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venerdì 27 febbraio 2009

Tema gratis filosofia Fichte

Fichte,Johann Gottlieb (Rammenau, Sassonia 1762 - Berlino 1814), filosofo tedesco, propugnatore di una teoria idealistica della realtà e dell'atto morale.

Fichte studiò teologia a Jena e a Lipsia; il suo Saggio di una critica di ogni rivelazione (1792), apparso anonimo e inizialmente attribuito al filosofo tedesco Immanuel Kant, gli permise di ottenere la cattedra di filosofia a Jena nel 1793. Nel 1799, tuttavia, Fichte fu accusato di ateismo e costretto a rassegnare le dimissioni. Continuò a scrivere e a tenere conferenze divenute celebri, tanto che nel 1805 ottenne la cattedra di filosofia a Erlangen e nel 1810 divenne il primo rettore elettivo della nuova università di Berlino. In quegli anni, gli ultimi della sua vita, l'indipendenza degli stati tedeschi venne minacciata dalle ambizioni di Napoleone e Fichte sostenne energicamente la nascita di una coscienza nazionale tedesca. L'opera di Fichte comprende: Fondamenti dell'intera dottrina della scienza (1794), Fondamenti del diritto naturale (1796-97), Sul fondamento della nostra fede in un governo divino del mondo (1798), La missione dell'uomo (1800) e Discorsi alla nazione tedesca (1808).
I tre principi della scienza della ragione
Il tema fondamentale dei "Fondamenti dell'intera dottrina della scienza" di Fichte è la ricostruzione del sistema della ragione umana. Egli ritiene che la scienza si debba basare su alcuni principi, in numero limitato, e dai quali dedurre tutte le conoscenze scientifiche. Fichte dà tre principi:
1. L'Io pone se stesso assolutamente
2. L'Io assoluto oppone a se stesso un Non-Io altrettanto assoluto
3. Nell'Io assoluto, l'Io divisibile si oppone a un Non-Io altrettanto divisibile
Fichte pone la sua attenzione sulla sintesi (la mediazione fra due elementi, è un'operazione trascendentale che unifica altre due condizioni: spontaneità e recettività, legge morale e sensibilità). Nel sistema di Fichte si dà conto a priori dell'esistenza concreta della sintesi (rappresentazione), ma anche le condizioni trascendentali della sua genesi, siano attive (spontanee) o passive (recettive). Ci saranno dunque tre principi uno per la spontaneità, uno per la recettività e uno per la loro sintesi concreta.
Tesi, antitesi, sintesi
La tesi enuncia la libertà dell'Io che pone se stesso (Io ontotetico). L'antitesi enuncia la finitezza e la contingenza della ragione umana quando si deve confrontare con un'altra realtà assoluta: il Non-Io. La sintesi enuncia che la ragione umana concreta (limitata e finita) esiste sempre in rapporto a contenuti reali che ne siano l'oggetto (Non-Io).
L'intuizione interna e l'immaginazione
Secondo Fichte l'intuizione interna consiste nella capacità della ragione di percepire immediatamente i propri procedimenti e descriverli, mentre l'immaginazione consiste nella capacità della ragione di considerare se stessa e il proprio posto nel mondo in modo problematico e libero da posizioni precostituite.
La dialettica del terzo principio
Il modo in cui si colleghino i primi due principi nel terzo ci pone di fronte al problema di scegliere il ragionamento da applicare e Fichte sceglie la dialettica, ovvero non solo una ricerca concettuale ma anche movimento reale che informa di sé la realtà, l'azione e il pensiero (partendo da una decisione assoluta per collegare libertà e finitezza si arriva a una decisione pratica di come e quando affermare la propria libertà).
Coscienza teoretica e pratica
La coscienza teoretica porta l'Io alla determinazione razionale dei fenomeni, a una conoscenza scientifica dei fenomeni che porta l'Io a conquistare l'indipendenza rispetto al mondo naturale, oggettivo (Non-Io). Si passa allora all'azione morale, poiché l'Io capisce la propria superiorità e indipendenza dal mondo della natura e trasforma la natura stessa.
Carattere pratico della conoscenza
Secondo Fichte la coscienza pratico-morale è un'evoluzione di quella teoretica. Causa ultima della conoscenza non è l'urto dell'Io con il Non-Io ma lo sforzo fatto dall'Io per superare l'ostacolo. Una simile attività diventa produttiva solo se si applica ad un oggetto. L'aspirazione è il livello in cui si manifesta l'esigenza dell'Io non solo di asserire l'esistenza della realtà esterna, ma anche di trasformarla.
Superamento della coscienza comune
Per Fichte filosofia è ciò che sta al di là della coscienza comune, ossia l'atteggiamento realistico-oggettivo dell'esperienza quotidiana. Perciò la filosofia è possibile solo superando, guardando al di là della coscienza comune. Da qui nasce il dualismo fra realismo e idealismo.
Pensiero politico
Fichte pensa che lo stato sia un mezzo attraverso il quale gli uomini dovrebbero arrivare a governarsi grazie solo alla ragione e alla legge morale. Compito dello stato è formare questa coscienza in modo tale da diventare superfluo. Andando avanti con il tempo si capisce che non si potrà mai arrivare ad eliminare lo stato e solo nello stato (società) l'uomo può essere considerato tale e gli vengono riconosciuti i suoi diritti (per fare ciò c'è bisogno di confini naturali ben definiti e dell'autarchia). Il processo di formazione di civiltà dalla barbarie è detto cammino dialettico della storia. Ultimo pensiero politico di Fichte è quello elaborato sotto il dominio napoleonico. Si propone di riscoprire l'identità e le ricchezze nazionali non in contrapposizione con quelle degli altri paesi, ma in modo tale che l'interesse della nazione e quello dell'umanità coincidano (nazionalismo e cosmopolitismo) rinunciando alla guerra portatrice di sicura rovina.

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