IL PRINCIPE
La data di composizione del principe viene collocata dagli studiosi tra il luglio e il dicembre del 1513. Nello stesso anno, ma precedentemente, si pensa sia stata iniziata l'opera "i discorsi sull'arte della guerra" e sia stata interrotta per far posto al Principe, che rispondeva ai bisogni di maggiore urgenza, agganciandosi direttamente ai problemi attuali della situazione italiana.
Mentre tutti i trattati mirano a fornire un'immagine ideale ed esemplare del regnante, consigliandogli di praticare la più lodevole virtù, Machiavelli proclama di voler guardare alla verità effettuale delle cose e non all'immaginazione di esse, perciò non propone al principe le virtù morali, ma quei mezzi che possono consentirgli effettivamente la conquista e il mantenimento dello stato e con coraggiosa spregiudicatezza, arriva a consigliare anche di non essere buono, quando le esigenze dello stato lo impongono. Il Principe è un opera molto breve, scritta in forma concisa ma densa di pensieri. Si articola in 26 capitoli. I capitoli I-XI esaminano i vari tipi di principato e mirano ad individuare i mezzi che consentono di conquistarlo e di mantenerlo, conferendogli forza e stabilità. Il capitolo VIII tratta di coloro che giungono al principato attraverso scelleratezze e qui Machiavelli distingue tra la crudeltà "bene e male usata" : la prima è impiegata solo per assoluta necessità, e che si converte nella maggior utilità possibile per i sudditi, male usata è invece quella che cresce con il tempo anziché cessare, ed è compiuta per l'esclusivo vantaggio del tiranno. Nel capitolo IX si affronta il principato civile, in cui cioè il principe riceve il potere dai cittadini stessi ; nel X si esamina come si debbono misurare le forza dei principati e nel XI si tratta dei principati ecclesiastici, in cui il potere è determinato dall'autorità religiosa. I capitoli XII-XIV sono dedicati al problema delle milizie. Machiavelli giudica negativamente l'uso degli eserciti mercenari, perché, combattendo solo per denaro, sono infidi e costituiscono
PENSIERO POLITICO
Alla base di tutto il suo ragionamento vi è la consapevolezza della crisi italiana, determinata da tre aspetti fondamentali: la politica, la morale, le milizie. Per questo Machiavelli esorta un principe, affinché si ponga alla guida dell'Italia e risolva questa crisi. Ma Machiavelli elabora anche una teoria universale, che si fondi su leggi valide per sempre. Machiavelli è stato dunque considerato come il padre della scienza politica.
Machiavelli non fa un ritratto ideale del principe, ma dichiara che l'operato di un principe è giusto solo se ha raggiunto i propri fini. Nel dire ciò delinea un metodo che si fonda esclusivamente sulla verità basata sull'osservazione di molti casi particolari e arriva a formulare massime generali. Tutto deve essere ricondotto all'esperienza, che Machiavelli divide in diretta e basata sulla lettura degli antichi. Poiché la natura umana è simile alla natura dei fenomeni naturali, che non cambia nel tempo, dunque le considerazioni degli antichi sono valide anche oggi. Machiavelli parte da una visione pessimistica dell'uomo, che è meschino, crudele, egoista, malvagio, calcolatore. Perciò l'uomo politico che deve agire fra loro, deve tenere conto di ciò, sapendo che le leggi della convivenza umana sono dure e spietate.
Dunque se lo richiede l'interesse dello stato, il politico deve anche essere spietato, deve adattarsi alle circostanze. Machiavelli però non giustifica i mezzi, ma constata che questi sono necessari al politico. E' inesatto e falso che Machiavelli abbia detto: il fine giustifica i mezzi, anzi sono i mezzi che giustificano il fine, dove il fine è qualcosa di politicamente auspicabile solo grazie all'utilizzazione dei mezzi.
Gli uomini sono egoisti e nel rinascimento sono divisi in uomini virtuosi, la minoranza, e massa deforme, che deve essere plasmata da una guida, in quanto non è capace di autogovernarsi, la maggioranza. Dunque i virtuosi devono comandare sul popolo. Talvolta per mantenere lo stato si può fare uno strappo alla fede. Infatti, Machiavelli ama il principe virtuoso e non quello scellerato, che fa male solo per il gusto di farlo creandosi inutilmente dei nemici. Il principe virtuoso deve essere uno strumento al servizio dei sudditi. Essendo gli uomini malvagi, solo se riuniti in uno stato dalla forza virtuosa del principe, e controllati da tre fattori fondamentali possono convivere. I tre fattori sono: Religione, che deve obbligare i cittadini a rispettarsi gli uni con gli altri. Le leggi, che devono regolare la vita. Le milizie, che devono garantire forza allo stato.
