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lunedì 23 febbraio 2009

Tema gratis Salvatore Quasimodo

Nato a Modica (Ragusa) nel 1901 e morto a Napoli nel 1968. Il padre era capostazione delle ferrovie; visse pure a Messina dove vide la tragedia del terremoto che rimase sempre anche nella sua poesia

. Dopo essere stato tra i più grandi ermetici (è sua la lirica che apparve come simbolo dell'ermetismo per la brevità ed essenzialità delle sue espressioni: -Ognuno sta solo nel cuore della notte trafitto da un raggio di sole ed è subito poesia-, in cui con un linguaggio povero, scarno esprime la crisi e la solitudine dell'uomo) approfondì le sue poesie di un impegno maggiore cercando una maggiore partecipazione attiva alla vita sociale. Insomma, la sua novità sta nell'avere trasformato la lirica pura in lirica sociale e più responsabile; questa nuova poetica gli ha fatto assegnare il premio Nobel per la letteratura. Dobbiamo pure ricordarlo perchè tradusse molti poeti greci e latini, anzi molti critici lo considerano più grande per queste traduzioni che dimostrano il suo grande amore per la poesia e per lo stile. Nelle sue poesie è sempre presente il ricordo dell'infanzia e della sulla isola (Sicilia) con tutti i ricordi familiari e per questo è come tutti gli altri scrittori siciliani da Pirandello a Vittorini (critico Bo).
Bisogna quindi precisare che il suo ermetismo non è presente in tutte le sue opere, quindi non si può chiamare Quasimodo il maggiore rappresentante dell'ermetismo, anche perchè non fu lui a chiamarsi così ma furono i suoi amici, perchè videro che nella sua poesia, Quasimodo, aveva portato al massimo la tecnica della poesia pura, della parola scarna ed essenziale. Questa confusione si ebbe anche perchè, primo, Quasimodo ottenne il premio Nobel per la poesia e, secondo, anche per il suo carattere molto impulsivo. Ma per chiarire la sua posizione storica basta pensare che egli non ebbe come maestri i pittori francesi (Mallarmè) così come, invece, era stato per Ungaretti e Montale, ma dall'inizio si forma su Pascoli e D'Annunzio ed anche sul verismo del Verga. Ma poi Quasimodo uscendo dalla sua Sicilia e venendo a contatto con Vittorini e Montale, conobbe l'ambiente poetico di questi nuovi poeti e accettò la loro tecnica ermetica, anche se era in contrasto con la sua più vera natura realista, classica che si vede bene nella raccolta di poesie "Acque e Terre" in cui si vede , oltre lo stile ermetico anche l'equilibrio ed armonia classica. Come dice Antonelli, in Quasimodo -l'ermetismo è stato un momento di passaggio- basta poi pensare alle sue traduzioni greche, per capire il suo naturale amore verso un mondo classico, sereno. Infatti, nella sua poesia, anche se vi è sempre malinconia è però rassegnata, serena senza quell'angoscia che spesso si è vista nei poeti veramente ermetici. Quasimodo, infatti, è, per natura, portato non verso la confusione dell'anima ma cerca sempre di unire e di superare in una serena armonia le sofferenze dell'uomo. Per cui si può chiamare poeta dell'equilibrio perfetto (differenza dal simbolismo francese) ed anche del suo paradiso perduto dell'infanzia siciliana. Ricordiamo pure la raccolta "Ed è subito sera": Ognuno sta solo sul cuor della notte trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera.
Qui si vede un equilibrio fra realismo provinciale e verghiano ed ermetismo (Valery), tra stile simbolico e nuovo stile classico e armonioso. Molti critici, appunto, hanno visto in questa raccolta il suo aspetto ermetico. Questa lirica esprime la solitudine dell'uomo in mezzo alle sofferenze della vita, e dopo qualche breve illusione e speranza, è subito sera, cioè arriva la morte (Leopardi). Dopo la seconda guerra mondiale scrive le raccolte -Giorno dopo giorno, La vita non è un sogno- in cui sembra allontanarsi dallo stile ermetico e diventare poeta impegnato con la resistenza e con i problemi del tempo. Non bisogna pensare che c'è una divisione fra il Quasimodo di prima e questo del dopoguerra, perchè la tragedia della seconda guerra mondiale fece approfondire di più le idee sul dolore umano che già prima c'erano in lui. Quindi dopo l'ultima guerra, Quasimodo ha sofferto una grave crisi morale che gli ha fatti maggiormente vedere il senso della catastrofe (Montale) ma a differenza di Montale in Quasimodo c'è una coraggiosa rassegnazione al destino che ci circonda (Leopardi, titanismo) e questa rassegnazione in Quasimodo si ha perchè lui vede che tutti gli uomini hanno lo stesso destino di morire e questo pensiero diventa, in lui, più triste quando pensa alla sua amata isola come un paradiso perduto.
Infatti in Quasimodo si hanno sempre due aspetti:
1° la vita reale, fredda e triste (ragione di Leopardi e la città,
maturità di Pavese);
2° dell'infanzia siciliana. (Natura di Leopardi e la campagna,
infanzia di Pavese).
Da questo possiamo vedere che l'aspetto principale della sua poesia è una grande tristezza che trova consolazione nella memoria dell'isola (Leopardi), nel paesaggio che gli ricorda sempre qualcosa e in questo paesaggio vediamo sempre la luna, i colli, le fanciulle ed i colori (Leopardi, malinconia). Quindi la raccolta di poesie Giorno dopo giorno (II° fase) ci fa vedere un Quasimodo più maturo che parla della crudeltà umana e, dunque, Quasimodo rimane sempre poeta del dolore umano e della solitudine dell'uomo.
Dopo il fascismo, questo tipo di poesia, sembrò un tipo di denuncia e di accusa e Quasimodo, in questa accusa, mise tutta la sua forza morale. Così il suo stile ermetico di prima diventa più reale, più vicino alla narrazione e questa nuova poesia, nata fra i dolori della guerra, cerca di spingere alla vita, alla lotta per portare fra gli uomini un messaggio di speranza (Ungaretti). Nell'ultimo periodo, Quasimodo, sviluppa in modo esagerato questa sua poesia impegnata, cercando di combattere l'ermetismo, per cui spesso risulta retorico. Ma anche se le sue migliori qualità poetiche le abbiamo viste in precedenza, "Giorno dopo giorno" le sue ultime opere servono a capire meglio la sua moralità e il suo impegno di poeta del nostro tempo, perchè Quasimodo parla delle ingiustizie umane e del mondo degli uomini così privo di bontà e umanità. Appunto, nell'ultimo periodo, l'aspetto principale della sua poesia è il pensiero della morte, non solo della sua morte ma della miseria, che è come la morte, in cui vivono molti uomini del mondo. Quasimodo si può considerare un poeta sincero e aperto, anche come poeta sociale ed impegnato, perchè ha cercato sempre di portare la sua onestà e sincerità morale quando ha parlato del nostro periodo e dell'infelicità della vita.


