«Un essere umano è parte di un tutto che noi definiamo "universo",
una parte limitata nel tempo e nello spazio. L'uomo sperimenta se stesso, i suoi pensieri ed emozioni come qualcosa di separato da tutto il resto; in effetti si tratta proprio di una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione è simile ad una prigione, che ci costringe a pensare unicamente ai nostri desideri personali e limita il nostro affetto solo a poche persone che ci sono vicine. Il nostro compito dovrebbe essere quello di liberarci da questa prigione, ampliando il raggio della nostra compassione in modo da includere tutte le creature viventi e l'intero mondo della natura, in tutta la loro bellezza».
Ogni parola, ogni riga di questo passo è carica di profondo significato, non si può leggere senza riflettere. Ci rimanda a considerazioni filosofiche più vaste anche se nella sua semplicità ed essenzialità di espressione ci fa capire con precisione matematica la limitatezza dell'essere umano preso come singolo. L'autore di questa breve e al tempo stesso intensa riflessione è il celebre fisico Albert Einstein (1879-1955). Sembra quasi incredibile leggere frasi, composte cinquant'anni fa, che ci invitano a considerare uguali a noi tutti gli esseri umani. Ciò non deve sconvolgerci: già con la fine della seconda guerra mondiale era in porto un progetto di avvicinamento sociale, culturale e politico dei vari popoli; raccoglimento dei popoli stessi sotto un'unica forma di governo; ma anche duemila anni fa con l'Impero Romano e i suoi duces questo desiderio era presente. In questo senso l'Europa ha compiuto, e continua a compiere, passi da gigante: siamo prossimi all'introduzione dell'Euro nei nostri portafogli, che si concretizzerà solo nel 2002 (oggi possiamo parlare solo di unità monetaria virtuale), e c'è già chi parla di Stati Uniti d'Europa... Francia, Germania, Italia, Paesi così diversi tra loro che non si scontrano più, come in passato: le loro culture si tendono le mani reciprocamente per fondersi assieme. Questo è infatti l'obbiettivo dell'Unione Europea: contribuire a creare una società in cui le varie culture siano raccolte, dove la cultura predominante non sovrasta la più piccola, ma dove tutte le culture si completano scambievolmente. È questo il sogno, oggi più che mai quasi realtà, di una società multiculturale. Ma per capire bene il significato di quest'espressione dobbiamo capire cosa s'intende oggi per "cultura".
"Cultura" viene dalla parola latina "cultus" che significa culto e dal verbo "colere", che significa coltivare; cultura è l'insieme delle conoscenze, delle tradizioni, dei miti, degli usi, dei costumi, delle tecniche lavorative e delle manifestazioni spirituali di un determinato gruppo umano. Questa parola ha assunto diversi significati nel corso dei secoli, dall'Antica Grecia ad oggi i cambiamenti sono stati enormi. Oggi la parola cultura rappresenta un salto qualitativo rispetto al passato: la cultura si colloca al di là del razzismo, è di tipo multietnico.
Se ci voltassimo un attimo indietro nella storia ad osservare le principali culture, che hanno costruito i pilastri fondamentali della nostra società, troviamo la cultura egiziana, la cultura greca ed etrusca, la cultura romana, la cultura barbara, precolombiana, orientale e africana. Oggi invece il baricentro del mondo si è spostato ed è passato all'estremo Oriente (Giappone, Cina e Tigri asiatiche) e al colosso statunitense, immediatamente seguiti dalla Comunità Europea.
Naturalmente nel passato, a causa delle difficoltà di comunicazione, risultava impossibile stabilire un filo diretto tra culture, al contrario di oggi. Una delle poche possibilità di incontro era rappresentata dalle migrazioni, per quanto riguarda invece l'incontro-scontro c'erano le guerre, quelle sono nate con l'uomo. Fin dall'antichità i popoli si sono spostati, lasciando la loro sede spesso definitivamente, costretti a questo da particolari situazioni climatiche, da necessità di cibo, dall'esigenza di difendersi. Col progredire della civiltà l'uomo fu sempre più in grado di superare i disagi ambientali: gli spostamenti delle collettività ebbero quindi motivazioni diverse quali invasioni, guerre o provvedimenti politici. La maggior parte dei movimenti migratori si è trasformata in spostamenti individuali da regione a regione, diventando quasi il tramite di una migliore comprensione tra popoli. Una compagine straniera suscita notevoli problemi a livello di convivenza sociale e funzionamento strutturale non solo nelle comunità che si ispirano ai principi dell'assimilazione, ma anche nei contesti in cui prevale il principio dell'integrazione pluriculturale.
Siamo quindi prossimi a questa fusione culturale che coinvolgerà 11 Paesi nella sua prima fase. Non possiamo però tralasciare i problemi principali che l'Europa deve affrontare: l'immigrazione e la guerra. Sono due fenomeni strettamente collegati: chi fugge dal proprio Paese cerca di evitare la guerra e si rifugia nei Paesi vicini o in quelli facilmente raggiungibili. La situazione dei profughi è molto grave, in alcuni casi è addirittura insostenibile: migliaia di persone che chiedono aiuto, ma che non possono essere assistite tutte. In Italia se ne sentono di tutti i colori: c'è chi dice che non se ne può più, chi si chiede dove sia la carità cristiana quando serve, chi dà la colpa ai politici, chi ricorda che cinquant'anni fa proprio noi Italiani, o meglio, i nostri nonni sono sbarcati negli Stati Uniti portandosi dietro sia la pizza e la pasta sia la criminalità organizzata. Ne abbiamo un chiaro esempio oggi con la guerra del Kosovo.
Prima o poi capiremo l'inutilità dei conflitti bellici e le nostre società.
Non si deve assolutamente pensare che una società tecnologicamente evoluta, che esibisce orgogliosa i prodotti raffinati a volte inutili delle sue industrie superaccessoriate sia una società culturalmente avanzata. Ritengo infatti che i cosiddetti popoli poveri hanno sempre un bagaglio culturale elevato; è infatti la storia, la loro storia, gli usi ed i costumi dei propri antenati che costituiscono il vero bagaglio culturale. Fra un pezzo di stoffa molto trattata industrialmente, con tecniche diverse, morbida, ma di una banalità fastidiosa ed uno trattato, artigianalmente e superbamente, dipinto a mano, con tecniche desuete, preferisco senza dubbio quest'ultimo che ha un "valore". Tutti questi popoli "sottosviluppati" quindi apportano sia scompiglio nella nostra organizzazione sociale (impegni e accoglienza) sia un bagaglio culturale che decisamente arricchisce la nostra società. La nostra penisola dalle sue origini è mescolanza di razze molto diverse tra loro. Questa mescolanza sia dal punto di vista genetico sia culturale ha prodotto un popolo migliore.
Raggiungeremo quelle norme in cui ciascun uomo, in quanto cittadino del mondo, si riconoscerà e che tutti si troveranno d'accordo nel definire corrette, reali e giuste; ciò non è altro che il famoso "consensus gentium" che gli antichi Romani cercarono di creare in Europa 2000 anni fa.
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mercoledì 4 marzo 2009
Tema svolto gratis La società multirazziale
Pubblicato da Baiox alle 04:16
Etichette: Temi Attualità
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