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lunedì 23 febbraio 2009

Tema gratis IL Muro Di Berlino

La storia del Muro comincia nel 1961. La vittoria degli Alleati e dei sovietici sul nazismo è ormai lontana, ora incombe il tempo della Guerra Fredda

E la Germania divisa fra est filosovietico e ovest filoccidentale paga il prezzo più alto: mentre nella repubblica federale (Rft), grazie anche ai massicci aiuti americani, migliorano le condizioni di vita, nella repubblica democratica (Ddr o Rdt) cresce invece l'insoddisfazione della gente.
La collettivizzazione forzata dell'agricoltura, la repressione dell'industria e del commercio privati, la mancanza di risorse provocano un vero e proprio esodo: nei mesi che vanno da gennaio ad aprile fuggono dal "paradiso socialista" 160mila persone. Una situazione inso-stenibile per il regime di Walter Ulbricht, che però il 15 giugno del '61, durante una confe-renza stampa internazionale, smentisce seccamente le voci sul progetto della costruzione di un muro a Berlino per dividere le due Germanie: "Ho sentito anch'io questi pettegolezzi, so-no falsi. Nessuno ha intenzione di farlo". La storia oggi ci dice che era una menzogna.
La mattina del 13 agosto 1961 i berlinesi scoprono infatti che nel cuore della loro città sta nascendo una divisione fatta di filo spinato, blocchi di cemento anti-carro e barricate. I col-legamenti fra la zona est e quella ovest sono bloccati e i cittadini della prima non possono più entrare nella seconda. Sono le "prime pietre" del famigerato Muro, che la propaganda chiama "il muro di protezione contro i fascisti".
Gli Alleati reagiscono con moderazione, troppa moderazione, e la "protezione" cresce in fret-ta, raggiungendo i 166 chilometri di lunghezza e i 4 metri di altezza.
Centosessantasei chilometri che tagliano 192 strade di Berlino, sancendo la definitiva sepa-razione fra i due blocchi. Passare il Muro diventa impresa assai rischiosa, tanto che un cen-tinaio di berlinesi dell'est moriranno nel tentativo di scavalcarlo, uccisi dai poliziotti (Vopos) di guardia: l'ultima vittima è Chris Gueffroy, il 6 febbraio del 1989.
Chris Gueffroy non poteva saperlo: gli sarebbe bastato pazientare ancora pochi mesi e lui sarebbe ancora vivo. E libero. Il 9 novembre di quell'anno, Günther Schabowski, leader della Sed (il partito comunista) di Berlino est, annuncia infatti la resa: con parole ambigue dice che da quel momento il Muro viene aperto per permettere "viaggi personali all'estero". Sono le sette di sera, poco dopo scoppia una festa spontanea alla porta di Brandeburgo e nella Kurfürstendamm di Berlino ovest. Il Muro viene fatto a pezzi. E comincia un'altra storia, che porterà alla caduta dell'Urss e dei suoi regimi satellite nell'Europa orientale.

• 9 novembre 1989.
Premevano a migliaia, a decine di migliaia, sempre più. A Mosca, sbigottiti, non sapevano decidersi se dare l'ordine di attaccare alle truppe. Per ammissione dell'ex ministro degli e-steri, il georgiano Shevardnadze, c'era palpabile il timore che un attacco innescasse la mic-cia del terzo conflitto mondiale. Così, chi scalava rimase sorpreso di non prendersi i proiettili della Stasi, la polizia di regime assestata intorno al Charlie Check Point, dalla parte control-lata dal Patto di Varsavia. E fu l'inizio del Diluvio. Una folla di ex cittadini dell'ex Rdt invade-va gioiosamente le strade e i parchi del settore ovest di quella che era stata la Capitale e che, dieci anni dopo, sarebbe tornata a esserlo.
In questi anni, contraddizioni fuoriuscite dalla Riunificazione, fortemente e velocemente vo-luta e realizzata dall'ex premier Kohl, hanno funestato Berlino. Dagli episodi di razzismo al ritorno nostalgico di fermenti comunisti e neonazisti, la città tedesca rimane un cantiere a-perto, in cerca di una propria identità. Un processo difficile che la stessa Berlino ha imposto a tutta l'Europa, da allora, dal preciso momento iniziale della Caduta, alla ricerca di un equi-librio e di un riassetto comune. Dieci anni trascorsi tra crolli ideologici e germinazioni di mercati nuovi, guerre nel Vecchio Continente e proclami dal Nuovo Mondo.




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