Per Machiavelli lo stato ordinato e sicuro è la repubblica, adatta a fronteggiare un pericolo imminente. Affinché lo stato vada bene le istituzioni devono essere svincolate dai singoli individui. Per Machiavelli si delineano le due concezioni di virtù e fortuna, intese, la prima come l'insieme delle qualità umane, come la conoscenza delle leggi dell'agire, la capacità di saperle applicare, la decisione e l'energia di metterle in pratica, e la duttilità a sapersi adattare alle circostanze. Quest'ultima poco presente negli uomini. La seconda invece deriva da un insieme di fattori esterni, interamente laicizzati, a cui è affidato il 50% delle azioni umane. La virtù deve arginare la fortuna avversa prevenendo con il calcolo accorto.
LA MANDRAGOLA (1518)
La Mandragola è il testo letterario più importante di Machiavelli. E' una commedia, che può essere considerata come il testo più vivo di tutta la produzione cinquecentesca. In questa opera Machiavelli lascia l'atteggiamento critico del Principe. La vicenda parte con una cena a casa si Callimaco, giovane fiorentino che abita a Parigi, che su indicazione di Camillo Calfucci, torna a Firenze per vedere una certa donna, Lucrezia di messer Nicia, detta la donna più bella del mondo. Il giovane vista la donna ne resta folgorato e decide di volerla conquistare. Ciò è reso impossibile dall'ostinazione del marito e dalla castità della donna. Per fare ciò si serve di Ligurio, un parassita, che conosce bene messer Nicia, sciocco e limitato dottore in legge. La prima tattica è quella di far uscire la coppia da Firenze, e di farla andare alle terme. I due fanno leva sul fatto che Nicia vuole avere figli ma non ne ha, e quindi accecato da questo desiderio farebbe qualsiasi cosa. Si decide però di adottare un'altra tattica, visto che alle terme Callimaco potrebbe trovare alcuni concorrenti. Si decide allora di convincere messer Nicia a far bere alla moglie una pozione di Mandragola, un'erba magica. Però la prima persona che avrà rapporti con lei morrà. Si decide quindi di far giacere la donna con un "garzonaccio", che poi sarebbe Callimaco travestito. Adesso bisogna convincere la donna, e per fare ciò ci si serve della complicità della madre, Sostrata, e di un frate, confessore di Lucrezia. Fra' Timoteo convince astutamente Lucrezia che l'adulterio a fin di bene non è peccato, e lei accondiscende. Si fa quindi portare Callimaco, che però le svela tutto l'intrigo. Lei riconosce l'inettitudine del marito, e l'astuzia di Callimaco, e decide di essere la sua amante per sempre. Notiamo subito che questa commedia riassume due correnti, quella classica, con l'amore contrastato e il parassita, e quella boccaccesca, della beffa dello sciocco. Inoltre possiamo notare che i personaggi del Machiavelli sono molto studiati psicologicamente, a differenza delle maschere del teatro antico. La comicità del Machiavelli prende spunto dal pessimismo, infatti nel mondo machiavelliano, domina solo la legge dell'interesse, non c'è posto per l'onestà, tutto è fatto da astuzie ed inganni. Machiavelli attacca la società denunciandone la corruzione morale, ma ammira anche la spregiudicatezza dei parassiti, veri uomini virtuosi. Anche Lucrezia ultimo baluardo dell'onestà è costretta a cambiare, non c'è posto per lei. Il frate poi rappresenta la figura più meschina, essendo il più spregiudicato di tutti. La morale rimane sempre quella di essere decisi, di cercare sempre il proprio interesse, e assumersi le proprie responsabilità.
LA NOVELLA DI BELFAGOR ARCIDIAVOLO (1518)
Machiavelli pone la sua attenzione anche sul genere novellistico. Favola di carattere misogeno, antifemminile. Machiavelli afferma che qualche asceta, nel corso delle meditazioni, aveva visto scene di vita dell'aldilà, di vita ultraterrena e ricorrente era il lamento di qualche anima dannata che affermava che la causa della propria dannazione era la moglie. Dunque Plutone, capo dell'inferno, convoca un concilio di diavoli. Facendo ciò si mostra molto scrupoloso nelle leggi. (Appare cioè come un monarca illuminato, che prende decisioni democratiche). Plutone quindi, rispettoso delle forme convoca i diavoli e dice che affinché la loro credibilità e la loro dignità rimanga alta, devono decidere se prendere o no in considerazione queste denuncie. Vi sono molte proposte, come quella di torturare le anime, ma la più giusta sembra quella di mandare un diavolo sulla terra a controllare. Il diavolo viene tirato a sorte, altro segno di giustizia. Il sorteggiato è Belfagor, che andrà sulla terra, a Firenze, città da lui scelta, con 100.000 ducati, vi rimarrà per 10 anni, dovrà prendere moglie, e controllare le accuse dei dannati, il suo nome sarà Roderigo di Castiglia. Arrivato a Firenze dà molte feste per cercare una sposa, ed essendo molte le pretendenti, sceglie la moglie di un nobile, Amerigo Donati, in difficoltà economiche. Ma il lusso iniziò a piacere a Roderigo, che si innamorò perdutamente di sua moglie, che non faceva altro che approfittarsi di lui. Infatti