Elio Vittorini
Nato a Siracusa nel 1908 e morto a Milano nel 1966. Avendo il padre ferroviere, trascorse la maggior parte della sua infanzia in piccoli paesi della Sicilia di cui parlerà nei suoi romanzi, infatti ci parla di miseria, solitudine e malaria. Quando pubblica il romanzo "Il Garofano rosso" in principio fu censurato. E' la storia di un giovane fascista che ha in se un forte spirito di ribellione che non è solo politico, ma anche senso di rivolta propria del giovane da cui un giorno maturerà l'uomo, quindi si tratta dell'educazione sentimentale e politica in un clima di violenza. La storia del giovane comincia con l'amore per una compagna di scuola che gli regala un garofano rosso, che fa nascer tante discussioni fra i giovani e i compagni; poi il ragazzo conosce pure l'amore "sensuale" verso una prostituta.
Il protagonista crede che per arrivare alla maturità bisogna uccidere qualcuno, in quel periodo di violenza fascista. Ma, non proprio soddisfatto di questo, finisce fra le braccia della prostituta, quindi si vede che il giovane non è un eroe ma assomiglia a molti personaggi del romanzo "Gli indifferenti" di Moravia. Ha aspetto positivo perchè è una specie di protesta alla falsità e alla pomposità del fascismo. Questo suo primo romanzo sentiva ancora l'influsso del naturalismo, ma poi Vittorini si allontanò dal naturalismo arrivando al suo capolavoro "Conversazione in Sicilia", dove parla di un viaggio in Sicilia, dell'incontro con la madre, miseria e di dolore. Tutti gli avvenimenti, anche se parlano del momento storico del fascismo diventano simboli della realtà umana, appunto per questo i suoi personaggi non hanno nome e cognome, ma soprannomi che li fanno diventare dei simboli, per esempio: coi baffi il gran lombardo, che è il simbolo dell'uomo, il fascismo è simbolo del male del mondo, la resistenza da fatto storico diventa il simbolo e la speranza di un mondo migliore che farà scomparire il male, difatti in "Uomini e no" (buoni e cattivi) abbiamo la divisione in personaggi buoni e cattivi.
Parlando di un mondo di dolore e di miseria, egli si oppone al fascismo pieno di pomposità e di sicurezza. Negli altri romanzi (Uomini e no), egli parte sempre da fatti e uomini della storia contemporanea e poi li trasforma in simboli universali della realtà umana. Appunto, in lui, ci fu sempre, da un lato, il desiderio di impegno civile e concreto, dall'altro fu portato a vedere i simboli della vita umana nella storia. Infatti nel fascismo egli non vedeva proprio la politica ma qualcosa che era contro l'uomo e i suoi valori. Per questo Vittorini prese parte alla rivista "Politecnico" che voleva una letteratura impegnata; però Vittorini voleva una cultura libera da qualsiasi partito politico e quindi fu anche contro il partito comunista italiano, perchè per lui la cultura non doveva confondersi con la politica e lo scrittore nuovo deve parlare dei sentimenti più intimi dell'uomo. Quindi il suo impegno e la sua lotta volevano la liberazione dell'uomo e dei suoi sentimenti, senza vincoli con la storia politica, dal male del mondo; appunto qui stava il suo impegno di scrittore.


