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sabato 7 febbraio 2009

Tema gratis Il lavoro

L'inserimento di un individuo nella so¬cietà si realizza essenzialmente tramite il la¬voro. È il lavoro infatti che consente all'uo¬mo di sentirsi parte integrante della societàed è sempre il lavoro che, oltre alla famiglia, dà un senso all'esistenza dell'adulto. Esso rende materialmente possibile il manteni¬mento della famiglia e di altre eventuali oc¬cupazioni minori, come nel caso d'interessi culturali.
Ma il lavoro è anche ciò che consente all'uomo di distinguersi dall'animale perché quest'ultimo, spinto dal suo bisogno fisico immediato, si limita ad utilizzare ciò che trova in natura, senza trasformarlo.
L'uomo invece, come si sa, è capace di trasformare ciò che la natura gli offre e, inoltre, può produrre anche indipendente¬mente dal bisogno fisico immediato.


Ebbene, il lavoro, in una società indu¬striale avanzata, ha perso il suo valore di mezzo di sopravvivenza, tanto che pochi sono disposti a vivere per lavorare, ma sem¬pre meno sono anche quelli costretti a lavo¬rare per vivere, benché questo possa sem¬brare cinico ai sempre più numerosi disoc¬cupati del nostro tempo.
Bisogna riconoscere che il lavoro non ha più il significato di un tempo, cioè non è più un valore in sé. Ne deriva la ricerca di
quelle che possono essere le sue nuove mo¬tivazioni: basti pensare che le stesse aziende si rivolgono sempre più agli psicologi ed ai sociologi per cercare nuovi e più efficaci in¬centivi.
La crescente automazione del lavoro ha oggi liberato gran parte dei lavoratori da quei gesti ripetitivi e alienanti che costitui¬vano l'essenza del lavoro in fabbrica.
D'altra parte, il diffuso consumismo ha reso veramente di massa il possesso di alcuni prodotti: conseguentemente non è nemmeno la possibilità del possesso di determinati beni, con le loro connotazioni simboliche di prestigio e di omologazione sociale, a costi¬tuire un'efficace motivazione al lavoro, dato che quest'ultimo non è in grado né di assicu¬rare il possesso dei beni oggi veramente di lusso, che restano riservati a pochi, né di con¬cedere in esclusiva il possesso di quelli che si presentano come consumi di massa, facil¬mente accessibili a tutti e non costituenti, pertanto, un fattore di distinzione sociale. Quindi né il lavoro in sé, né l'incentivo eco¬nomico bastano a motivare oggi la grande maggioranza della popolazione attiva.
È proprio per questo che oggi sentiamo dire che soprattutto la maggior parte dei gio¬vani aspira a un lavoro che sia veramente gratificante e piacevole, tanto che, nella mo¬derna società industrializzata, la maggior parte dei lavori umili è lasciata agli immi¬grati, nonostante che i tassi di disoccupazio¬ne siano più elevati che in passato. Proprio questa contraddizione, che si riscontra in tanti Paesi dell'Occidente opulento, deve farci riflettere sul nuovo significato che oggi assume il lavoro. Questo può rappre¬sentare un segno distintivo della nostra assi¬stenza in quanto cittadini, nel senso che, se ci lascia un margine di creatività e d'indi¬pendenza, può procurarci davvero benesse¬re psicofisico e soddisfazione.
Ma pensiamo ora all'eventuale non la¬voro, che si configura oggi come una condi¬zione di smarrimento: il giovane che resta a lungo inoperoso, lontano dagli studi com¬piuti e lontano ancora dal lavoro, può cadere facilmente in comportamenti viziosi, diven¬tare preda della noia. La vita rischia di rive¬larsi insignificante a chi non ha modo di tra¬scorreria operosamente. Quindi il tempo del non lavoro può diventare un tempo psicolo¬gicamente vuoto, tanto che l'evitare di cor¬rere questo rischio rappresenta una delle motivazioni al lavoro stesso. Il lavoro, se gratificante, può riempire l'esistenza, dando all'individuo un'identità, che nasce dalla consapevolezza di sentirsi davvero parte della comunità in cui vive ed alla quale offre il contributo della sua operosità.
È in questo senso che la nostra Costitu¬zione, all'art. 4, vede il lavoro come fonda¬mentale, non solo quale diritto di libertà del¬la persona umana, ma anche quale dovere del cittadino di svolgere, secondo le sue possibilità e sulla base delle sue scelte, un'attività e una funzione che concorrano al progresso materiale o spirituale della socie¬tà. È sempre la Costituzione, all'art. 36, a ri¬conoscere il diritto del lavoratore ad un'esi¬stenza libera e dignitosa, ma è proprio il la¬voro che rende l'uomo libero e degno: se esso viene svolto in libertà e con dignità può davvero consentire al lavoratore di realiz¬zarsi pienamente.

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