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lunedì 23 febbraio 2009

Tema gratis I malavoglia di Giovanni Verga

I Toscano erano una famiglia di pescatori di Aci Trezza, dove erano conosciuti come "Malavoglia" pur essendo dei lavoratori.

Il più anziano della famiglia era Padron ‘Ntoni; in famiglia c’era anche il figlio di ‘Ntoni, Bastianazzo, marito di Maruzza detta la Longa e i loro figli ‘Ntoni, Luca, Mena detta Sant’Agata, Alessi e Lia. La vita familiare viene sconvolta quando il giovane ‘Ntoni viene chiamato per il servizio militare. La famiglia progetta così di migliorare la propria condizione attraverso il commercio e compra a Credenza un carico di lupini da rivendere.
Una tempesta fa però naufragare la Provvidenza e causa la morte di Bastianazzo e la perdita del carico; i Malavoglia pertanto non possono pagare il debito con zio Crocifisso. Intanto sulla spiaggia viene ritrovata la Provvidenza vuota e rotta, ma in grado di essere aggiustata, e il giovane ‘Ntoni ritorna da militare ma è subito costretto a lavorare con suo nonno in una barca di Padron Cipolla. Purtroppo, nonostante tutti i Malavoglia si diano da fare, non riescono a saldare il debito entro il giorno dei morti né a Natale; il saldo viene spostato a Pasqua.
Dopo Natale Luca parte per la leva militare.
Padron ‘Ntoni si accorda con Cipolla per il matrimonio tra Brasi e Mena, la quale è però innamorata di Alfio Mosca, che però se ne deve andare per lavoro, nel tentativo di arricchirsi e poter così aspirare a Mena.
Arriva la notizia della morte di Luca in battaglia a Lissa.
‘Ntoni si lamenta sempre più della vita che ora lui e i Malavoglia sono costretti a condurre; vorrebbe andarsene da Aci Trezza ma Padron ‘Ntoni lo rimprovera aspramente e lo fa tornare alla ragione.
Maruzza muore a causa del colera che si stava diffondendo in tutta la Sicilia.
‘Ntoni parte in cerca di fortuna ma ritorna umiliato e più povero di prima; il matrimonio di Mena non viene concluso.
Zio Crocifisso, per ottenere una chiusa, si sposa con la Vespa che non fa altro che spendere il suo denaro; il figlio di Padron Cipolla, Brasi, scappa con la Mangiacarrube. Intanto don Michele, che corteggia Lia, dice a quest’ultima che ‘Ntoni è diventato contrabbandiere; infatti ‘Ntoni viene sorpreso dalle guardie doganali, ferisce don Michele e finisce in carcere. Padron ‘Ntoni, con i risparmi, paga un avvocato per il processo; l’avvocato Scipioni afferma che il ferimento di don Michele non è avvenuto a causa del contrabbando ma a causa di donne. Padron ‘Ntoni pensa che si riferisca alla rivalità per la Santuzza, ma quando capisce che l’avvocato intende Lia sviene e viene portato via dai carabinieri. ‘Ntoni ottiene cinque anni di galera pur negando ciò che l’avvocato dice al processo. Compare Piedi Papera torna in paese riferire a Lia ciò che è stato detto di lei al processo: la ragazza fugge dal paese.
Una sera ritorna Alfio Mosca che si pente di ciò perché vede ogni cosa mutata dopo la partenza. Padron ‘Ntoni viene portato a morire all’ospizio dei poveri.
Alessi riesce a ricomprare la casa del nespolo, sposa Nunziata e tiene in casa la sorella mena che rifiuta la proposta di matrimonio di Alfio Mosca perché si ritiene disonorata da Lia. ‘Ntoni ritorna dal carcere, ma riparte subito sapendo che per lui non c’è più posto in quella situazione di armonia apparentemente ristabilita.
IL TEMA: MATRIMONIO E AMORE
Ne "I Malavoglia" i matrimoni sono tutti combinati, generalmente dai padri dei promessi, sulla base della classe sociale di appartenenza e di calcoli puramente economici.