-Alberto Moravia- Nato a Roma nel 1907. Moravia ha scritto moltissimo, incominciando con il romanzo -Gli indifferenti- che già nel titolo parla di un aspetto proprio del decadentismo, quell'aridità del sentimento (Montale) e la mancanza di volontà di cui ci parla Svevo nella Coscienza di Zeno, che ama questi concetti (Senilità). Questa "indifferenza", in cui si sente un senso di fallimento e di apatia, veniva vista in una famiglia della media borghesia romana e veniva analizzata da Mo ravia in modo spietato e in quegli anni che erano contro la pomposità del fascismo, questo romanzo sembrò antifascista, perchè parlava di un mondo in crisi. In Moravia c'è pure il contrasto dei Promessi Sposi, fra i buoni e cattivi, fra puri e corrotti, (come Lucia e Gertrude). Però, mentre Manzoni faceva vedere i "buoni" pieni di speranza e di fede, in Moravia buoni e cattivi, ricchi e poveri soffrono tutti e sono senza speranza, sempre smaniosi e agitati, perchè rappresentano la crisi della coscienza moderna, alienata dagli ideali falsi del sesso e del denaro.
Nei suoi libri si notano due aspetti principali: l'analisi acuta degli aspetti più intimi e morbosi dell'uomo e l'importanza dell'intreccio che egli chiamò imbroglio. Ricordiamo il romanzo -Agostino-. Alla fine della guerra anche Moravia sembrò scrivere in modo neorealista e parlò della società italiana tra la guerra ed il dopoguerra. In questo periodo ricordiamo -Il conformista, La Ciociara-; in queste opere Moravia parla di vari argomenti ma soprattutto del passaggio dal mondo dell'infanzia a quello dell'adolescenza con il risveglio dei sensi (Agostino), parla pure del mondo popolare, dell'angoscia e della guerra (La Ciociara). Anche Moravia sembra esprimere un certo ottimismo superficiale del neorealismo, superficiale perchè in fondo c'era sempre un concetto pessimista della vita (decadentismo), ma più tardi Moravia si allontana dal neorealismo avvicinandosi agli aspetti del suo primo romanzo "Gli Indifferenti", con il romanzo "La Noia" come si vede dal titolo stesso e anche con vari saggi in cui parla dell'importanza della psicanalisi (Freud) perchè ci aiuta ad analizzare l'intimo dell'uomo, del Marxismo, necessario per capire i rapporti sociali.
Anche Moravia, come Ungaretti, cerca un paese innocente, puro, un bisogno di verità. Ma purtroppo la vita non è così; infatti, nei suoi romanzi la vita è come la dura realtà, piena di falsità, di sesso e di denaro. L'umanità, per Moravia, non è capace di veri rapporti sociali (noia) tranne quelli sessuali e la prostituta rappresenta un esempio di umanità alienata e sola e tutti gli uomini per Moravia sono come la prostituta, schiavi di falsi valori. Neanche il rapporto sessuale è sincero, perchè si rimane soli, sempre per il bisogno di possesso e di avidità, caratteristica dell'uomo moderno. Moravia quindi vede l'umanità in modo pessimista, perchè per lui il vero fine dell'uomo dovrebbe essere l'uomo stesso e non i falsi valori, come il denaro. Oggi nella società consumistica l'uomo è usato come mezzo e il merito di Moravia moralista è proprio quello di averci fatto vedere in modo reale la tragedia dell'uomo moderno, vittima della sua stessa alienazione e l'unica soluzione è la rinuncia all'idea di possesso. Da qui nasce il suo realismo narrativo, quando ci parla dei vari tipi di uomini.