Roderigo ammette che Monna Oneste, era più superba perfino di Lucifero. Per volontà della moglie, Roderigo fece molti grandi investimenti, a favore dei fratelli di lei. Con ciò i soldi finirono presto, e Roderigo dovette affidarsi agli strozzini, confidando nel fatto che gli investimenti avrebbero portato i loro frutti. Ma dei fratelli nessuno riuscì a portare in porto il proprio progetto. Allora Roderigo è costretto a scappare inseguito dai creditori. Arriva in una fattoria, dove incontra un contadino, e con la promessa di ricchezza lo prega di nasconderlo. Gianmatteo, lo nasconde sotto un monte di sugo, e così riesce a scampare ai creditori. Uscito fuori, gli racconta tutta la sua storia e gli dice che per ricompensarlo, userà i suoi poteri di diavolo. Infatti entrerà nell'anima di una donna ricca, e solo quando sentirà la voce di Gianmatteo uscirà. Così facendo se ne andò. Gianmatteo sentì pochi giorni dopo la notizia di una donna, figlia di Ambrogio Amidei. Secondo i patti Belfagor esce. Dopo va nella figlia del Re di Napoli, e tutto va ancora secondo i piani, ma Belfagor uscendo lo avverte, che adesso il loro debito è saldato. Alcuni mesi dopo si ha la notizia che Belfagor è entrato nella figlia di Ludovico II re di Francia, che manda subito a chiamare Gianmatteo, minacciandolo di morte. Gianmatteo non sa cosa fare, allora decide di organizzare una trappola. Fa preparare una banda, e le ordina di fare molto baccano. Belfagor sentendo il baccano ma non vedendo nulla, si spaventa e chiede a Gianmatteo cosa stia succedendo. Il contadino risponde che è sua moglie che è venuta a riprenderlo. Così Belfagor scappa e torna all'inferno confermando le accuse delle anime. In questa favola viene affrontato il tema della malizia delle donne e dell'astuzia dei contadini. Vi è anche una dualità strutturale, infatti alla base della novella vi è il confronto tra uomini e diavoli. Il regno dei diavoli, è un regno tranquillo, in cui regna la giustizia, i diavoli sono modelli di virtù, essendo generosi e ingenui. Gianmatteo aiuta Belfagor solo avendo soppesato il reale guadagno della cosa. Sono gli uomini i veri diavoli, abili calcolatori, spregiudicati, maligni.
L'EPISTOLARIO
Le lettere familiari miravano a proporre un'immagine idealizzata di chi scrive e del suo ambiente: stese con immediatezza, intessono un colloquio autentico e libero con i destinatari. In esse si alternano argomenti e toni vari: vi trovano posto riflessioni di teoria politica ed analisi dei problemi contemporanei, ma anche scherzi, motti, facezie, sfoghi di umore, spunti di novelle... Tra queste lettere spicca il blocco di quelle scritte a Francesco Vettori, dopo la perdita degli incarichi pubblici; spesso sono l'occasione per la riflessione politica. Famosissima è la lettera del dicembre 1513, in cui Machiavelli descrive la sua giornata nell'esilio dell'Arbegaccio, le futili occupazioni del mattino e del pomeriggio, a cui si contrappone lo studio serale dei classici, che è l'occasione di un riscatto dalla degradazione e dall'avvilimento di una vita vuota. La lettera è importante anche perché fornisce l'indicazione dell'avvenuta composizione del Principe. Fra le lettere vanno annoverati anche i cosiddetti "Ghiribizzi al Soderini", indirizzati al nipote del gonfaloniere fiorentino, Gian Battista Soderini. Forse risale al 1506 ed è interessante perché contiene alcuni dei punti fondamentali del pensiero di Machiavelli : la necessità di adattare il proprio modo di procedere con i tempi assecondando la variabilità della fortuna, la conoscenza della realtà che può avvenire sia attraverso l'esperienza diretta, sia attraverso quella mediata dei libri, l'idea che "si abbi nelle cose a vedere il fine e non il mezzo
LA LETTERA A FRANCESCO VETTORI
In questa lettera vediamo come per Machiavelli abbia fondamentale importanza il legame fra pensiero e pratica, teoria e prassi. Machiavelli parla dei suoi momenti di attività involgarita dai giochi dell'osteria e annuncia a Vettori la nuova opera il "Principe", che si svolgerà sulla base di due esperienza : l'esperienza delle cose moderne e di quelle antiche. Quelle moderne sono al negativo, quelle antiche sono positive (esperienze dello studio e della lettura passata). Egli all'Albergaccio vive male ; nell'uomo del rinascimento vi deve essere un confronto e un interazione tra studio (teoria) e atto pratico (prassi), Machiavelli non gode di questa unione e ne soffre. La sua opera, però, nasce da una sinergia di entrambe le cose, egli cerca di riassociarli. Solo nella parte finale della lettera egli ritrova l'equilibrio, ma prima si alternano in lui contentezza e scontentezza a causa di quell'unione fra prassi e teoria che vorrebbe ma non ha.
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lunedì 23 febbraio 2009
Tema gratis Niccolò Machiavelli
Pubblicato da
Baiox
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06:27
Etichette: Letteratura Italiana, Poeti_Scrittori_Artisti
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