La donna è vista unicamente come un oggetto di scambio, i suoi sentimenti non vengono tenuti in nessun conto, gli uomini cercano di ricavare un buon guadagno dal proprio matrimonio. Per esempio il matrimonio tra Brasi Cipolla e Mena è immediatamente annullato quando lei perde la sua dote; per Mena questo è un fatto positivo perché è innamorata di Alfio Mosca, che però non può sposare poiché, essendo povero, è di una classe inferiore alla sua.
Per le donne di Aci Trezza la maggiore occupazione, oltre a quella di tenere in ordine la casa, è quella di trovare marito per sé o per le loro figlie.
Raramente i futuri sposi sono felici nella vita coniugale: ad esempio lo zio Crocifisso sposa sua nipote Santuzza per far rimanere in famiglia la chiusa, che è la dote della donna, e pensa di guadagnarci. In realtà Santuzza si rivela una spendacciona che sperpera il denaro accumulato in una vita intera da zio Crocifisso. E anche il padrone di Brasi Cipolla, dopo aver fatto saltare il matrimonio con la Mena ed essere riuscito a separare Brasi Cipolla dalla Santuzza, non riesce a evitare che si sposi con la Mangiacarrube, una bella donna ma praticamente senza dote. E così per evitare che i soldi finiscano sperperati si risposa a sua volta con la Barbara.
Una delle poche eccezioni a questi matrimoni di convenienza è in parte quello di Alessi con Nunziata poiché loro si vogliono bene, ma è anche vero che erano quasi destinati a sposarsi poiché come livello sociale erano più o meno sullo stesso piano e sin da piccoli erano sempre stati insieme.
I Malavoglia è il titolo del romanzo più conosciuto dello scrittore Giovanni Verga, che lo dette alle stampe nel 1881. Quest'opera va inserita nel Ciclo dei vinti, insieme a Mastro-don Gesualdo ed a La Duchessa de Leyra, L'Onorevole Scipioni e L'uomo di lusso, opere che affrontano il problema del progresso. La Duchessa de Leyra rimane solo abbozzato, mentre gli ultimi due romanzi previsti del Ciclo non verranno neppure iniziati.
Racconta la storia di una famiglia di pescatori che vive e lavora ad Aci Trezza, un piccolo paese della Sicilia situato nei pressi di Catania.
Il romanzo ha un aspetto corale e rappresenta i personaggi uniti dalla stessa cultura ma divisi da antiche rivalità.
Lo scrittore adotta la tecnica dell'impersonalità, riproducendo alcune caratteristiche del dialetto e adattandosi quanto più possibile al punto di vista dei differenti personaggi, rinunciando così alla abituale mediazione del narratore.
Presso il piccolo paesino di Aci Trezza nel catanese vive la famiglia Toscano che, nonostante fosse decisamente laboriosa, viene soprannominata Malavoglia. Il patriarca è Padron 'Ntoni, vedovo, che vive presso la casa del nespolo insieme al figlio Bastiano detto Bastianazzo, sposato con Maria detta Maruzza la longa, nonostante sia di statura tutt'altro che elevata. Bastiano ha cinque figli: 'Ntoni, Luca, Filomena detta Mena, Alessi e Lia. Il principale mezzo di sostentamento è la "Provvidenza" (piccola imbarcazione utilizzata per la pesca). Nel 1863 'Ntoni, il maggiore dei nipoti, parte per la leva militare. Per far fronte alla mancanza, padron ‘Ntoni tenta un affare comprando una grossa partita di lupini - peraltro avariati - da un suo compaesano, chiamato Zio Crocifisso per via delle sue continue lamentele e del suo perenne pessimismo. Il carico, affidato al figlio Bastianazzo perché li vada a vendere a Riposto, sfortunatamente naufraga, assieme a Bastianazzo. A seguito di questa sfortunata avventura, la famiglia si ritroverà con una triplice disgrazia: il debito dei lupini, la Provvidenza da riparare e la perdita di Bastianazzo e quindi di un membro importante della famiglia. Tornato del servizio militare, 'Ntoni tornerà molto malvolentieri alla vita laboriosa della sua famiglia, e non rappresenterà alcun sostegno alla già precaria situazione economica del nucleo familiare.
