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mercoledì 4 marzo 2009

Tema svolto gratis Niccolò Machiavelli

1469: nasce a Firenze.

* 1498: viene nominato segretario della seconda cancelleria della Repubblica fiorentina (si occupa di affari diplomatici e militari).
* 1502: ambascerie presso Cesare Borgia.
* 1506: organizza la milizia fiorentina.
* 1512: al ritorno dei Medici è escluso dalle cariche pubbliche ed esiliato a San Casciano.
* 1513: scrive Il principe.
* 1518: scrive La mandragola.
* 1521: missione presso i frati francescani a Capri.
* 1525: termina le Istorie fiorentine.
* 1527: restaurata la Repubblica, viene di nuovo allontanato dagli incarichi pubblici. Muore a Firenze.

Machiavelli era figlio di un notaio che gli lasciò un patrimonio sufficiente a vivere di rendita. Conosceva il latino e non il greco.

Fortuna: è il destino, lo paragona a un fiume in piena (che poi straripa).
Virtù: è la capacità dell’uomo ad accogliere la fortuna.

Il principe deve essere volpe e leone, quindi furbo come la volpe e crudele come il leone.
Machiavelli ha scritto un trattato riguardante i principi (Il principe) perché vuole far capire come stanno realmente le cose, non come potrebbero essere.

I principati acquistati con virtù si acquistano con difficoltà ma si conservano facilmente.
I principati acquistati con la fortuna si acquistano facilmente ma si conservano con difficoltà: basti guardare la storia di Cesare Borgia.
Cesare Borgia (il Duca Valentino) acquistò il potere e diventò signore della Romagna grazie al padre papa Alessandro VI. La Romagna era in una situazione di anarchia ma Valentino gli diede un buon governo facendola ripulire da Remirro de Orco (suo uomo di fiducia) che, esaurito il suo compito, fu ucciso.
Perse il suo stato quando morì il padre Alessandro VI. (Cesare Borgia invitò ad una cena dei signori e poi li fece pugnalare tutti per toglierseli di mezzo).
Il principe nel conquistare e nel governare non deve pensare solo alla fortuna ma anche alla virtù.
Può accadere che due, operando allo stesso modo, non raggiungano gli stessi scopi.
Al cambiare della fortuna anche l’uomo dovrebbe diventare impetuoso (pieno di iniziative...).
Lettera al Vettori

Nella lettera per il Vettori parla di come trascorreva le proprie giornate (di giorno bestemmiava, giocava a carte, si vestiva tutto malconcio... Invece di sera si vestiva elegantemente per leggere libri e scrivere) e dice i suoi desideri politici: tornare a servire i Medici ed avere un incarico politico è il suo più grande desiderio.
Stile machiavelliano

Machiavelli forma le suo ipotesi con continue contrapposizioni senza porre conclusioni (o è così, o così). Ha uno stile chiaro, nitido; usa molto la metafora (preso dallo stile di Dante).
Lui dice come stanno le cose, non come potrebbero essere.

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