono i numeri razionali, il decimo le grandezze irrazionali, dall'undicesimo al tredicesimo la geometria dello spazio, il quattordicesimo ed il quindicesimo non sono autentici.
Archimede di Siracusa (287-212 a.C.), studioso di matematica e meccanica, descrisse il suo metodo, fatto di invenzione e dimostrazione nell'opera Ad Eratostene sul metodo delle proposizioni meccaniche, in cui enunciava sue scoperte e avvertiva che i teoremi non possono essere trovati senza la meccanica e non possono essere dimostrati senza la geometria.
Studiò le curve diverse dalla circonferenza e studiò il calcolo irrazionale (determinò per primo il valore del pi greco, costante rapporto tra diametro e circonferenza nel'opera Sulla periferia del cerchio). La sua opera geometrica più famosa Sulla sfera e il cilindro, in cui studia i volumi dei solidi ed il rapporto tra sfera e cilinro sottoscritto.
All'aritmetica dedicò l'Arenario, opera in cui numericamente rendeva esprimibile l'innumerabile, la quantità dei granelli di sabbia.
Nel campo della meccanica egli studiò le macchine semplici (le leve) e scoprì il principio fondamentale dell'idrostatica, riportato nell'opera Sui corpi galleggianti. Ricca di aneddoti la sua storia: éureka (ho trovato), datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo sono due espressioni attribuite a lui; avrebbe scoperto quanto oro ed argento fosse in una corona di Gerone senza romperla. Sue invenzioni sarebbero state la vite per alzare l'acqua, il planetarium, le macchine belliche per la difesa di Siracusa dai Romani nel 213-212.
Ctesibio, Filone di Bisanzio, Erone sono ingegneri ricordati per le loro creazioni, teatrini meccanici, orologi, organi idraulci, congegni pneumatici mossi dal vapore o dalla pressione dell'acqua, strumenti astronomici, clessidre, pompe, ruote a vento che non migliorarono sensibilmente la vita quotidiana quanto piuttosto furono destinati alla meraviglia ed al divertimento. Esse erano tutte applicazioni delle cinque macchine semplici allora conosciute: argano, leva, cuneo, vite, carrucola.
Le scuole filosofiche in generale ed il cinismo
Nell'ellenismo le scuole filosofiche non preparano più i futuri governanti o scienziati, bensì bensì propongono un modello di vita, un ideale di saggezza ai nuovi ceti dirigenti che va solo appreso e messo in pratica, e che quindi è da difendere non da innovare. La discussione tra le scuole infatti serve solo a chiarire meglio la dottrina.
L'ideale di virtù e di libertà in queste scuole è determinato in negativo: come atarassia (assenza di turbamenti) o apathìa (assenza di passioni) o adiaphorìa. Varie invece sono le vie che portano a queste conclusioni.
In ogni modo la fusione culturale operata nella cultura ellenistica spiega i suoi effetti nella filosofia: elementi di varie filosofie confuiscono in ogni scuola, basti pensare al pensiero platonico od aristotelico.
Il cinismo non è chiaro se debba essere considerato o meno una scuola o se più semplicemente non sia uno stile di vita. Visto con scandalo, questo movimento polemico nei confronti della società e dei costumi, ebbe vari esponenti nel III a.C. : Bione di Boristene, Menippo di Gadara, Telete, il poeta Cercida; ancora nel I a.C. Meleagro di Gadara. Strumento letterario di invenzione cinica fu la diatriba, attribuita per prima a Bione, discorso di propaganda popolare inframezzato da dialoghi fittizi, conditi da battute taglienti, satiriche, intrisi di moralismo e di cosmopolitismo.
Lo scetticismo
Per Pirrone di Elide (365-275) importanti furono gli influssi dell'insegnamento megarico (appreso da Brisone) e democriteo (appreso da Anassarco). Al seguito di Alessandro Magno si recò in India, dove entrò in contatto con la filosofia indiana e, tornato in Grecia, fondò ad Elide nel 324 la scuola scettica. Deliberatamente non lasciò alcuno scritto.
Timone di Fliunte, nato intorno al 324 a.C., suo discepolo scrisse Silli, operra satirica contro filosofi vienti e passati. Nel 275 portò la scuola ad Atene e accentuò la critica verso le altre scuole, definite dogmatiche.
L'ultimo rappresentante della scuola scettica, Sesto, testimonia il legame forte tra lo scetticismo e la medicina.
Scettico deriva da sképsis (ricerca, indagine, dubbio). Al centro della scuola è posta la critica, l'infinta ricerca, l'insoddisfazione per ogni sicurezza, la convinzione che l'opinione è il mondo dell'incertezza e del mutamento, per cui nulla possiamo apprendere dalle nostre sensazioni. Non interessa l'indagine fisica e naturalistica, quanto il problema della felicità. Questi caratteri sono comuni alla filosofia socratica.
La suprema saggezza consiste perciò nell'afasia e nell'atarassia. L'afasia è il silenzio sul mondo; tutte le cose sono indifferenti tra loro, incerte ed indistinguibili. I nostri giudizi e le nostre sensazioni non sono né vere né false, perciò non ci possiamo basare su di esse. La felicità perciò è l'imperturbabilità (atarassià) che deriva dal non avere opinioni, inclinazioni riguardo alle cose.
La scuola dopo un periodo di crisi rifiorì con Enesidemio di Cnosso (I a.C.), autore dei Discorsi Pirroniani, in otto libri, con Agrippa nel I d.C. In questa fase viene approfondita la polemica con le altre scuole e definita meglio la epochè (sospensione del giudizio): non è possibile definire ciò che è vero ma neppure ciò che è probabile; anche l'affermare che nulla è conoscibile è un dogma. Il saggio invece di dare il proprio assenso ad una osservazione a cui se ne può contrapporre un'altra, sospenderà il giudizio e sosterrà che ogni cosa non è più di quanto non è e che essa né è né non è. Alla base della sospensione del giudizio ci sono dieci argomenti (tropi) addotti da Enesidemo, che contestano la certezza della conoscenza sensibile (basandosi sulla differenza degli esseri viventi,sulla struttura degli organi sensoriali, sulle condizioni soggettive, sull'instabilità degli oggetti, sull'irregolarità delle condizioni di osservazione. Ennesidemo inoltre negò la pretesa della scienza di trovare le cause delle cose, la validità dei segni, la distinzione tra bene, male ed indifferente. Agrippa aggiunse altri cinque tropi contro i ragionamenti dimostrativi i cui più famosi soono il processo all'infinito (per dimostrare una preposizione si ha bisogno di un'altra proposizione, e così all'infinito), l'ipotesi (è possibile porre contro ogni assioma uno opposto), il diallele (dimostrare una proposizione con un'altra significa finire in un circolo vizioso).

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