Purtroppo, le disgrazie per la famiglia non terminano. Luca, uno dei nipoti, muore nella battaglia di Lissa (1866) e questo determina l'annullamento delle nozze della figlia Mena con Brasi Cipolla. Il debito causerà alla famiglia la perdita dell'amata Casa del nespolo e via via la reputazione della famiglia andrà peggiorando fino a raggiungere livelli umilianti. Un nuovo naufragio della "Provvidenza" porta Padron 'Ntoni ad un passo dalla morte, dalla quale, fortunatamente, riesce a scampare. In seguito Maruzza, la nuora, muore di colera. Il primogenito 'Ntoni deciderà di andare via dal paese per far ricchezze, ma, una volta tornato ancora più impoverito, si dà al contrabbando e finisce in galera dopo aver accoltellato il Brigadiere don Michele, a causa della scoperta di una relazione amorosa con la sorella Lia. Padron 'Ntoni, ormai vecchio, muore senza riuscire a rivedere la sua vecchia casa. Lia, la sorella minore, vittima delle malelingue, lascia il paese e si abbandona all'umiliante mestiere della prostituta. Mena sceglie di rinunciare a sposarsi con compare Alfio, di cui è innamorata, e rimarrà in casa ad accudire i figli di Nunziata e di Alessi, il minore dei fratelli, che continuando a fare il pescatore ricostruirà la famiglia e potrà ricomprare la "casa del nespolo". Quando 'Ntoni, uscito di prigione, torna al paese, si rende conto di non poter restare a causa del suo passato di detenuto.
L'opera [modifica]
Tutta la storia si svolge alla fine del 1800 ad Aci Trezza, piccolo paese della Sicilia, all'indomani dell'Unità d'Italia. Gli estremi cronologici della vicenda sono tra il 1863/65 e il 1876/78.
L'ambiente [modifica]
L'ambientazione è molto importante per il continuo della vicenda: infatti, come anche in "Fontamara" di Silone, quello che fa da sfondo al racconto è un paese con attività agricole o marittime di scarsa entità, volte alla sopravvivenza più che all'arricchimento dei privati che le praticano.
I personaggi [modifica]
I personaggi, a causa della loro condizione, sono imprigionati in una fascia economica da cui è impossibile uscire: è la politica chiusa di tutto il Sud Italia di quel periodo.
Il mondo a Trezza non cambia e non cambierà nonostante le vicende dei Malavoglia, e a testimonianza di questo aspetto Giovanni Verga applica uno stile ripetitivo nella parte finale del racconto per creare l'idea di reiterazione nella mente del lettore.
Giovanni Verga si prefigge di insegnarci che il progresso travolge le classi più umili, ancora legate ai valori arcaici; così soccombono perdendo le antiche usanze e senza riuscire comunque ad adeguarsi alla società moderna.
Qualora insorga nell'animo il desiderio di miglioramento delle condizioni economiche, rappresentato nel romanzo dall'affare dei lupini, allora diventa impossibile la realizzazione poiché interviene il destino avverso: l'uomo lo sopporta e non si ribella. (Questo concetto è espresso dalla teoria dell'ostrica, la quale afferma che se si tenta di turbare un equilibrio economico e sociale, il tentativo è destinato a fallire, come l'ostrica che finché è attaccata allo scoglio vive, come viene staccata/si stacca muore.)
Ogni personaggio viene chiamato con un nomignolo attribuitogli dal popolo, e la famiglia stessa, la famiglia Toscano, veniva chiamata dai concittadini i Malavoglia. Verga usa così una serie di antifrasi. Attraverso tale tecnica il soprannome attribuito a ciascun personaggio indica una caratteristica opposta a quella reale del personaggio. Ad esempio i Malavoglia sono così chiamati paradossalmente per la loro volontà e la loro voglia di lavorare per poter sanare i loro debiti.
Caratteristiche di alcuni personaggi secondari:
Zio Crocifisso: detto anche "campana di legno" è l' usuraio del paese, vecchio e avaro, protagonista di "negozi" e proprietario di barche e case. È zio della Vespa, con la quale si sposerà non per amore, ma per appropriarsi della sua chiusa; il matrimonio si rivelerà per lui un inferno, poiché la moglie dilapida in breve tempo il patrimonio da lui costruito in una vita interamente trascorsa ad accumulare denaro.