-Antonio Gramsci- Nato ad Ales, Cagliari nel 1891 e morto a Roma nel 1937. Agli inizi del dopoguerra furono pubblicate le opere del sardo Gramsci, che dopo aver studiato a Cagliari va a Torino dove studia lettere e si interessa anche agli aspetti storici ed economici. Fece parte del Partito Socialista Italiano e in quegli anni agitati del dopoguerra formò i consigli di fabbrica e il giornale -L'Ordine Nuovo-. Fu tra i fondatori del partito comunista. Dopo aver passato alcuni anni in Russia, tornato in Italia fu arrestato e condannato a venti anni di carcere che lo fecero ammalare gravemente, infatti, trasferito in una clinica a Roma morì.
In carcere Gramsci approfondì il suo pensiero e le sue idee sulla cultura e sulla letteratura. Egli come Marx pensa che il proletariato deve cercare di partecipare alla politica, ma prima di questo è necessario che vi siano degli intellettuali che nelle loro opere parlino dei problemi del proletariato. Perciò Gramsci criticò la cultura tradizionale aristocratica e il fatto che gli intellettuali erano stati sempre lontani dalle masse. Gramsci ammirava molto il pensiero del Croce da cui bisognava partire per approfondire una cultura marxista. Infatti, Gramsci per le sue idee sull'arte e sulla critica parte da Croce: Gramsci parla di una filosofia della prassi (pratica) che deve cercare di fare una riforma popolare moderna; secondo lui, la storia italiana non si deve considerare una storia di gruppi ma di tutto il popolo con le sue classi, la storia è fatta da tutti gli uomini del mondo che devono unirsi in società e lottare per migliorare se stessi. Quindi Gramsci è contro l'estetica idealista (arte come intuizione soggettiva) la distinzione tra poesia e struttura, poesia e non poesia.
Gramsci vuole un'arte nuova e una nuova cultura. La letteratura deve rappresentare in modo artistico gli aspetti sociali e morali del tempo. Con queste idee, Gramsci ha dato molta importanza alla storia della letteratura, che secondo Croce non era importante; invece per Gramsci la letteratura deve unire lo scrittore e la società; il giudizio artistico deve cercare la presenza di questi rapporti concreti e del modo di come sono stati rappresentati in arte. Queste idee noi le abbiamo come appunti -Quaderni dal carcere- ma sono state molto importanti nel primo dopoguerra, in cui si capiva che in quel periodo pieno di problemi concreti e gravi, la critica tradizionale non si poteva più seguire. Dopo Gramsci ci furono altri critici stranieri che partirono dalle idee marxiste, fra cui ricordiamo l'ungherese Lukacs.


NEOSPERIMENTALISMO
Neosperimentalismo, cioè nuovo sperimentalismo, perchè prima c'era stato quello di Pavese. Già prima abbiamo parlato dei contrasti che c'erano nella letteratura neorealistica, ma questi contrasti si chiarirono verso la metà degli anni cinquanta, soprattutto perchè eravamo stanchi dei modi falsi e monotoni di parlare della resistenza e del fatto che a tutti i costi si cercava l'impegno politico e sociale, anche se non sentito. I vecchi motivi di questo cambiamento si devono cercare nel periodo storico, dopo dieci anni dalla fine della seconda guerra mondiale, perchè in questo periodo si ha una specie di guerra fredda (crisi della sinistra mondiale). Finiscono tutte le illusioni e le speranze e si ha una nuova delusione storica (la prima era stata dopo la -rivoluzione francese-) e questa crisi storica si esprime con sentimenti irrazionali e tragici; si cerca un rifugio nella natura, si rifiuta il passato e il presente aspettando una futura rivoluzione ideale. Si è pure contro i mezzi di comunicazione perchè alienano e rendono infelice l'uomo. Questi sentimenti anche se spesso sono pieni di contrasti rappresentano la crisi di questo ultimo periodo nelle strutture e nelle varie istituzioni sociali di tutto il mondo.
In letteratura c'è stato il rifiuto, a volte esagerato, del neorealismo e di tutte le forme di realismo; si amò, pure, la letteratura del "dell'assurdo" (Beckett). Lo scopo del neosperimentalismo è quello di conoscere la realtà in modo non realistico e razionale, ma con forza e impulsività; quindi la letteratura sociale (che deve parlare della tragica crisi dell'uomo deve essere libera di trasfigurare il reale e questo perchè la realtà appare disordinata, confusa e priva di razionalità, quindi l'unico modo per cercare di capirla veramente è quello dell'irrazionalità e dell'assurdo. Questo tipo di letteratura che ha cercato di distruggere la lingua tradizionale rappresenta le proteste contro un mondo umano, ma è una protesta tragica e senza speranza, poichè non crede nel miglioramento del mondo. Appunto per questo, tale letteratura, è anche decadente e pessimista. Da questo neosperimentalismo è nata una letteratura industriale che parla, cioè, della situazione dell'uomo in questa età di macchine e di industrie che alienano l'uomo facendogli perdere tutti i valori umani. In un secondo momento si avvicinò in questa letteratura impegnata Quasimodo e Gatto.


