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lunedì 23 febbraio 2009

Tema gratis IL Rapporto Individuo Società

I sempre più numerosi fatti di cronaca, ai quali anche nel corso del corrente anno i mass media hanno dedicato notevole attenzione, mi hanno indotta a riflettere su quelle problematiche attinenti il rapporto tra individuo e società, sul concetto di normalità e anormalità, di disagio e malattia.

Intendendo partire da una valutazione di carattere storico culturale mi è parso particolarmente\significativo in tal senso il contesto dei primi del Novecento, momento in cui si va approfondendo, soprattutto tra le giovani generazioni, una crescente insoddisfazione per la cultura positivista, che giunge al rifiuto consapevole di ogni forma di razionalismo anche a causa delle tensioni sempre più aspre create dalla politica imperialistica e coloniale tra le grandi potenze europee; delle contraddizioni insite nel sistema capitalistico, fonti di conflitti sociali spesso accesi e violenti.
Viene meno l’ottimismo positivista, la fiducia nel progresso inarrestabile dell’umanità e subentra per contro un pessimismo che sfocia spesso nell’attesa di qualche imminente catastrofe o sciagura (pessimismo per altro accentuato dalle due guerre mondiali), di cui si trova traccia nelle principali opere dell’epoca (Pirandello, Kafka, Mann, Svevo ecc..).
Arte e filosofia convergono i loro interessi ora sull’uomo, sulla centralità dell’uomo come soggetto, insorgendo contro l’accentuata trasformazione tecnologica e il dominio conoscitivo della scienza.
Tornano in primo piano i problemi dell’interiorità, del destino, della funzione dell’uomo nel mondo, mondo in cui l’uomo si muove spinto da recondite sollecitazioni che sfuggono a ogni regolamentazione: si passa in sintesi dal razionalismo all’irrazionalismo, fenomeno che concerne in generale tutta la cultura del primo Novecento e che si concretizza in quella vasta corrente denominata “Decadentismo” e che aveva inoltre trovato precedenti nelle correnti filosofiche dell’irrazionale sorte negli ultimi decenni dell’Ottocento (intuizionismo di Bergson, superomismo di Nietzsche per citarne solo alcuni).
Nato da un’età di profonda crisi spirituale il Decadentismo esprime la consapevolezza della precarietà della condizione umana con la susseguente scoperta della solitudine dell’uomo che ha di fronte una società ostile ed incomprensibile, che ha difficoltà a comunicare con altri uomini per il polisensismo della parola e l’impossibilità di fissare una volta per tutte la propria identità e quella degli altri. Nasce così l’angoscia esistenziale che poi sfocerà nella corrente filosofica esistenzialista.
Da questa analisi generale ho quindi inteso approfondire le mie conoscenze a partire dalle caratteristiche psicologiche dell’adulto, dal contesto in cui vive (lavorativo, familiare e altro), considerando lo sviluppo della personalità, come del resto quello fisico e biologico, in senso di progressione, privo di traumi o bruschi scossoni
Dal punto di vista psicologico, infatti, il concetto di normalità concerne quelle condizioni che favoriscono un soddisfacente equilibrio psicofisico all’interno di una società, nonché una buona accettazione di sé unita ad una capacita di accogliere il cambiamento, di relazionarsi in maniera costruttiva con il mondo esterno, come ambiente sociale, così come legame affettivo e sessuale con un partner.
La rottura di un equilibrio, anche eventualmente temporanea, a causa di un evento che mette in crisi una situazione inizialmente normale comporta al contrario il “disturbo”.
A tale proposito Freud ha introdotto l’ipotesi che nella mente umana ci sia fondamentalmente un meccanismo di difesa denominato “rimozione”, mancando il quale subentra come forma di difesa spesso un disturbo come può essere quello nevrotico, il quale funge appunto da difesa da un processo degenerativo della psiche, portando tuttavia ad una vera e propria malattia mentale.
I conflitti psichici possono avere due direzioni di sviluppo tanto grave che leggera.
I disturbi nevrotici oggi caratterizzano una gran parte della popolazione, in forma più o meno lieve e duratura: l’ansia è il più ricorrente.
Essa è inoltre la più difficile da individuare, perché spesso i sintomi vengono fraintesi e sottovalutati. Lo stesso dicasi per lo stress, spesso all’ansia strettamente correlato. Anche nelle varie forme di fobia sono riscontrabili stati d’ansia; tra i sintomi specifici si riscontra una irrazionale paura verso il mondo esterno, o qualche suo aspetto specifico. Ossessioni e manie sono analogamente molto diffusi, causando comportamenti che si definiscono appunto maniacali.
Più gravi tuttavia sono i disturbi psicotici, vera e propria malattia, tali da interrompere il rapporto tra l’individuo e il mondo circostante, aspetto questo ricorrente tra le tematiche fondamentali della cultura del Novecento, in un autore come Pirandello ad esempio.
Tale disagio sentito da tutti i principali esponenti letterari, al di là di ogni trattazione puramente letteraria o artistica, trova comunque un più ampio studio scientifico definendosi come psicosi vera e propria nelle sue varie manifestazioni: schizofrenia e depressione grave in particolar modo.
Come ho avuto modo di costatare diviene fondamentale la ricerca delle cause che alterano la salute mentale, così come la prevenzione e quindi la preparazione professionale degli operatori che lavorano nelle diverse strutture previste per accogliere i pazienti colpiti da tali patologie.
Analogamente diviene importante il reinserimento dal punto di vista lavorativo e in tal senso risultano importantissime le riforme adottate sul collocamento obbligatorio delle cosiddette “fasce protette”


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