Compare Agostino Piedipapera: sensale di pochi scrupoli, zoppo, immischiato nella vicenda del contrabbando. Si rende responsabile, assieme allo zio Crocifisso, della rovina economica dei Malavoglia, fingendo di acquistare il credito che padron 'Ntoni deve al vecchio usuraio e poter così far uscire la famiglia dalla casa del nespolo. È sposato con Grazia Piedipapera, donna pettegola ma sensibile ai problemi dei Malavoglia.
La Locca: sorella dello zio Crocifisso, vedova, è una vecchia demente e fuori di senno, che vaga perennemente per il paese alla ricerca del figlio Menico, morto in mare sulla Provvidenza assieme a Bastianazzo e al carico di lupini. È madre di un altro ragazzo che non viene mai nominato e che è sempre chiamato "figlio della Locca". Dopo l' arresto di quest'ultimo viene mandata all'ospedale dei poveri.
La visione pessimistica [modifica]
Nel romanzo vi è una sorta di visione pessimistica della vita da parte dell'autore: egli sottolinea il fatto che le disgrazie debbano essere subite passivamente e vengano una dopo l'altra per affondare le sorti di una famiglia intera.
Quella in questione è una famiglia di tipo patriarcale con due capisaldi: padron ‘Ntoni e l'imbarcazione "La Provvidenza".
Il primo è il senex, il galantuomo, custode della saggezza; si ricordino, a tal proposito, i tantissimi proverbi sciorinati in ogni momento. È possibile ipotizzare che l'autore, attraverso queste manifestazioni della cultura del popolo, esprima il proprio giudizio e le proprie opinioni: egli comunica con il lettore attraverso i detti e le sentenze.
La seconda, la barca, è la fonte di guadagno, simbolo della vita: in essa sono racchiuse le speranze di una buona pesca, un guadagno, un futuro prospero; persino il nome è, di per sé, emblema di un'umile speranza.
I temi principali [modifica]
I temi principali sono: l'affetto familiare e le dicerie del popolo. Come in ogni suo racconto si può notare l'adottamento della Teoria dell'Ostrica (l'ostrica è attaccata allo scoglio, nel momento in cui si vuole staccare per liberarsi viene travolta dalle onde del mare): lo stesso discorso vale per i personaggi del Verga, che tentano di migliorare le proprie condizione sociali ed economiche, allontanandosi dal consueto e finendo perciò male.
La famiglia [modifica]
Giovanni Verga torna più e più volte su un tema preciso: quello dell'attaccamento alla famiglia, al focolare domestico, alla casa; è facile comprendere, quindi, i sentimenti di amarezza e dolore di chi è costretto a vendere la propria abitazione per pagare i debiti di un affare sfortunato, come nel caso dei Malavoglia.
La roba [modifica]
L'attaccamento alla roba, poi, è il motivo portante dell'intero romanzo; dove per roba s’intende tutto il complesso degli oggetti, siano essi costruzioni, appezzamenti, mezzi di trasporto, animali, necessari per vivere. Ecco quindi, dimostrata l'impossibilità di staccarsi dal proprio ambiente. La Provvidenza e la casa del nespolo, simbolo del loro incontro e ritrovo e della loro infanzia.
Lo stile [modifica]
Circa lo stile di Giovanni Verga occorre ricordare la notevole frequenza dei dialoghi e l'uso di un periodare leggibile e sempre sciolto. Mescolando il discorso diretto e quello indiretto il Verga ci ricorda di come effettivamente si articoli il dialetto siciliano, avvicinandovisi con intenti veristi. Questa narrazione ci permette di identificare i personaggi del romanzo come esseri indissolubili dal proprio paese e dalla propria casa; come ostriche, appunto, che staccandosi dal proprio scoglio vanno incontro alla morte.
L'economia [modifica]
Giovanni Verga riprende più volte il discorso economico, anche nelle tragedie familiari. Quando, ad esempio muore il figlio Bastianazzo, la prima ed ultima cosa che si dice è che la barca era carica di lupini. Quindi il fattore economico è molto importante. Inoltre il Verga vuole sottolineare la differenza tra la malizia del popolo e la famiglia operosa. Difatti è il popolo a pensare che padron 'Ntoni si preoccupi dei lupini, quando quest'ultimo è proccupato per il figlio. Inoltre essi per tutto il romanzo inseguono un tenore di vita più elevato cadendo a volte nella delinquenza come nel caso di 'Ntoni.

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