-Pier Paolo Pasolini- Nato a Bologna nel 1922 e morto a Roma nel 1975. Fa parte di questo movimento (neosperimentalismo) pure Pasolini che collaborò alla rivista "Officina". Questo -nuovo sperimentale-, secondo Pasolini, doveva essere un impegno civile. Come detto sopra, Pasolini nasce a Bologna, ma cresce in Friuli, fu poeta, romanziere, regista e iniziò a scrivere in modo ermetico (analogia). Poi, come poeta civile del neorealismo, avvicinò la sua lingua al parlato ed infine si accostò allo sperimentalismo con cui volle scuotere la coscienza dell'uomo e aiutarla a liberarsi dall'alienazione.
Nelle sue poesie (Le ceneri di Gramsci) Pasolini fa vedere un populismo ed è anticonformista e nello stesso tempo un lui vi è un tragico contrasto intimo tra una sfiducia, anche, nel popolo e una volontà, anche, senza speranza di lottare e di illudersi; così le sue opere ci fanno vedere la simpatia che ha per il "sottoproletariato" delle borgate romane, mentre in lui vi è una cultura varia, spesso confusa: infatti, vi è il marxismo di Gramsci ed anche un certo movimento di irrazionalità e un interesse oscuro, confuso per l'inconscio, per l'aspetto più profondo dell'uomo (psicanalisi); questi aspetti si trovano nei sui romanzi "Ragazzi di vita" e "Una vita violenta".
Le idee del neosperimentalismo sono state espresse chiaramente da un movimento chiamato "Gruppo 63" in cui molta importanza hanno avuto le idee dei filosofi tedeschi Adorno e Marcuse e per capire la poetica bisogna dire che gli scrittori usano la lingua come mezzo per distruggere la tradizione e come protesta sociale. Quindi in questa età industrializzata sia la cultura che la lingua sono alienate e quindi la "neoavanguardia" vuole un discorso libero da ogni legame con la realtà. Ognuno deve essere libero di sperimentare nuove vie, così si hanno moltissime soluzioni soggettive. Ma questo movimento come l'avanguardia del primo novecento è servito soprattutto a distruggere la tradizione ma non è riuscito a darci un'arte valida e sicura.


-Ingegnere Gadda- Nato a Milano, partecipa alla prima guerra mondiale e fu anche prigioniero; fece parte della rivista "Solaria" in cui pubblicò i suoi primi libri, dove già si vede una satira fantastica del mondo del dopoguerra. Nei suoi libri egli fa una caricatura grottesca della realtà con una lingua varia e cosiddetta "pasticciata". Difatti, nel suo capolavoro -Quel pasticciaccio brutto di via Merulana-, una specie di giallo non compiuto, Gadda non usa solo i dialetti, (questa volta meridionali), ma vari tipi di linguaggi, quello tecnico, preso dal gergo popolare. L'aspetto principale delle opere di Gadda è la polemica piena di rabbia contro la cultura e la società da cui si è sentito deluso ed egli disprezza questa società e non ha fiducia nella sua opera. Cerca di deformare la realtà e quegli aspetti che la società si sforza di dare all'uomo come vero e chiaro destino; egli è pure contro la lingua precisa, sempre uguale e monotona. Cerca una lingua personale, molto varia, perchè vuole ribellarsi con una rivolta morale e civile. Però, a volte, il difetto della sua arte è lo sperimentare fine a se stesso, come un gioco senza scopo, privo di quella satira della società di cui invece doveva parlare.


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